Fermare l’aggressione non vuol dire bruciare la speranza

Le forze armate degli USA – colpiti dal feroce terrorismo dell’ 11 settembre hanno iniziato dal 7 ottobre il contrattacco nel martoriato Afghanistan.
Anche l’Italia ha scelto di entrare in questa guerra “atipica”, da nessuno dichiarata, che non si sa dove (e se) finirà.
Siccome si svolge a cinquemila chilometri da noi e si vede solo in TV; sembra irreale e irrilevante. Ma non possiamo ignorarla, come non dobbiamo dimenticare gli altri 40 O 50 conflitti sanguinosi aperti sul nostro pianeta.
Come discepoli di Gesù, il Cristo crocifisso, sentiamo la vocazione e il compito di essere costruttori di pace nella giustizia e implacabili denunciatori dell’orrore terroristico, ma anche risoluti oppositori di una reazione che rischia di ridurci a pensare e ad agire con la stessa (e anche peggiore) logica, vendicativa.
Anche come cittadini di questo mondo violento, non possiamo esporci all’inquinante bacillo dell’odio, giustificato dall ‘ offesa ricevuta. Perché concedere cosi tanto credito e vantaggio alla cattiveria inumana di pochi, in modo che – dopo tanti solenni proclami contro la stupidità delle armi – ci troviamo ad approvare la quarta guerra mondiale (la terza è stata la guerra fredda!.
Nessuna debolezza, certo, verso chi – accampando scuse pseudo-religiose – mira con la tecnica delle stragi a occupare posizioni di dominio politico, contando sulla paura e la rassegnazlone delle vittime. Qui e pero necessaria una risposta nuova – e antica, evangelica – alla sfida che tenta di farci regredire a un inaccettabile tribalismo. Per fermare 1 ‘aggressione non possiamo spegnere in noi la speranza della giusta pace.
Per neutralizzare la minaccia non dobbiamo escludere la prospettiva di una riconquistata fraternità. Se altri riarmano gli eserciti, noi possiamo disarmare menti e cuori e opporre alla perversa lucidità dello sterminio, la volontà determinata ed efficace del diritto e della giustizia, “crescendo nell ‘amore anche in mezzo a una coltivazione di odio “.

Mons. Guido Genero Parroco