LE VICISSITUDINI DELLA CHIESA
Non ci è dato di sapere e quindi di conoscere le vicissitudini dell’edificio cultuale di Premariacco, ma i diversi avvenimenti succeduti nel territorio possono avere in qualche modo inciso anche sulla struttura della chiesa del villaggio.
Dalle invasioni ungare, alle guerre tra il Conte di Gorizia e il Patriarca, con conseguenti incendi e saccheggi non furono risparmiate nemmeno le chiese. Sappiamo che Premariacco è stato saccheggiato dalle soldataglie del Conte di Gorizia nel 1306.
La villa in tale epoca fu quasi tutta rasa al suolo ed il fattaccio avvenne il 22 febbraio di quell’anno (31).
Il venerdì 22 febbraio 1387 (alias 1376), gli Udinesi incendiarono e saccheggiarono la villa di Premariacco (32). Oltre alle guerre ed ai saccheggi, bisogna ricordare il terremoto del 25 gennaio 1348, la cui ampiezza e violenza sono state ben documentate dagli storici del tempo.
Le distruzioni coprirono un ‘ area comprensiva di un territorio così vasto da includere la regione da Venezia a Villacco. La stessa basilica di Aquileia “fu in tal modo rovinata da far meraviglia e dolore all ‘intero Friuli”. Fu distrutto anche il castello di Udine, le torri di Cividale e di Gemona e tutti i castelli del Friuli (33).
Ovviamente anche le case dei villaggi e le loro chiese subirono danni notevoli, perché diverse costruzioni cultuali furono ripristinate, riparate o rifatte dalle fondamenta, seguendo I’ evoluzione artistica del tempo, come fu per la basilica di Aquileia che nella ricostruzione si dotò del colonnato gotico nell ‘ aula.
Bisogna aggiungere le incursioni dei Turchi nel secolo XV ed anche la guerra di successione tra Venezia e l’Impero nei primi decenni del secolo XVI, a cui si deve associare la rivolta dei contadini nel 1511, il giomo di giovedi grasso; la comparsa della peste ed infine il terremoto del 26 marzo dello stesso anno, che danneggiò tutto il Friuli (34).
Anche la chiesa di Premariacco rimase talmente danneggiata tanto che dovette sottostare ad una radicale trasformazione sia nella struttura come nello stile. Probabilmente si determinò il rifacimento dell ‘ edificio cultuale, da romanico a tardogotico rinascimentale. Il riatto impose I’ occupazione di un’ area maggiore della precedente. Il presbiterio assunse la forma quadrata, mentre prima era semicircolare con volta a cuba, il soffitto a crociera diviso in quattro vele da costoloni che partono da mensolini apposti ai quattro angoli e si congiungono in un tondo centrale di pietra elaborato a stella. Si tratta di un gotico semplice, quasi francescano, sviluppato in senso verticale e pertanto molto arioso.
GLI AFFRESCHI
Ad affrescare e decorare questo presbiterio fu chiamato il pittore Zuan Paolo Thanner, nel 1521, il quale applicò il proprio personalissimo schema che ripeterà in tanti altri presbiteri di numerose chiese e chiesette sia del Friuli come della vicina Slovenia, a quel tempo a parte Imperii ma compresa nella diocesi aquileiese.
L ‘istoriazione presenta nelle vele del soffitto i quattro Padri della Chiesa occidentale abbinati ai simboli degli Evangelisti: S. Gregorio Magno in abiti pontificali col simbolo dell’ evangelista Matteo, la figura alata, nella vela contrapposta all ‘ arco trionfale; nella parte culminante la vela, la figura dell ‘Eterno Padre dai lunghi capelli e barba fluente; davanti alla figura in mezzo busto compare la colomba simbolo dello Spirito Santo.
Chiudono tre teste di putti angelici. A sinistra, guardando, è raffigurato S. Ambrogio, vescovo di Milano, in abito pontificale, con il bue alato simbolo dell’ evangelista Luca; nella parte terminale della vela un angelo con filateria. A destra, S. Gerolamo in abito romitale, traduttore della Bibbia, con il simbolo dell ‘ evangelista Marco, il leone alato; nella sommità della vela un angelo con filateria. Presso l’ arco trionfale è rappresentato S. Agostino in abiti pontificali col simbolo dell’evangelista Giovanni, l’aquila; sul colmo della vela è raffigurato S. Silvestro papa, con tiara e triregno, titolare della chiesa.
Nel presbiterio in basso, sono dipinte tre piccole figure sedute (probabilmente i camerari committenti), senza la testa, sparita a causa del punteruolo. llleggibile risulta la scena del registro inferiore per l’ apertura di una finestra, mentre nella lunetta è riconoscibile l ‘Ultima Cena.
Sulla parete di fondo, nella lunetta, è dipinta una Crocifissione, affollata di personaggi fra i quali spiccano Maria e Giovanni, i due ladroni in croce, soldati a cavallo. Sullo sfondo la città di Gerusalemme.
Sotto appare la galleria degli Apostoli allineati. Sulle pareti laterali compaiono scene della vita di Cristo; a destra nel comparto inferiore, presso la finestra, risaltano gli episodi dell ‘Incredulita di S. Tommaso, raffigurato in ginocchio tra gli apostoli stupiti, nell’atto di mettere il dito nel costato di Cristo; quindi l’ Ascensione con il Cristo ascendente in una mandorla circondata da cherubini e gli apostoli inginocchiati; nella lunetta la Resurrezione e in parete sinistra il tradimento di Giuda.
Nell’imbotte dell’arco trionfale a sesto acuto, sono raffigurate secondo una comune tradizione iconografica, una serie di otto sante martiri con la palma e i simboli del martirio: Lucia, Barbara, Apollonia, Caterina, Maria Maddalena, Dorotea, Agata, Margherita.
A fronte dell ‘ arco trionfale sono stati posti in luce, dopo l’ eliminazione del controsoffitto, l’ Annunciazione (a destra la Vergine ea sinistra l’ angelo) e alla sommità l ‘Etemo Padre.
S’intravedono anche altri riquadri con lacerti pittorici, tra cui una Madonna con Bambino della seconda metà del Cinquecento. I tratti rigidi e fermi, stereotipati e calligrafici che caratterizzano gran parte delle figure affrescate dal Thanner, trovano evidenti analogie con il ciclo pittorico consimile della vicina chiesa di S. Mauro e con quello della chiesetta di S. Giacomo di Camino di Buttrio, per dire delle più vicine. L’ affinità della disposizione concettuale e divisionale di vari cicli pittorici e l’ampiezza della committenza, c’inducono a ritenere il Thanner un accorpatore
postsismico.
Certamente non ha disdegnato modelli e cartoni preparatori, tanto da riuscire quasi sempre a ripetere le stesse figure come copie conformi.
Il Thanner è un artista popolare, un volgarizzatore della grande arte rinascimentale nostrana, abbassandone il livello qualificativo a misura di popolo specie se rustico o montanaro.
Difatti, la grande produzione artistica che ci ha offerto, sprigiona dalla sua semplicità una forte fede religiosa, umanizzata nelle figure ingenue le quali riscuotevano credibilità da parte dei committenti per risolvere i propri problemi del vivere quotidiano.
Le iconografie e le tipologie propongono figure di santi ausiliatori umanizzati, quindi più vicini a capire le esigenze e i bisogni dei peroratori.
Il Thanner è un pittore naIf ante litteram nel pieno significato del termine. E’ stato un pittore fertile ma con risultati artistici piuttosto scadenti e frettolosi, come risultano le sante dell ‘intradosso e altri riquadri offesi dal punteruolo.
E’ pensabile che nella sua vasta produzione, il Thanner si sia servito dell ‘ opera dei garzoni di bottega o aiutanti apprendisti solo così si spiega l’inadeguatezza anatomica e l’appiattimento figurativo.
Per cui la sua arte è priva di elementi innovativi rimanendo costantemente su uno stesso piano, quindi ripetitiva, rigida e monotona. Inoltre si riscontra la mancanza di prospettiva, l’anatomia risulta spesso approssimativa e il colore scadente e terroso.
Comunque nella sua opera, come osserva il Marchetti, il tutto è composto “Con innegabile senso decorativo, tanto nella disposizione delle figure come nella vivace orchestrazione cromatica, sicché – a dispetto di tutte le imperizie e durezze del disegno – se ne trae l ‘impressione di letizia e festosità che costituisce il massimo risultato raggiunto dal nostro dipintore” (35).
Dunque, il Cinquecento offrì al Friuli, accanto ai sommi artisti locali, ampio spazio anche ai cosi detti pittori “minori” 0 popolari, privi di problematiche e ricchi di poesia che, come il Thanner, percepirono appena le grandi innovazioni rinascimentali, ancora lontane dalla cultura del popolo semplice e tradizionalista, choccato dalla grande paura sismica e ancora legato alla lezione tolmezzina.
Durante i lavori di ristrutturazione della chiesa di S. Silvestro, volendo riportare alla luce la copertura a capriate del soffitto dell ‘ aula, fu rimossa la controsoffittatura ottocentesca. Per ottenere ciò, si è proceduto al distacco del dipinto apposto.
L’ opera asportata consisteva in un grande affresco del pittore udinese Lorenzo Bianchini (1825-1892), raffigurante la Madonna con il Bambino al centro, con S. Silvestro e S. Valentino (?) inginocchiati ai suoi piedi e, ancora più in basso, un gruppo di putti angelici tra le nuvole (36). “Dopo lo stacco, il dipinto del soffitto della navata è stato arrotolato su un cilindro di faesite e collocato, in attesa di una adeguata sistemazione, nella nuova chiesa parrocchiale” (37).
LE OPERE D ‘ ARTE NELLA CHIESA DI S. SILVESTRO
Questa chiesa durante i secoli fu arricchita di diverse opere d’ arte. Al presente, sono ancora conservate preziose testimonianze della vecchia suppellettile, tra cui una statua lignea rappresentante la Madonna col Bambino ritenuta d’influenza tolmezzina.
Si tratta di una Madonna in trono con il Bambino seduto sulle ginocchia, di fronte, che regge in mano una mela. Il Marchetti ritenne quest’ opera di discreta fattura, anche se malamente restaurata, con colore alquanto sgargiante e pesante nella ridipintura, da parte di Luigi Piccini di Udine nel1888.
Nell’occasione furono aggiunte due statuette raffiguranti S. Domenico e S. Caterina da Siena e dei riquadri rappresentanti i Misteri del Rosario in pittura. “Relativamente alla statua della Madonna col Bambino una certa rigidezza stilistica ed asprezza d’intaglio di matrice gotica, visibile soprattutto nel piegheggiare della veste (panneggio ‘metallico’, spigoli taglienti), che convive però con una monumentalità d’impostazione ormai rinascimentale, sono vicine ai modi di Domenico Mioni detto da Tolmezzo, come si può notare dal confronto con la statua della Madonna col Bambino (1481) della chiesa di Madonna di Buia (ad Melotum) e anche con quella (1486) della chiesa di S. Gottardo di Dilignidis (Socchieve ); la posizione del Bambino, seduto con i piedi incrociati, e inoltre simile a quella dell’analogo soggetto (1498) di Martino Mioni da Tolmezzo, fratello di Domenico, conservato nei Civici Musei e Gallerie di Storia e Arte di Udine” (38).
Notizie attinte dal libro storico parrocchiale, avvallano il nome di Leonardo Thanner (1465) quale autore della statua lignea. Questa era collocata sull ‘ altare della Beata Vergine del Rosario nella chiesa parrocchiale di S. Silvestro, nella quale chiesa v’era l’altare di S. Giuseppe, con pala di Giovanni Pittini di Tarcento raffigurante i santi Giuseppe, Antonio Abate, Lucia.
C’ era anche l’ altare di S. Filomena con il quadro della medesima (a Premariacco si festeggiava e si festeggia con una grande sagra la ricorrenza de1la Santa).
L ‘altare maggiore portava il titolo di S. Silvestro. Su quest’altare campeggiavano tre dipinti (ora conservati ne1la sagrestia della nuova chiesa): al centro S. Silvestro, a destra S. Mauro Abate e S. Giusto, a sinistra S. Martino.
L’ attribuzione di queste pitture ha dato stura a diverse ipotesi. Secondo il Marchetti, le figure di S. Mauro e di S. Giusto potrebbero essere attribuite a Pomponio Amalteo (circa 1530), per evidente impostazione formale e paesaggistica con il S. Martino della chiesa di S. Martino al Tagliamento, opera certa dell ‘ Amalteo.
Ma da un esame meno frettoloso, sembra individuabile anche la mano di Bernardino Blaceo che già nel S. Martino della chiesa non lontana di Remanzacco, propone lo stesso movimento e la stessa tonalità, opera eseguita dal Blaceo nel1565.
Senza tuttavia togliere meriti ai due artisti sopra ricordati, si dovrebbero attribuire queste opere a Jacomo Secante, detto il Trombon, morto nel 1585, valido artista che dipinse una pala d’altare per Premariacco nel1570 (39).
La terza figura del dipinto sopra menzionato, quella di mezzo, rappresenta S. Silvestro in abiti pontificali, con tiara e croce a tripla traversa, sembra trovi una sicura attribuzione secondo la scritta suppedanea: FRANCISCUS COLUSSI GLEMONENSIS INVENIT ET PINXIT ANNO MDCCXCI.
Francesco Colussi pittore gemonese, ricordato dal 1777 al 1793, lasciò traccia delle sue opere in diverse località: Cividale, Centa di Prepotto, Caneva di Tolmezzo, Ziracco ecc.
Nella fattispecie, può essere che Francesco Colussi abbia restaurato il trittico rifacendo le parti deteriorate, come nel caso della figura di S. Silvestro ( 40).
Vengono pure ricordate, per questa chiesa, opere di scultura e di pittura del 1465 eseguite da Leonardo Thanner, pittore e intagliatore di origine bavarese che abitò a Udine dall’anno 1464 e poi si portò a Cividale dal 1482 al 1500, in collaborazione con Stefano di Transilvania (o da Settecastelli) operante in Friuli dal 1448 al 1465, essi promisero “alla Fraterna de’ Battuti di Premariacco di fare una Madonna con bambino, in legno e dorarla e dipingerla, ed un armadio con sopra intemamente alle portelle S. Giusto e S. Silvestro, e fuori I’ Annunciazione dipinta a colori” (41 ).
Nello stesso anno (8 giugno 1465) “ll detto Stefano assieme al collega Leonardo Thanner scolpisce e dipinge alcuni santi per la chiesa di S. Francesco di Premariacco” ( 42).
Crediamo che la chiesa di S. Francesco non sia altro che la chiesa di S. Giusto, come ben si arguisce dalle annotazioni conservate nel libro storico parrocchiale.
Nell’anno 1526 Marco, figlio di Bartolomeo da S. Vito, attivò nella città di Udine dal 1521 al 1528, assieme ai fratelli, “eseguisce la figura di S. Paolino e due figure dipinte sulle portelle e il Padre Etemo sopra per ducati 18 per la chiesa di Premariacco” (43).
Anche Michele Almonio dipinse un confalone per la chiesa di S. Silvestro di Premariacco, come da contratto 30 giugno 1589 (44).
Il 23 febbraio 1593, in Udine, pre Giovanni Battista Linza (o Linceo ), vicario della chiesa di Premariacco ed i camerari della chiesa di S. Silvestro contrattarono con Vincenzo Lugaro per una pala d’altare, e cioé “un’ancona alta piedi nove e mezzo e larga piedi sei, scolpita in legno e dorata con le figure della Madonna col Bambino, S. Giuseppe coll’asinello e due pastori, a destra S. Antonio col porco e a sinistra S. Lucia e sopra del presepio il Padre Etemo con gloria di Angeli ed a destra un angelo dipinto e a sinistra I’ Annunciata, per ducati 100” (45).
VISITE PASTORALI E VICINIE
La chiesa di S. Silvestro di Premariacco fu visitata dal patriarca Francesco Barbaro nel 1594.
In essa erano tre altari: il primo, il maggiore consacrato col tabemacolo del SS. Sacramento; il secondo, a Cornu Evangelii, consacrato e dedicato a s. Maria; il terzo a Cornu Epistolae, dedicato a s. Giuseppe.
Il visitatore ordinò che nella sacrestia si faccia l’ oratorio e nel cimitero si tolgano le viti.
L’ officiante era Pre Gio Batta Linza da Faedis, vicario eletto dal Capitolo di Cividale con bolla 22 giugno 1590 (46).
Il 9 giugno 1603, ci fu la visita capitolare del Decano cividalese. Dal verbale trascriviamo: fu visitata la chiesa sacramentale di S. Silvestro parrocchiale. Il SS.mo è riposto in cratere d’ argento nella pisside di auricalco dorata e coperto da un velo di seta con croce aurea.
E’ riposto nel tabemacolo ornato da un conopeo bianco di seta. L’ altar maggiore e ben tenuto. . . Vide il sacro fonte per il Battesimo, ben tenuto, l’ acqua benedetta pulita nel catino argentato, così pure gli oli sacri custoditi in vasi d’argento separati presso l’ altare a Cornu epistolae, ben conservati. Nella chiesa vi sono: l’altar maggiore col titolo di S. Silvestro decentemente omato e fomito di tutto il necessario; a Cornu Evangelii sta l’altare della Divina Maria senza omamento, infatti è privo di una decente icona e di antipendio di cuoio dorato; a Cornu Epistolae c’e l’altare di S. Giuseppe decentemente omato con tutto il necessario (47).
Questa chiesa fu visitata anche negli anni 1623 e 1624 e viene chiamata chiesa parrocchiale di S. Silvestro in Capite Inferiori ipsius ville Premariaci. Dai verbali di visita non si riscontrano sostanziali novità rispetto alla precedente sopra ricordata.
Nella ispezione capitolare del 20 luglio 1626 il verbale inizia: Perventus ad Caput inferius visitavit Sancti Silvestri Parochialem . Il visitatore accerta che l’ altare maggiore è consacrato cum decenti ac pulcra icona ornati; i mantili sono bianchi e puliti, i candelieri di auricalco.
L’ antipendio è di ferrandina, decente e colorata nel telaio confezionato in forma modema.
Vi sono due altari laterali, uno consacrato e dedicato alla Beata Maria Vergine, erectum per Confrates laicos, e l’ altro e consacrato sotto il titolo di S. Giuseppe, ambedue ben tenuti e dotati di omamenti decenti con belle Icone.
Il fonte battesimale si trova in un vaso di pietra elaborato. Fra i vari ordini si legge: sia provveduto di un calice di forma moderna e siano eseguiti gli ordini precedenti ( 48).
Si susseguirono altre visite, ma senza novita sostanziali, per cui proponiamo quella effettuata il 20 giugno 1638. Nella chiesa di S. Silvestro di Premariacco, il visitatore capitolare rinvenne l’ altar maggiore consacrato, fornito degli ordinari omamenti, et iconis pictis, et sculptis con quattro candelabri di auricalco, due angeli presso il tabemacolo e le tovaglie pulite, l’ antipendio dorato di materiale serico, rinforzato nel mezzo. Vi sono due altari laterali, in Cornu Evangelij sotto il titolo della Beata Vergine, consacrato el’ altro in Cornu Epistolae dedicato as. Giuseppe, parimenti consacrato. Sono ornati di decenti icone, di mantili, di candelieri e di antipendio. Il Battistero è decente, l’acqua nel catino stagnato e pulita ed è chiuso con serratura.
Gli oli sacri sono riposti in un armadio in mezzo all ‘ altare di S. Stefano (S. Giuseppe), custoditi in vasi d’argento e ben conservati. Le reliquie sono riposte in capselle plumbee, sopra l’altare della Beata Vergine. Il visitatore ordinò di riporle in una teca vitrea o argentea con sopra le scritte.
In sacrestia vide le suppellettili e trovò: pianete di tutti i colori: bianca, rossa, verde, violacea e nera da una parte, di seta; un piviale bianco, damascato per le processioni.
Due calici con le loro patene e veli di vari colori e tutto lodo.
Ordini: che sia aggiustato il cratere del Battistero perché non esca l’ acqua. Sia aggiustata la finestrella della sacrestia è fornita di serratura a chiave.
Venga celebrata la messa ogni anno la seconda domenica del mese a s. Mauro.
Inoltre la II domenica di Giugno tocca la sagra di S. Silvestro (anniversario della consacrazione della chiesa) (49).
Nella relazione de1 1701, stesa dal vicario-curato di Premariacco, in occasione della visita pastorale dell’ordinario diocesano, si legge che la chiesa di S. Silvestro è dotata dell’altar maggiore con sopra la scultura di S. Silvestro e il SS.mo Sacramento, la cui fraterna data 1596 e alla quale sono iscritti quasi tutti quelli di Premariacco.
In Cornu Evangelij , l’ altare della Madonna dei Battuti con la Beata Vergine in scultura tra quattro angeli, v’è la Confraternita e la Bolla d’indulgenza perpetua per 5 volte l’anno.
A Cornu Epistolae, l’altare di S. Giuseppe ove sta la Natività di Gesu in scultura (certamente l’altare di Vincenzo Lugaro del 1593) e una cappella fondata da Don Gio Batta Linceo (Linza), già vicario curato (50).
Il 26 febbraio 1749, fu fatta Vicinia per deliberare sulla opportunità di turare le due finestre basse della chiesa di S. Silvestro, e formarne quattro più alte, distanti da terra, sicché la chiesa più sicura si renda; cosi pure di restaurare il campanile che è in piu parti rovinoso.
Spese previste ducati 80. Il 2 maggio 1749, si rifonde una campana per la chiesa di S. Silvestro (51). Nella Vicinia del 29 gennaio 1791, si delibera: di fare i due altari minori nella chiesa di S. Silvestro, cioé quello di S. Giuseppe, di pietra di marmo, nonché di fare due cappelle incavate, una sulla facciata di mezzodi, et l’ altra nella facciata opposta; una delle quali dovrà servire per riporre e collocare il predetto altare. Somma 1200 ducati circa (52).
Nella relazione del 1820 si evidenzia che la chiesa di S. Silvestro ha tre altari: S.Silvestro, del Rosario e S. Giuseppe. Inoltre annota che la chiesa di S. Silvestro è stata consacrata la domenica seconda di giugno come da iscrizione apposta nel 1745 in parete (53).
Leggendo la relazione di pre Luigi Comini, vicario-Curato dal 1886, apprendiamo che ci furono dei restauri per codesta chiesa, eseguiti nel 1885 dal predecessore pre Luigi Paolini e che perdettero la consacrazione quattro altari: il maggiore di S. Silvestro, quelli del Rosario, S. Giuseppe e di S. Filomena.
L’ altar maggiore ha tre quadri: in mezzo S. Silvestro a destra S. Mauro e S. Giusto a sinistra S. Martino, pitture pregiate di ignoto autore, specie i laterali. L’ altare del Rosario a sinistra, con statua antica forse del 1300, rinnovata dal Piccini nel 1888 con l’ aggiunta di due statuette di S. Domenico e di S. Caterina e 15 Misteri del Rosario in pittura. L ‘altare di S. Giuseppe con quadro di Pittini Giovanni da Tarcento del 1890, con S. Giuseppe tra S. Antonio abate e S. Lucia e quadro di S. Filomena di nessun valore (54).
All ‘inizio del 1900 la chiesa di S. Silvestro fu abbandonata, posta in disuso e sostituita anche nella titolarità da una nuova e grandiosa costruzione cultuale poco discosta (benedetta l’11 settembre 1904 dall’arcivescovo la prima pietra della chiesa).
Il vecchio edificio venne adibito a varie attività: a teatro parrocchiale e a sala di riunioni per le associazioni della parrocchia. Poi si propose addirittura la sua demolizione.
I SEGRETI DELLA CHIESA
La chiesa vecchia di S. Silvestro adattata prima a teatrino, poi a sala-giochi, dopo il terremoto del 1976 presentava una situazione di grave instabilita. Fu sollecitato l ‘intervento della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Culturali della sede di Udine, che appaltò un primo lotto di lavori, comprendenti la rifacitura completa deltetto e il ripristino delle linee generali del manufatto.
Inoltre la demolizione del soffitt (dell’ aula, delle vele e delle lesene per evidenziare le capriate, e la chiusura delle finestre laterali. Nel corso dei lavori sono stati riportati in luce nel presbiterio gotico, sia nel soffitto corno nelle pareti, sia nell’intradosso dell’arco trionfale come sulla facciata del medesimo, pregevol affreschi del principio del secolo XVI, datati 1521 e firmati da Zuan Paolo Thanner. Inoltre, per sondare la consistenza della muratura, si scavò all’intemo della chiesa ed all’ esterno.
Durante gli scavi sono state scoperte varie tombe, probabilmente di sacerdoti in cura d’anime a Premariacco. Non era la prima volta che si scavava all ‘interno del sacello; infatti il pavimento fu divelto nel febbraio del 1923. Fu rifatto in cemento. Il precedente era in mattoni e fu rovinato da muli che nel 1915 quivi furono alloggiati.
Prima però il parroco, don Luigi Faidutti, fece rimuovere una pietra tombale che si trovava nel mezzo della chiesa e che ricopriva un monumento sotterraneo. Sopra era incisa questa iscrizione: DOMUS PERPETUNJOANNI5 LINC(EO)NICCARI/DE PREMARIACHO/R.R.SS.VV.CC/1614 (55).
Pre Giambattista Linza o Linceo da Faedis, succeduto al vicario precedente nel dì 22 giungo 1590 visse fino all’anno 1625. In questo tempo, costmi il loculo sepolcrale riservato ai vicari curati d Premariacco, nel 1614. Ricordiamo che nel 1851 il vicario G. Frezza venne sepolto “ir cemeterio ante faciem ecclesiae S. Silvestri” (56), quindi a questa data non si seppe 1livan ( più in chiesa i vicari curati. Durante lo scavo, fu scoperto un pavimento anteriore che con tutta probabilità risalirebbo oltre l’anno 1000, e l’esistenza di una cappella primitiva con orientamento diverso dell’ attuale.