aq picturedal Messaggero Veneto del 30/12/2001

Friuli, sulle tracce di una storica centralità culturale

Il Friuli-Venezia Giulia ha una missione permanente nel contesto internazionale: proseguire e rafforzare la propria storica funzione di interlocutore privilegiato con il Centro e l’Est d’Europa. Si tratta di un compito naturale, motivato dall’ubicazione geografica e legittimato da ragioni storiche oggettive: la nostra area è confinante con due Stati; esistono noti trascorsi storici che inducono a ritenere essenziali le esperienze acquisite nelle nostre terre; i popoli confinanti appartengono a tre dei principali ceppi linguistico-culturali d’Europa, ovvero il latino, lo slavo e il germanico.

L’area dei “Tre confini” può essere considerata uno dei principali crogiuoli nella costruzione di quel comune sentire europeo che è il Leitmotiv delle azioni e degli interventi culturali dell’Unione Europea. Friuli-Venezia Giulia, dunque, come Regione-pilota nella costruzione della moderna Europa.

Ma non c’è soltanto l’attualità a dar forza all’istanza internazionalista – da tradursi in più definiti poteri costituzionalmente delegabili – perché esistono precisi connotati storici (pressocché sconosciuti a gran parte degli italiani) che supportano e danno forza e dignità al ruolo regionale.
L’intero corso degli eventi storici maturati nel lembo nord-orientale della Penisola configura il patrimonio di esperienze qui maturato e tradottosi nella civiltà friulana e giuliana.

Non ci sono i soli fatti risorgimentali (molto sbiaditi) e le due guerre mondiali ad aver impresso il loro segno: nel patrimonio collettivo della nostra area regionale si possono comprendere altri alti eventi. Si può dire che l’incontro-confronto fra popoli sviluppatosi qui nell’arco dei millenni ha caratterizzato in modo fisologico il Dna della cultura europea.

Se l’archeologia sta oggi offrendo prove sulla più antica datazione degli insediamenti umani e degli scambi commerciali Est-Ovest e Nord-Sud incrociatisi alla nostra latitudine, se la proto-storia conferma l’autonoma e rilevante produzione e attività commerciale in epoche pre-romane, dobbiamo altresì riconoscere che nella base di Aquileia si è incardinata la romanizzazione dell’Europa centro-orientale e del Nord. Ove per romanizzazione non deve tanto intendersi colonizzazione e conquista, quanto quel particolare doppio fenomeno – favorito anche dalla stessa composizione multietnica delle legioni – di diffusione della cultura latina da un lato e, dall’altro lato, di assorbimento nella stessa latinità delle culture cosiddette barbariche.

Sempre grazie alla attività del formidabile emporio di Aquileia, sono approdati ai nostri lidi culture e riti d’Oriente, ultimo e più importante dei quali il cristianesimo delle origini, predicato – secondo tradizione – dall’evangelista Marco (le cui testimonianze e il cui nome furono peraltro scippati dalle vittoriose armate di Venezia dopo la conquista del Friuli del 1420).

La prima evangelizzazione poté irradiarsi dalla Chiesa-madre di Aquileia dopo che nella piana del Vipacco – allora Frigidus – si combatté (394 dopo Cristo) la battaglia finale per la definitiva affermazione del cristianesimo (sostenuto dall’esercito di Teodosio, imperatore d’Oriente) sul paganesimo romano (riproposto dall’esercito di Eugenio, imperatore d’Occidente). Un evento a torto sottovalutato, almeno nei libri di testo. Il verbo cristiano, matrice della cultura europea, mosse dunque da Aquileia introducendo nuova sostanza nelle culture dei popoli centro-europei.

La calata e il primo insediamento dei Longobardi – diffusisi da Cividale al resto della Penisola – finirono col rinnovare e rinsanguare, stavolta in chiave cristiana, la funzione culturale omogeneizzatrice a suo tempo svolta dalla romanizzazione. Da qui il forte impulso e il sostegno alla nascita di monasteri, principalmente benedettini (come quello di Santa Maria in Sylvis a Sesto al Reghena e di Rosazzo e Moggio, gli ultimi due diretta espressione del monastero svizzero di San Gallo), altrettante fonti di ulteriore irraggiamento culturale.

Crescendo in considerazione e potenza, la Chiesa di Aquileia – visitata e vissuta da alcuni fra i principali Padri della Chiesa – formerà, ospiterà ed esprimerà figure di altissimo prestigio mentre più tardi, dal punto di vista statuale, diverrà anche il più esteso stato feudale del continente.

L’elenco dei meriti non si fermerebbe qui, se lo spunto del ragionamento non fosse viceversa determinato dalla ricorrenza dei 1200 anni dalla morte di San Paolino. Si deve allora concludere ricordando che, nel suo complesso e nonostante le ricorrenti e ripetute distruzioni belliche, il Friuli-Venezia Giulia è oggi custode della più ampia e completa testimonianza dell’insieme di culture avvicendatesi nella penisola dai tempi pre-romani ai giorni nostri: una sorta di enciclopedia stratificata in reperti archeologici, manufatti, opere d’arte.

Le celebrazioni per San Paolino, che consentiranno una superiore consapevolezza sui meriti storici degli ingegni espressi dalla cultura delle nostre terre, potranno allora essere lette come nuova e forte motivazione per far conferire superiore dignità e giusta luce a una regione che dalla sua apparente marginalità ha tratto i propri meriti, la propria forza e la propria centralità nella storia d’Europa.
B.C.
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