dal Messaggero Veneto del 21/09/02

Ha detto Giovanni Paolo II che «oggi esiste il bisogno di un annuncio evangelico che si faccia pellegrino accanto all’uomo, che si metta in cammino con la giovane generazione» (cf. Varcare la soglia della speranza, intervista di Vittorio Messori, Arnoldo Mondadori Editore, p. 131).

Tutto il pontificato di questo Papa è, infatti, all’insegna dei viaggi, dei pellegrinaggi per spingere i cattolici, ma non solo loro, a rimettersi in cammino per una nuova evangelizzazione. Un impegno a non rinchiudersi nella pratica privata della vita cristiana, ma a testimoniare la speranza che dovrebbe animare i singoli e le comunità.
I pellegrinaggi del Papa hanno trovato, nei tanti anni del suo pontificato, vasto seguito e ascolto, così che mai si sono viste tante organizzazioni cattoliche impegnarsi a condurre folle di credenti in giro per il mondo, per visite a santuari e a luoghi di culto.

Ciò che fa pensare, è il progressivo abbandono delle chiese, che sono quasi deserte, perché la mentalità predominante sta nel convergere in luoghi di grande affluenza, magari sotto i riflettori di televisioni pubbliche e private. La mentalità “piazzaiola” va diffondendosi per ogni dove, quasi a sostituire i luoghi deputati, tradizionalmente, al culto o alla politica.
Il mettersi in cammino non significa, per un credente, girovagare per santuari, quanto camminare nella fede alla scoperta del Vangelo e delle proprie inadempienze. Vi è una frase latina, di cui non ricordo la paternità, che dice: «Qui multum peregrinantur rare sanctificentur».

Non ci si santifica, solitamente, facendo molti pellegrinaggi. Non me ne vogliano le organizzazioni a ciò deputate. Ogni tanto è bene staccare per rinvigorire la propria fede, e recarsi in luoghi di forte incidenza spirituale. Ma non si può farne, quasi, uno sport. Conosco gente che è sempre in giro, nei luoghi di culto più distanti, ma che è incapace di donare un euro a chi tende loro la mano. Non credo sia il modo migliore per santificarsi e per collaborare alla nuova evangelizzazione. Del resto, al giudizio di Dio non si potranno far valere solo i pellegrinaggi, quanto soprattutto le opere di carità: «Avevo fame e mi hai dato da mangiare» ( Matteo, 25:42).
Professor Giampaolo Thorel
Udine