dal Messaggero Veneto del 23/10/02

A Campoformido, con quattro giornate, è in programma una celebrazione di Napoleone per ricordare che 205 anni fa veniva stipulata la Pace di Campoformido. Parlare di pace fa sempre bene in ogni circostanza, Napoleone però è ben altro oltre quel famoso Trattato di Campoformido con cui fu sì sancita una pace, ma si cedettero le nostre terre all’Austria. Le scorribande delle sue truppe furono terribili. Infatti le razzie erano all’ordine del giorno, senza parlare di quelle volute personalmente da lui.

Lui era sì un indiscusso condottiero, vorace però nel ripulire di ori e opere d’arte i paesi conquistati. Rubò, per esempio opere del Raffaello, del Mantegna, del Veronese, serie di statue di inestimabile valore provenienti da Napoli e Pompei, i quattro cavalli di bronzo della basilica di San Marco a Venezia. Ecco, ricordare la pace sì, ma solo quella, non le devastazioni, la chiusura dei conventi, la profanazione delle chiese eccetera. Vedere riemergere le divise delle truppe di Napoleone ricorda infatti tutto questo e poi è come se, in altre rimembranze, riapparissero quelle naziste.

Anche l’intitolazione di piazza del Trattato a Campoformido andrebbe cambiata, anzi sarebbe logico ritornasse a chiamarsi come un tempo “piazza della Pace”, sarebbe più naturale per la presenza proprio della stata della pace. Diceva un noto storico di Verona che intitolare “Al trattato” una piazza o una via, come è avvenuto a Campoformido, è come se a Vienna intitolassero un luogo al “4 novembre”. Ben vengano quindi conferenze o altro sul tema della pace, ma tutto lì.

Renzo Flaibani
Campoformido