dal Messaggero Veneto del 16/02/2002
CIVIDALE
L’evento in occasione dell’inaugurazione della mostra sui tesori della città ducale
Oggi riapre palazzo de Nordis
L’edificio, già sede del museo, è stato restaurato. Dieci anni di lavori ma l’intervento proseguirà
A Cividale, palazzo de Nordis riapre i battenti, anche se non in maniera definitiva, offrendo alla vista del pubblico una rassegna di oggetti preziosissimi, accuratamente selezionati fra il patrimonio del Capitolo di Santa Maria Assunta e i beni dell’antichissimo monastero benedettino di Santa Maria in Valle.
Oggi, alle 11, infatti, verrà inaugurata la mostra Tesori cividalesi – Verso un nuovo allestimento museale di palazzo de Nordis. Il prestigioso complesso architettonico, sottoposto negli ultimi dieci anni a lunghi e delicati interventi di ripristino, e destinato appunto ad ampliare gli spazi espositivi del vicino museo archeologico nazionale, per il momento resterà accessibile fino al 7 aprile. I reperti che sino a quella data, a partire da oggi, si potranno ammirare al pianoterra, rappresentano comunque la prima sezione permanente del nuovo museo.
Quando palazzo de Nordis potrà essere aperto stabilmente (sui tempi non ci si può sbilanciare, perché vanno eseguite ulteriori manutenzioni all’interno e poi si dovrà procedere a impegnative opere di schedatura e a determinati restauri del materiale), il settore dei tesori cividalesi subirà ben poche modifiche.
L’inaugurazione della rassegna vuole rappresentare, insomma, una sorta di segnale che i lavori, nel palazzo, proseguono, anche se dall’esterno potrebbe apparire tutto fermo. Gli oggetti esposti, una quindicina di capolavori richiestissimi in tutto il mondo e, di conseguenza, assenti da Cividale da parecchio tempo, appartengono alla sfera dell’arte sacra e risalgono, per lo più, all’epoca medievale.
Cinquecenteschi sono soltanto gli splendidi arazzi del Capitolo di Santa Maria Assunta. Per la prima volta in assoluto saranno presentati tutti insieme i sei pezzi più prestigiosi. Fra i manufatti di maggior rilievo che, oltre a essi, si potranno osservare, figura una splendida Bibbia in due volumi, databile al principio del XII secolo, e appartenente al gruppo delle cosiddette Bibbie atlantiche, o giganti, per il grande formato che le contraddistingue. Ci sarà inoltre un breviario francescano del XIV secolo, che rappresenta l’unico reperto di provenienza non capitolare.
Del tesoro delle Benedettine, invece, figurano magnifici esempi di oreficeria; basti citare una massiccia croce della seconda metà dell’8º secolo con decorazione a foglie stilizzate, conchiglie a rosette e bastoncini gigliati e con una crocifissione al centro. Vi sarà pure un pendente in oro e smalti a forma di foglia d’edera, databile intorno al 1294 e ascrivibile alla produzione degli orafi francesi della corte angioina di Napoli, tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento.
Non mancheranno due busti reliquiari in argento, quelli di Santa Permerina e di Santa Anastasia. In futuro, quindi, palazzo de Nordis permetterà di continuare, attraverso i secoli (esempio unico in regione) quell’itinerario romano e longobardo che prende avvio nella sede centrale del museo.
Lucia Aviani
dal Messaggero Veneto del 17/02/2002
La rassegna fino al 7 aprile, in attesa che palazzo de Nordis sia definitivamente restituito alla città
Cividale, riapre l’Archeologico
Antichi tesori da ieri in mostra, prima sezione del futuro allestimento museale
CIVIDALE – Dopo dieci anni di restauri e un’apertura provvisoria, nel 2000, in occasione della mostra dedicata ai Patriarchi, palazzo de Nordis, sede storica del Museo archeologico nazionale di Cividale, è tornato accessibile al pubblico, anche se nuovamente per un periodo limitato.
Vi sarà visitabile infatti, fino al 7 aprile, la rassegna Tesori cividalesi, inaugurata ieri, che rappresenta la prima sezione del futuro allestimento museale: quando i lavori di riassetto all’interno dell’edificio saranno ultimati completamente, palazzo de Nordis sarà destinato a ospitare quel vastissimo patrimonio artistico che, per carenze di spazio, non ha trovato finora una degna collocazione nel Palazzo Pretorio, dal ’90 sede del museo. Il primo settore stabile allestito nell’ambito dello splendido fabbricato, dunque, comprende una serie limitata – per il momento – di capolavori preziosissimi, accuratamente selezionati fra i beni del Capitolo di Santa Maria Assunta e quelli dell’antichissimo monastero benedettino di Santa Maria in Valle, già esposti in diverse parti del mondo. Proprio per tale motivo, da lungo tempo erano assenti dalla cittadina ducale.
Si tratta di una quindicina di pezzi di inestimabile valore, risalenti per lo più all’età medievale e ascrivibili, appunto, al ramo dell’arte sacra. L’eccezione, dal punto di vista cronologico, è rappresentata dagli arazzi cinquecenteschi, di provenienza profana, della Collegiata di Santa Maria Assunta: da quando, durante il primo conflitto mondiale, furono trasferiti a Venezia per motivi di sicurezza – in città tornarono soltanto nel 1988 –, i sei più pregevoli non erano mai stati esposti tutti insieme. Nel Palazzo Pretorio, infatti, se ne potevano ammirare solo tre. Notevolissimi gli altri oggetti in bacheca, a cominciare dal celeberrimo velo cosiddetto della Beata Benvenuta Boiani: lo accoglie una teca speciale e lo illuminano luci a fibre ottiche, in modo tale da evitare il rischio del surriscaldamento. Il manufatto, probabilmente, serviva in realtà per essere esposto davanti a un altare: il suo rarissimo ricamo, in filo bianco su una tela di lino bianco, si può ammirare bene solo se posto in controluce.
Vi sono, poi, una meravigliosa Bibbia in due volumi databile al principio del XII secolo (appartenente al gruppo delle Bibbie chiamate atlantiche, o giganti, per il grande formato che le contraddistingue) e un breviario francescano del XIV secolo, che rappresenta l’unico reperto di provenienza non capitolare.
Il tesoro delle Benedettine, invece, offre magnifici saggi di oreficeria: basti citare una massiccia croce della seconda metà dell’VIII secolo con decorazione a foglie stilizzate, conchiglie a rosette e bastoncini gigliati e con una crocifissione al centro.
Non si può non menzionare, inoltre, un pendente in oro e smalti a forma di foglia d’edera, databile intorno al 1294 e attribuibile alla produzione degli orafi francesi della corte angioina di Napoli tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento. E ancora: si possono osservare due busti reliquiari in argento (di Santa Permerina e di Santa Anastasia), due croci astili, la coperta del Salterio di Santa Elisabetta (inizi del XIII secolo), un cofanetto in avorio (XII-XIII secolo), uno in osso, di produzione costantinopolitana, e una coppa di origine persiana (fine del XV secolo).
Quando verrà aperto al pubblico definitivamente, palazzo de Nordis consentirà dunque di proseguire – esempio unico in regione – un itinierario virtuale attraverso i secoli, dall’epoca romana e longobarda (i cui reperti rimarranno nel Palazzo pretorio) fino al medioevo, al Rinascimento, al Seicento e al Settecento. Nel futuro complesso museale troveranno spazio pure due importanti opere di Pellegrino da San Daniele, al momento in restauro. Il valore di un simile percorso è stato rimarcato, ieri, dal soprintendente Bocchieri e dal sindaco Attilio Vuga, che ha auspicato tempi brevi per il termine dei lavori.
Lucia Aviani
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