dal Messaggero Veneto del 7/01/2002

GEMONA
Monsignor Candusso ha illustrato il programma pastorale e ha poi ricevuto la moneta dal sindaco


Una splendida giornata, caratterizzata da un clima meno rigido rispetto a quello degli ultimi giorni, ha salutato ieri le migliaia di persone che, fin dal primo mattino, hanno animato il centro storico per assistere al tradizionale rito epifanico della messa del Tallero; è infatti una delle manifestazioni più seguite nel territorio regionale, durante la quale l’autorità civile (il sindaco) fa dono di una moneta all’autorità ecclesiastica (l’arciprete), perpetuando una tradizione tramandata da centinaia di anni, ma che dal periodo della dominazione austriaca, in particolare sotto l’impero di Maria Teresa ha avuto nuovo vigore, tanto da assumere proprio il Tallero d’argento, in uso all’epoca e che recava l’effigie dell’imperatrice, come proprio simbolo.

Per Gemona rappresenta un importante appuntamento, per i significati che il rito ha fin qui tramandato e che, con una lettura moderna, si possono concentrare nel concetto di sinergia fra le autorità civile e spirituale che guidano la comunità, con l’obiettivo del bene comune. C’era un’atmosfera di attesa, anche perché la messa del Tallero di quest’anno ha avuto un particolare significato per i gemonesi: quello del cambiamento. L’avvicendamento dell’arciprete, avvenuto in novembre con l’arrivo di monsignor Gastone Candusso che ha impugnato il testimone ricevuto da monsignor Luciano Felice, ha portato a molto più che al solo cambio di guida della parrocchia pedemontana. Questo cambiamento si avverte man mano che le settimane trascorrono e i gemonesi imparano a conoscere il nuovo pastore.

E dunque l’omelia pronunciata ieri da monsignor Candusso è stata seguita con grande attenzione: per conoscere il suo programma pastorale, che in questa occasione è tradizione venga delineato. Monsignor Candusso non ha tradito le attese: il sacerdote ha richiamato l’attenzione sui valori importanti per una comunità, rappresentati dalla stella seguita dai Magi, ma che la società attuale ha perso di vista. Il benessere – ha infatti affermato – la fretta di vivere, ci fanno perdere di vista ciò che è veramente importante nella vita e, ricordando l’impegno civile che ha caratterizzato la mobilitazione dei gemonesi all’epoca delle rivendicazioni per l’ospedale, ha espresso l’auspicio che «possa ancora esservi una mobilitazione e un impegno simili non solo a Gemona, ma ovunque, per cercare nuovamente la stella».

Non ha infine dimenticato il riferimento alla fascia d’età che maggiormente sente più bisognosa di attenzione da parte della comunità, quella dei bambini e dei giovani: Essi creano inquietudine – ha sostenuto l’arciprete – per il loro senso della giustizia e della pace: non accusiamoli, perché rappresentano il campanello d’allarme della caduta dei valori. Troppe volte si lamentano per aver ricevuto troppo dagli adulti, tranne la consapevolezza del senso della vita. E, ricordando i doni dei Magi al Bambin Gesù, ha esordito i fedeli a portare con sé l’incenso della preghiera, l’oro dell’impegno e la mirra dell’umanità.

Al termine della celebrazione religiosa, la folla, uscita dal duomo, ha potuto godere della giornata quasi primaverile, fermandosi ad applaudire con entusiasmo le dimostrazioni e le animazioni offerte dai numerosi gruppi storici (i più lontani provenienti dal Veneto), e dagli sbandieratori di Palmanova, che da anni si affiancano al Gruppo Storico Pro Glemona per riproporre una manifestazione sempre più seguita e apprezzata.

Natalina De Pascale