La trasmissione Rai in cui Roberto Benigni ha commentato un canto del Paradiso di Dante, è stata vista da circa 13 milioni di telespettatori. Un evento mediatico di enorme portata, anche se il comico toscano aveva preteso l’esclusione di stacchi pubblicitari e di qualsiasi censura. Il successo gli ha arriso perché i contenuti e la professionalità pagano. Solitamente i programmi delle varie reti sono incapaci di attirare tanto pubblico, e così a lungo, perché irretiti dalla battaglie dell’audiens oltre che da vuotezza di contenuti e di professionalità.

Parlare per oltre un’ora di paradiso, di santi, di Dio e della Madonna, sembrava impossibile, senza tediare. Eppure Benigni ci è riuscito, animato da fuoco poetico e da amore per Dante. La commozione che lo ha colto soprattutto al termine dello spettacolo è indice di autenticità di sentimenti.

Dopo il suo spettacolo, si è saputo che i librai di tutta Italia hanno venduto molte copie della Divina Commedia: opera che era stata messa “all’indice” da autorità scolastiche antecedenti, scarsamente aperte al sacro.

La mancanza di pubblicità rende più difficile la realizzazione di programmi sia televisivi che di carta stampata. Raramente durano rotocalchi o riviste che non siano sorrette dalla pubblicità. A quanto mi risulta, vi è il cosiddetto miracolo de “Il Giornale dei Misteri” che si fa leggere da circa 33 anni, senza pubblicità e solo in bianco e nero. Non so se vi siano altre riviste sulla stessa metodica editoriale.

La televisione dovrà, comunque, riflettere sul fenomeno Benigni, per riproporre dei programmi di qualità e di informazione di buon livello.

Professor Giampaolo Thorel