dal Messaggero Veneto del 24/02/2002

L’incidente sarebbe stato provocato da un’errata manovra del sacerdote. Il traffico è rimasto bloccato per due ore
Schianto, muore il parroco di Lovea
In un violento scontro a Tavagnacco perde la vita don Vito Foschiani. Feriti due giovani fidanzati
di CHIARA CARELLA

Un morto e due feriti sono il bilancio di un gravissimo incidente stradale accaduto nella mattinata di ieri lungo la tangenziale che collega Udine sud a Tavagnacco. La vittima è il parroco di Lovea, Vito Foschiani, 63 anni (ne avrebbe compiuti 64 il prossimo 8 marzo), originario di Udine. E’ spirato mentre gli operatori del 118 cercavano disperatamente di rianimarlo e i battiti diventavano sempre più flebili. I feriti sono due fidanzati che, avendo la giornata libera, stavano andando insieme a fare compere. Si tratta di Tommaso Osso, 26 anni, abitante a Palmanova, in via dei Boschi, figlio di Roberto ex sindaco della città stellata, e di Sara Bresciani, pure ventiseienne, residente a Gorizia in via Lantieri 5. Le condizioni dei due giovani non sono preoccupanti.

All’origine dell’incidente, accaduto attorno alle 10.30, ci sarebbe un’inversione di marcia in un tratto della tangenziale non più divisa dal guard-rail. La ricostruzione è ancora al vaglio della polizia stradale intervenuta per i rilievi, ma è già stato delineato un quadro di ciò che potrebbe essere accaduto. Il parroco di Lovea, alla guida della sua Rover, si sarebbe immesso sulla tangenziale uscendo dallo svincolo di Feletto. Anziché andare avanti dritto, come il senso di marcia in direzione nord lo obbligava a fare, si è spostato improvvisamente a sinistra con l’intenzione di passare dall’altro lato della tangenziale per cambiare direzione di marcia. Da dietro, però, è sopraggiunta la Peugeot 206, alla guida della quale c’era Tommaso Osso che non è riuscito a evitare l’impatto violentissimo contro la fiancata sinistra della Rover, proprio dal lato del conducente. In seguito all’urto don Vito Foschiani è stato scaraventato sul sedile del passeggero, mentre le gambe sono rimaste dalla parte del guidatore; l’auto si è quindi fermata al centro della statale. La Peugeot con i due fidanzati a bordo ha finito, invece, la sua corsa in un campo arato al lato della strada.

Sono scattati immediatamente i soccorsi e, in una manciata di minuti, lungo la tangenziale sono arrivati a sirene spiegate i vigili del fuoco del Comando provinciale, una squadra con il capo Gianni Pozzo, assieme agli operatori del 118 con due ambulanze e l’automedica e agli agenti della polizia stradale.
Il sacerdote era incastrato nell’auto. In pochissimi minuti, i pompieri sono riusciti a sventrare la Rover consentendo agli operatori del 118 di intervenire subito. «Respirava ancora, ma a fatica – hanno raccontato i primi soccorritori –. Tastando il polso abbiamo sentito i battiti. Dopo pochi minuti, però, non dava più segni di vita».

Don Vito Foschiani è stato sistemato su una barella e gli è stata fatta la rianimazione. Purtroppo, però, ogni tentativo è stato inutile; è spirato proprio mentre il personale del 118 stava facendo l’impossibile per strapparlo alla morte. Ai soccorritori non è rimasto altro da fare che coprire il corpo con un lenzuolo. Intanto, Tommaso Osso e Sara Bresciani sono stati soccorsi e trasportati in ospedale dove sono ancora ricoverati. Come si diceva, le loro condizioni non sono particolarmente gravi.
Lungo la tangenziale si è formata una lunga coda e, per un paio di ore, il traffico è stato deviato.
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«Ho frenato, ma non ho potuto evitarlo»
Il drammatico racconto del conducente dell’altra auto


«L’ho visto, ma poi all’improvviso si è buttato a sinistra. Ho frenato, sì ho frenato, sterzando per cercare di schivarlo. Non ce l’ho fatta…». Tommaso Osso, 26 anni, di Palmanova, ha raccontato così i drammatici istanti che hanno preceduto il terribile scontro fra la sua auto e quella su cui viaggiava il parroco di Lovea, Vito Foschiani, 63 anni, che ha perso la vita.
Il giovane, che è figlio dell’ex sindaco di Palmanova, è ora ricoverato in ortopedia. In seguito all’urto, ha riportato una frattura alla rotula. Nell’incidente è rimasta ferita anche la fidanzata, Sara Bresciani, 26 anni, di Gorizia; lei è stata accolta nel reparto di Unità spinale per accertamenti in quanto si sospetta possa aver riportato una frattura.

I due giovani viaggiavano a bordo di una Peugeot 206 che, in seguito all’urto contro la Rover del parroco, ha finito la sua corsa in un campo al lato della strada. All’ospedale Santa Maria della Misericordia, dove sono stati trasportati subito dopo l’incidente, sono accorsi i familiari dei due ragazzi. A loro hanno raccontato, hanno spiegato, hanno cercato di ricostruire i momenti che hanno preceduto l’urto contro la Rover.
I due giovani, che stavano andando a far compere assieme nei negozi e centri commerciali lungo la statale a nord di Udine, hanno ricordato di aver visto l’auto che si immetteva sulla tangenziale, poi l’improvvisa sterzata del parroco verso sinistra. Come se il sacerdote si fosse accorto all’ultimo minuto di trovarsi nella direzione errata.
Tommaso Osso ha frenato raccogliendo tutta la forza che aveva e ha sterzato per cercare di evitare l’auto che all’improvviso gli aveva come tagliato la strada, ma ogni tentativo è stato inutile.
La salma del parroco è stata composta nella cella mortuaria del cimitero di Feletto a disposizione dell’autorità giudiziaria che dovrà concedere il nulla osta alla sepoltura.
Chi.Ca.
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Nella piccola frazione di Arta Terme aveva fatto anche l’insegnante per i giovani che non potevano andare a scuola
Sacerdote nella val Rivalpo da 37 anni
Don Vito aveva sostituito il fratello, don Virginio, che poco dopo morì in un incidente in montagna


Don Vito Foschiani lascia un vuoto nelle frazioni di Lovea e valle Rivalpo di Arta Terme e di Chiaulis di Paularo, dove prestava la sua opera da una trentina di anni. Vito Foschiani nasce a Adegliacco l’8 marzo 1938. Ordinato sacerdote nel 1963, viene mandato a reggere la parrocchia di Sappada. Poi, a fine agosto del 1965 raggiunge Lovea, a sostituire il fratello, anche lui parroco, che si trasferisce a Treppo Carnico. Un tragico destino, quello dei due fratelli parroci. Il primo, don Virginio, raggiunto Treppo, regge la parrocchia sino al 18 settembre 1970, quando durante una escursione in montagna sui monti di Paularo con i ragazzi della sua parrocchia, cade in un dirupo e muore. Ieri una morte drammatica e cruenta ha carpito anche la vita di don Vito. La carenza di parroci, tipica degli ultimi anni in montagna, porta i pochi sacerdoti rimasti da dividersi la reggenza delle diverse parrocchie dei piccoli paesi di montagna.

Don Vito, dopo Lovea, arriva nel giugno 1982 a Rivalpo, dove la locale chiesa di San Martino accoglie i fedeli della frazione e quelli di Valle e di Rosa dei Venti, piccole frazioni e località del Comune di Arta Terme. La vicinanza con Chiaulis, attigua alle due frazioni di Arta Terme, ma facente parte del comune di Paularo, fa si che a don Vito vengano assegante pure le anime delle persone di questa piccola località paularina nel 1968. Uomo di poche parole, ma di grande carisma, riusciva a raccogleire attorno a se la simpatia dei suoi parrocchiani. Non era dedito a lunghe prediche, ma conservava un ottimo rapporto con la gente, interessandosi di tutti gli aspetti della vita sociale dei suoi parrocchiani, entrando anche nel sociale, ma senza mai divenire invadente.

Un modo di essere che lo ha fatto rifiutare, nel 1988, i festeggiamenti per il 25° della sua ordinazione a sacerdote. «E’ una giornata come le altre» disse, e come tale la trascorse, senza volere nemmeno essere festeggiato dai suoi cari più prossimi. Questo modo di essere lo ha fatto apprezzare ancora di più, specie nella frazione di Lovea, considerata un pò la “sua” frazione, dove abitava, e dal comitato pastorale che lo sosteneva e lo aiutava nel suo compito quotidiano.

Quassù, nella piccola frazione di Lovea, abitata oramai solo da 120 persone, ma un tempo più popolosa, don Vito ha svolto il ruolo di maestro e di professore. Ancora ci si ricorda delle sue lezioni tenute in canonica, quando preparava i giovani della frazione, impossibilitati, anche a causa della mancanza di mezzi di trasporto idonei all’epoca, a recarsi sino nel capoluogo Arta Terme, per gli esami di ammissione alle scuole medie. Un lavoro che ha svolto, con dedizione e precisione dal 1965 sino al 1977.
Gino Grillo
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I fedeli in lacrime: «Nessuno potrà sostituirlo»
La testimonianza di don Ivo Dereani: era capace di unire la comunità, mancherà alla gente di questi piccoli centri


La notizia della scomparsa di don Vito Foschiani, 63 anni, parroco di alcune frazioni dei Comuni di Paularo e di Arta Terme, è stata accolta nella valle del But e in quella dell’Incarajo con incredulità e sconforto. Molti hanno appreso la triste notizia direttamente dal cronista. Così lo ha saputo Giobatta Gardel, sindaco di Arta Terme, che alla mattina aveva celebrato un matrimonio in Comune, come pure il sindaco di Paularo Sergio Tiepolo, impegnato in municipio tutta la mattina per un consiglio comunale. «Certo che fa sensazione, specie in un piccolo paese – ha dichiarato Gardel – la scomparsa di un concittadino, quale era a tutti i titoli don Vito per Lovea. Sarà difficile ora trovare un altro parroco, disposto a trasferirsi in una zona lontana dai grandi centri.»

«Al cirive di tegnii dongje la int di Chiaulis (Faceva di tutto per stare vicino alla gente di Chiulis) – ha detto di lui Tiepolo -. Era una figura importante per le piccole frazioni, abitate oramai per lo più da persone anziane.» Ci si era abituati a questa figura di prete, anche se a part-time. La gente delle frazioni attendeva la sua visita per la messa domenicale, o per i vespri pomeridaini durante il mese di maggio. Un reciproco conforto, quello fra parroco e parrocchiani. Pur vivendo da solo nella casa canonica, era di casa da tutti, a Lovea. «Sarà difficile trovare un sostituto ora, vista la mancanza di parroci.»

La pensa così anche don Ivo Dereani, l’altro parroco di Arta Terme, appena tornato da un giro presso i fedeli di Lovea dopo aver avuto notizia della tragica fine del correligioso. «Le frazioni di don Vito – ha detto – sentono il vuoto che ha lasciato. Uomo di grande comunicabilità era capace di unire la gente attorno a se. Mancherà sicuramente.»

«Sarà difficile non tanto trovare un altro parroco – racconta una signora di Cliaulis – quanto trovare un parroco come lui, buono, che si interessava dei problemi della gente senza mai essere invadente.»

«Stupiti e mortificati», così si sono sentiti in una famiglia di Valle Rivalpo quando hanno scoperto che la campana «suonava per l’anima di don Vito» nel primo pomeriggio di ieri. «A mi è vegnut un grop» confessa una fedele.

Proprio qui, dove era arrivato nel giugno del 1982, si stavano facendo i preparativi per festeggiare il ventesimo anniversario fra don Vito e la frazione. Invece la sorte lo ha colto mentre si recava dai suoi congiunti, una sorella e un fratello, che ancora abitano nel paese natale di Adegliacco. Una messa a suffragio sarà celebrata oggi, da don Nello Marcuzzi, già parroco di Rivalpo, nella stessa Rivalpo pressso la chiesa di San Martino alle 14.30. I funerali saranno celebrati martedì alle 15.30 a Lovea, dove il parroco sarà sepolto.

G.G.
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