dal Messaggero Veneto del 05/10/02
La chiusura di San Pietro martire per lavori di restauro richiama alla mente coloro che 700 anni fa ne hanno reso possibile l’apertura e il servizio all’intera città di Udine. I padri domenicani poterono sperimentare la generosità di gente d’ogni estrazione sociale, d’ogni paese facente parte del patriarcato d’Aquileia.
Gli archivi del convento e quelli del Comune conservano traccia di grandi e piccole donazioni. I paesi che si sono impegnati a sostenere i domenicani, nella dicitura del tempo, sono i seguenti: Adegliacco, Arzene, Basaldella, Beivars, Bean, Bagnarolla, Bicinis, Chions, Cavallico, Cicconicco, Cussignà, Colugna, Colloreto, Chiavris, Campoformio, Cividale, S. Daniele, Magagna, Feletto, Faedis, S. Lorenzo di Manzano, Lauzacco, S. Lorenzo di Valvassore, Maiano, Martignacco, Mortegliano, Muscletto, Meretto, Noyaret, Nimis, Orzano, Pagnà, Persereano, Paderno, Premariacco, Pozzecco, Passons, Percotto, Ronchis di Latisana, Remanzacco, Ribis, Salt, Savorgnan, Sedegliano, Sclaunicco, Treppo, Trivignano, Trigesimo, Terenzano, Torrean, Tavagnacco, S. Vito di Magagna, Vatto, Ziracco, e Udene.
Naturalmente, anche la nobiltà e il patriarcato udinesi non vollero essere da meno, e perciò, in base alle loro sostanze, decorarono il convento e la chiesa con una quantità d’opere d’arte che andava dagli altari, agli affreschi, alle vesti liturgiche che avevano gli stemmi dei donatori: Manin, Valentinis, Dal Torso, Sbruglio, Fratina, signori di Fratta, famiglie di Cuccagna, famiglie dei Savorgnani.
Un altro gioiello di pregio e valore che possedeva il convento era la biblioteca che, in gran parte, fu donata dal patriarca aquilejese Bertrando nel 1335. Essa diventò enorme e importante per testi e argomenti: teologici, scritturali, morali, filosofici, scientifici, polemici, fisiologici, storici, metafisici, letterari, classici, liturgici.
Questi pochi accenni ai benefattori di San Pietro martire hanno la finalità di ringraziare quanti, in passato, hanno sostenuto il convento dei domenicani, ma vogliono essere anche un forte auspicio perché la chiesa continui a essere officiata alla riapertura, magari con il ritorno dei religiosi domenicani, che già paiono intenzionati a frequenti presenze in città
professor Giampaolo Thorel
Udine