dal Messaggero Veneto del 5/12/02
LUCI DI NATALE
Scadimento di valori
In merito al dibattito sulle luci natalizie desidero anch’io esprimere una mia opinione in sintonia con la signora Annamaria Matteucci.
Non credo che per chi è solo e depresso vedere tanta “allegria” vera o presunta in prossimità delle feste sia motivo di sollievo, anzi forse se il Natale venisse ricordato per quello che è veramente, cioè la nascita del Salvatore dell’umanità, nato povero da famiglia povera, non ci sarebbero queste questioni fuori luogo dal momento che il significato del Natale dovrebbe spingere piuttosto a una riflessione sulla propria condotta di vita e alla condivisione con chi soffre e si sente solo soprattutto in questi momenti in cui le persone si ritrovano per scambiarsi i regali.
Ma ormai sappiamo che il Natale è diventata una festa pagana per i più, dal momento che l’unica preoccupazione sembra essere questa corsa frenetica agli acquisti, il che può essere senz’altro motivo di gioia quando però è accompagnato da un vero desiderio di comunione e di amore verso le persone.
Personalmente non mi interessa molto se quest’anno le luci saranno accese o spente e non sono una persona depressa, mi preoccupa piuttosto lo scadimento di quei valori che aiutano a dare un vero significato alle cose e che quando mancano dentro di sé portano a infelicità e tristezza, nonostante le luci, gli addobbi e questa, secondo me, falsa preparazione al Natale.
Gesù è nato povero, è vissuto in povertà ed è morto tra l’abbandono anche dei suoi discepoli.
E questo è il suo Natale. Ritorniamo ad adorarlo nel nostro cuore in semplicità e allora avremo la vera luce che non si spegne mai.
Patrizia
Udine