Riconosciamo i disagi delle casalinghe d’oggi!

Ci sono indubbiamente tantissime persone ammirevoli che esercitano professioni encomiabili per la fatica fisica e psichica che comportano.
C’è una professione, però, che non da tutti viene ritenuta tale : quella della casalinga. I luoghi comuni sono quelli che la descrivono come una persona che ha tanto tempo libero che può gestire come vuole, che quando ha esaurito le faccende domestiche essenziali si butta sul divano a far parole crociate o a chiacchierare con i vicini.
Per una casalinga “seria”, però, non è così, come superficialmente molti pensano. Ecco in sintesi i motivi:

1) Come in moltissime professioni, anche la casalinga è condizionata da orari : quelli del marito, dei figli e dei parenti. Spero che ognuno abbia il buon senso di immaginare il perché.

2) Spesso anche la casalinga trova difficilmente degli spazi personali.
Lavare, pulire, riassettare, cucinare, accudire i piccoli e gli anziani, fare la spesa, amministrare, programmare e pianificare, seguire i figli nei compiti, nelle varie iniziative di formazione e socializzazione (danza, musica, sport ecc.) sono attività piuttosto impegnative (e a volte monotone) che richiedono tempo, salute e risorse.

3) Mi risulta che molte casalinghe d’oggi a “tempo pieno”, oberate di impegni famigliari, soffrano di solitudine proprio perché non riescono ad intessere rapporti sociali come un tempo.
In effetti molte donne coetanee sono impegnate professionalmente all’esterno dell’ambito familiare, il marito è ovviamente assente per il suo lavoro e i figli sono spesso a scuola anche nei pomeriggi.

Insomma riconosciamolo: molte di queste casalinghe lavorano in silenzio e pochissimi riconoscono i loro sforzi, la solitudine che devono patire, lo stress psico-fisico che devono subire.
Le istituzioni pubbliche, ammettiamolo, fanno ben poco per loro, dimenticando che quando un membro familiare così importante soccombe, tutto il nucleo familiare ne risente gravemente.
Cosa fare concretamente, allora, per loro? Prima di tutto prendiamone coscienza e cerchiamo di essere grati con il riconoscere la loro costante operosità, i loro sforzi. Ciò dovrebbe partire spontaneamente dal marito, dai figli e dagli altri familiari che possono esprimere gratitudine con una fattiva collaborazione.

Le istituzioni pubbliche dovrebbero intervenire (in modo prioritario) riconoscendo la loro dignitosa professione, prima attraverso una vera e propria remunerazione pecuniaria (che si può concretizzare con una sostanziale riduzione del carico fiscale per ogni nucleo familiare), poi attraverso interventi mirati alla socializzazione delle casalinghe. Non dimentichiamo che le società più complesse si reggono sull’organizzazione familiare, innanzittutto.
Esse si ammalano se le famiglie si sfaldano. Quando una casalinga non regge più, l’intera famiglia subisce disagi enormi. Con tutte le conseguenze sociali che si possono immaginare

Pier Angelo Piai