RELAZIONE DEL PARROCO 28 MARZO 1982

Ma oggi vorrei in modo particolare segnalare ed illustrarvi I’ opera benemerita della ristrutturazione della vecchia chiesa parrocchiale, resa possibile dall ‘ intervento della Soprintendenza alle Bel1e Arti.

Forse molti non se ne sono nemmeno accorti anche se i lavori si protraggono ormai quasi da 2 anni e si prolungheranno ancora. Quello che è stato posto in luce e una cosa meravigliosa che va oltre ogni aspettativa dei tecnici.

Rivela la fede dei nostri padri e ci invita ad una profonda riflessione per scoprire le radici di una cultura cristiana che alle volte siarno tentati di dimenticare o addirittura seppellire. Possiamo ora ricostruire la storia della nostra comunità lungo il corso dei vari eventi per circa 1000 anni.

Gli scavi hanno posto in evidenza I’ esistenza di ben 3 chiese sovrapposte: quella del ‘700 giunta fino a noi con le caratteristiche peculiari del tempo, una anteriore che risale al ‘500 di dimensioni più ridotte nella navata ( questa presenta affreschi di colori vivaci nell’abside, nell’arco trionfale e nel frontone firmati dal Thanner ne11521) e quello che sorprende di più, una ancora più antica di chiara origine e struttura longobarda, risalente probabilmente all’anno 1000 o forse anche prima, orientata però in modo diverso.

Nel pavimento della seconda chiesa si sono trovate diverse tombe dei vari parroci. Sono ancora visibili le bare contenenti le ossa. E’ un patrimonio d’indiscutibile valore archeologico, ma soprattutto un patrimonio di valori e di cultura cristiana, che con fede e responsabilità siamo chiamati ad ereditare. . .” (57).

In merito a questo scavo ed alle scoperte conseguenti, dobbiamo rilevare e nel contempo lamentare che non sono stati eseguiti i rilievi planimetrici e stratigrafici, non è stata neppure determinata la profondità dei pavimenti, elementi e dati che avrebbero permesso una piu sicura classificazione dell ‘ evoluzione del manufatto.

Manca anche I’ esame archeologico dei materiali rinvenuti, dei sostrati componenti il materiale murario per la determinazione temporale. In questa situazione si possono avanzare proposte inficiate di probabilita. Si potrebbe allora arguire dal1a pianta dell ‘ edificio, fortunatamente eseguita da un tecnico della Soprintendenza, che le chiese sovrapposte fossero state addirittura quattro: la longobarda, la romanica, la gotico-rinascimentale ed infine il prolungamento e l’alzamento dell’aula nel 1745.

Sempre per congettura, potrebbe anche trattarsi di un edificio cultuale biabsidato, tipicamente longobardo, oppure si potrebbe pensare a tre absidi disposte a trifoglio.
Ma anche qui I’ orientamento murario ne includerebbe una sola mentre I’ eventualità di una terza abside non ha dato esito certo in quanto non sono state rilevate tracce, forse distrutte quando è stata costruita la sagrestia.

LA CORTINA E LA TORRE

I Longobardi avevano diviso il territorio in contadi, questi in marche, poi le marche in centinaia o cente. Le cente erano presiedute dagli Sculdasci o Gastaldi ed avevano la giurisdizione del territorio.

In Friuli si trovano ricordate diverse cente in: Brazzano, Corrnons, Castellerio, Tarcento, Nimis, Attimis ecc. Erano dunque dei luoghi fortificati circondati da case e da muri all’ ombra di una torre. Altra parola affine e cortina. Per cortina s’intende l’area o luogo fortificato, cinto di mura e fossa, situato in posto soprastante, dove sta rinchiusa la chiesa con altre piccole case al1’intomo, nelle quali nel caso di scorrerie nemiche, gli abitanti si rifugiavano con i loro averi (58).

In un documento del secolo XV, in data 17 gennaio 1401, si narra di un certo Giovanni quondam (fu) Leonardo detto Guercio di Firrnano, abitante in centa Firmani (59) così pure in altro documento datato 26 novembre 1466, si parla di un testamento redatto in centa Firmani (60); ancora il 16 novembre 1507, si ratifica un contratto in centa di Firmano (61).

Il Muratori avverte che i nomi di corti e cortine significavano, in antico, un aggregato di poderi che forrnavano un intero villaggio, con chiesa; spesso si trovava in esse anche un castel1o (62).

C’ e notizia che il mercoledi 17 novembre 1238, Bertoldo di Ropretto di Tricano, concesse la perpetua libertà della cortina intomo alla chiesa di S. Mauro d’ Arcano (63).
Per quanto si riferisce a Premariacco, sappiamo che il vil1aggio fu donato dal patriarca di Aquileia Giovanni IV al preposito e canonici del capitolo di S. Stefano di Cividale, con la giurisdizione di detto luogo.

Fra le altre importanti donazioni, si legge nella concessione: ” dona la villa che chiamasi Premariacco con tutte le sue terre, vigne, decime e pensioni “, con potestà d’investire, di perrnutare e di fare quant’altro il Preposito ed il Capitolo stimeranno utile.
Da quest’istante i canonici di S. Stefano entrarono in possesso di quel “Garito” (64).

Il “Garito, latrone e il sangue erano parole indicanti potestà civile e criminale” (65) [ Garicht = giudizio o giurisdizione semplice] (66). La centa o cortina era il luogo dove si amministrava la giustizia, e ciò valeva anche per Premariacco, feudo della Prepositura di S. Stefano.

Anche la custodia delle feste della Dedicazione e del titolare della chiesa di Premariacco si faceva nella cortina, e risulta anche ben documentata, specie al riguardo delle liti per il diritto di custodia, fra il Capitolo di Cividale, la Comunità del1a città e privati (67).

Tale questione fu risolta nel 1446: il Comune cividalese si accorda con il Capitolo di Cividale circa la giurisdizione di Premariacco; e fu stabilito che la giurisdizione maggiore spetti al Comune, la minore al Capitolo (68). Il diritto di custodia, implicava la presenza di uomini d ‘ ordine con un responsabile perche fosse allontanata ogni minaccia alla quiete pubblica a causa di disordini e tumulti.

Quindi possiamo definire meglio la consistenza della cortina o centa di Premariacco: la chiesa con il cimitero, la platea (piazza) davanti la chiesa, la torre, la casa della fratema e quella del Vicario, una muraglia o terrapieno all’intorno.
Pertanto la torre quadrata, più tardi adibita a campanile, viene accreditata a1 1100; misura m. 4,35 di lato con spessore del muro alla base di m. 1,10 e l’altezza di m. 12.

La cella campanaria fu sopraelevata nel secolo XVII, fu dotata di pigna sostenuta da un dado ottagonale (69). L’ asse del campanile e asimmetrico rispetto a quello della chiesa attuale (1745) (ma simmetrico rispetto alla chiesa primitiva) la quale dopo il prolungamento dell ‘ aula raggiunse la torre con la facciata.

Una scrittura incisa sulla colonnina centrale della bifora di ponente della torre ci ragguaglia: A.D.1651.SUB TM.PSIDM.COFGS.S.D.GENITRIX.DMS.P AULS. V.C.F.C. (ANNO DOMINI 1651 SUB TUUM PRAESIDIUM CONFUGIMUS SANCTA DEI GENITRIX DOMINICUS PAULONUS VICARIUS CURATUS FIERI CURAVIT) (70).

Il vicario pre Domenico Paulone esercito il suo ministero in Premariacco dal 30/7/1630 al 2/4/1672, anno del1a sua morte (71). Sorge, peraltro, la domanda: quando fu costruita la torre? Le torri delle corti sono antiche, del secolo XII, e le stesse corti erano rette da gastaldi.

Anche per Premariacco si tratta di “Gastaldia e Garito” fin dal 1015, e quindi la curtina circa ecclesiam, evidentemente con la torre, e da ritenersi antica. Nel 1306 si ricorda la torre della chiesa di Trivignano, nel 1365 quella della chiesa di Tricesimo, ecc.
Non si deve credere che queste torri fossero costruite per uso delle campane, quantunque sopra vi fossero collocate; erano costruzioni quadrate, solide, staccate dalla chiesa e da ogni abitazione.

Servivano anche di vedetta nei tumulti (come per la custodia delle sagre ); lì si raccoglievano gli uomini piu robusti della villa quando urgeva respingere I’ assalto di qualche nemico oppure degli avversari. La torre campanaria di Premariacco appariva maestosa, di tipo popponiano, sopraelevata nel secolo XVII – XVIII, soprattutto per esigenze estetiche rispetto all ‘ innalzamento dell ‘ aula (anche l’occhio voleva la sua parte).

Nel1925 ci fu una richiesta per demolire il campanile ma fu respinta dalla Soprintendenza di Trieste, in quanto il manufatto fu ritenuto un monumento nazionale (72).
Esiste un progetto del 1947, per il risanamento della stessa torre con il rispettivo calcolo di spesa, sempre da parte de11a Soprintendenza (73). Dopo il sisma del 1976, a seguito di sollecito da parte della pubblica amministrazione, su pressione privata, la medesima

Soprintendenza decise la decapitazione del campanile, facendo venir meno l’aspetto estetico (74). Sarebbe auspicabile il ripristino di questa torre, nel suo aspetto sei-settecentesco, sia per motivi storici come per motivi euritmici.

PREMARIACCO – CHIESA DI S. SILVESTRO

Affreschi del presbiterio e della navata Giampaolo Thanner ( attivo prima meta sec. XVI); Bianchini ( attivo seconda meta sec. XIX) Bene pubblico chiesa Periodo del restauro: 1980-1981 Soprintendente al restauro: Pietro Scurati Manzoni 1 Gino Pavan Direttore dei lavori: Massimo Bonelli Restauratore: Giovanni Seravalli & C.

La chiesa ai limiti del centro abitato, da tempo sconsacrata, era adibita a luogo di ritrovo dei parrocchiani. L ‘unica navata con presbiterio presentava un aspetto davvero modesto.
Lo scavo effettuato sotto il pavimento ha portato alIa scoperta della fondazione della primitiva chiesa. L ‘interno mostrava decorazioni a tempera impostate a modi ottocenteschi; suI soffitto si trovava un affresco risalente alIa fine del XIX sec.

Il Presbiterio con volta a crociera presentava anch’esso una decorazione a tempera con un paesaggio di recente esecuzione. poiché le scosse telluriche del’76 danneggiarono l’edificio, rendendone precaria la situazione statica, si decise di intervenire.
Prima di operare sulle strutture murarie si effettuarono alcuni saggi per accertare I’ eventuale esistenza di affreschi.

I tasselli di pulitura evidenziarono la presenza di dipinti nel soffitto e sulle pareti del presbiterio. L ‘intervento di restauro ha consentito di rendere visibile un ciclo, fino ad oggi ignoto, chiaramente attribuibile per i suoi modi inconfondibili così ingenui e primitivi a Giampaolo Thanner, pittore molto attivo in Friuli, particolarmente prolifico nel comprensorio del Natisone.

Nella volta quadripartita dai costoloni secondo il tradizionale modello si trovano i quattro Dottori della Chiesa con i simboli degli Evangelisti, nella parte culminante degli spicchi il Padre Eterno, due angeli con cartigli e un santo vescovo.
Nel presbiterio in basso sono presenti tre piccole figure sedute, probabilmente i committenti, senza testa, sparite a causa delle picchettature; per I’ apertura di una finestra in epoca successiva, illeggibile risulta la scena del registro inferiore, mentre nelle lunette e riconoscibile I’ Ultima Cena.

Nella parete di fondo, il registro inferiore riporta una serie di santi, nella lunetta la Crocifissione; nella parete destra è rappresentata, nel registro inferiore ai lati della finestra, l’Incredulità di Tommaso e l’Ascensione (?) molto lacunose, nelle lunette la Resurrezione. Nell’intradosso dell’arco trionfale, secondo la tradizione iconografica, si trova una serie di otto Sante con simboli delloro martirio. Anche l’arco trionfale ha rilevato I’ esistenza di affreschi: I’ eliminazione infatti, del controsoffitto ha consentito la messa in luce dell’ Annunciazione e al sommo del Padre Eterno.

In particolare i tratti duri e bloccati, stereotipati e calligrafici portano ad assegnare al Thanner questo ciclo che presenta analogie con le decorazioni della vicina chiesa di S. Mauro sempre a Premariacco. Puntuale appare infatti, il confronto con il S. Gregorio e il simbolo di S. Matteo, presente nelle vele della volta delle due chiese, per il quale si potrebbe all’impiego di uno stesso cartone preparatorio.

Nella mediocrità della produzione di questo fertile artista, il complesso affrescato di S. Silvestro appare di esecuzione piuttosto scadente e frettolosa. Scarsa attenzione sembra essere stata posta nel tracciare i busti delle sante del sottarco dagli sguardi, come in S. Apollonia, fissi e quasi spaventati, tanto che proprio in questo caso, si potrebbe essere portati a concordare con Alberto Rizzi ( «Sot la nape», n. 314, 1978),
quando afferma che il Thanner si sarebbe valso dell’ aiuto di alcuni «garzoni poco pratici del mestiere».
Cosa, peraltro, probabile anche a giudicare dalla vastità della produzione. Le scene della vita di Cristo ricalcano schemi già collaudati dell ‘ artista, infatti, sembra non subire un ‘ evoluzione artistica, ma rimanere su uno stesso piano stilistico, talora con qualche punto di maggiore felicità ne1la resa di certi brani.

Risulta avere, comunque, questa scoperta un certo interesse, perché aggiunge un ciclo ai già numerosi del Thanner, artista «rustico» e popolare. Durante i lavori di ristrutturazione dell ‘ edificio, volendo riportare in luce I’ originaria copertura a capriate dell’aula, è stata rimossa la più tarda controsoffittatura che la occultava.

Allo scopo si è proceduto allo stacco del dipinto che vi era attaccato, opera degli ultimi decenni dell”800 del mediocre e modesto pittore accademico Bianchini, rappresentante la Madonna con il Bambino al centro, con ai piedi S. Silvestro e S. Valentino (?) e ancora più in basso un gruppo di angeli e putti tra nuvole. Abbattuto l ‘intonaco, si è messa in luce la superficie pittorica, fittamente picchettata, ma in discreto stato di conservazione, tranne per la parete sinistra del presbiterio, esposta a nord, dove efflorescenze saline ( dovute a continue infiltrazioni di umidita) avevano creato dure concrezioni.

Una accurata pulitura a bisturi di dette concrezioni, che comparivano in forma meno grave anche sulle altre pareti, ha evidenziato tutto il ciclo. Si è passati al consolidamento dell ‘intonaco con un impasto di sabbia e Prima l AC 33; le lacune sono state stuccate a sottolivello con malta.
Dopo questa prima fase, è concluso 1 ‘intervento di carattere statico, si ultimerà il restauro.

Contemporaneamente si è proceduto allo stacco del dipinto del soffitto della navata, stacco effettuato con metodi tradizionali. Ad operazione conclusa I’ affresco è stato arrotolato temporaneamente su un cilindro di faesite e co1locato in attesa di una adeguata sistemazione ne1la chiesa parrocchiale di Premariacco.

Rosella Fabiani, Storico dell’arte, Ispettore.