dal Messaggero Veneto del 27/01/2002

VIAGGIO NELLE PARROCCHIE
Il parroco don Durì propone che il sacramento del battesimo sia somministrato in età adulta

«La mancanza di fede si manifesta perché non si sceglie di essere cristiani: la decisione spetta ai genitori, che fanno battezzare i figli senza poi impegnarsi oltre nell’educazione religiosa. Forse la migliore soluzione consiste nel ricevere questo sacramento in età adulta, come scelta propria e perciò consapevole». Di fronte a una bassa affluenza alle messe festive, che sfiora il 10 per cento, don Adeodato Durì, parroco di San Rocco da 15 anni, s’interroga sul valore che oggi assume il primo sacramento. E vede nel «battesimo come conquista personale» la ricetta ideale per «essere cristiani coscienti». Tra le altre problematiche vi sono pure lo scarsissimo ricambio generazionale e le esigue entrate parrocchiali.

«Chi è battezzato oggi spesso non capisce l’importanza del sacramento che ha ricevuto da bambino – afferma don Adeodato – e pertanto non si impegna a fondo, con il risultato di essere un cristiano “clonato”. Serve una formazione adeguata – indica – che aiuti a comprendere il significato del rito sacro». E il parroco punta il dito contro la famiglia e la società, le quali «non sempre offrono un appoggio adeguato per far vivere il battesimo: il bambino non ne percepisce il peso e la serietà».

Stando alle dichiarazioni del religioso, l’essere cristiano implica delle precise responsabilità e quindi «probabilmente – ipotizza – si dovrebbe ripensare ad un battesimo vissuto come una decisione adulta consapevole e non imposta da altri. E da questa scelta maturata con coscienza – argomenta don Adeodato – si andrebbe a delineare il proprio cammino di fede, con il ricevimento anche degli altri sacramenti».

Insomma, soltanto con una completa e serena valutazione personale le persone sono in grado di aderire appieno ai principi cristiani.
La parrocchia di San Rocco conta poco meno di 2000 abitanti «per la maggior parte di anziani – ricorda poi don Adeodato – che vivono soli». «San Rocco – racconta il parroco – è nata nel 1963 per far fronte ad un consistente aumento della popolazione. In quel periodo, infatti, erano state edificate numerose case popolari e il servizio religioso offerto dalla parrocchia di San Nicolò al Tempio Ossario non era più sufficiente. La nuova chiesa (adiacente a quella risalente al 1510, ora in fase di restauro) è stata aperta l’anno dopo e a Natale – informa – è stata officiata la prima messa». Se un tempo «decine di famiglie giovani erano giunte da ogni parte del Friuli», adesso invece «i nuclei familiari si fermano sul territorio (in case in affitto) solo per qualche anno, poi si trasferiscono e i figli cambiano parrocchia».

La mancanza di un ricambio generazionale viene confermata anche dal basso numero di battesimi celebrati, due nel 2001, rispetto a quello più alto dei funerali, che nello stesso anno raggiungono la ventina. «La situazione potrà cambiare – riferisce il parroco – con la privatizzazione delle case popolari e se nuove famiglie decideranno di stabilirsi per restare. Per ora rimangono le persone anziane che vivono pagando un affitto minimo».
«Le entrate globali della parrocchia – evidenzia infine don Adeodato – sono arrivate al massimo a poco più di 20 mila euro (circa 40 milioni di lire) e la metà di questa cifra è impiegata per il riscaldamento della chiesa e della canonica. Qualcosa – conclude – viene devoluto da alcuni volontari, ma è ancora poco per organizzare qualsiasi attività e per sistemare la chiesa qualora abbia bisogno».

Laura Pigani
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