dal Messaggero Veneto 29/05/2002

L’industria musicale è ormai vicina alla scelta di abbassare i prezzi

Uno degli hobby preferiti dai giovani (e non solo), è certamente quello di ascoltare musica a tutte le ore ed a tutte le latitudini. Il fatto, oltre ad essere un luogo comune, è anche facilmente verificabile dalla sempre maggiore proliferazione di negozi di dischi e di articoli musicali sparsi a macchia di leopardo nel centro di Udine.

Personalmente, come amante della musica leggera, trascorro volentieri i miei sabati pomeriggio nei negozi di musica, per cercare i cd dei miei artisti preferiti, per scoprire nuove proposte o più semplicemente per bighellonare. Tuttavia c’è sempre un ostacolo che mi impedisce di acquistare i cd che desidero: il loro prezzo (anche perché li devo comprare coi miei soldi, per cui…). Il costo delle compilations negli ultimi anni è notevolmente lievitato e ciò ha causato un sensibile disagio tra le fila degli amanti della musica, che sono stati spinti a cercare nuove strade per appagare il loro bisogno. Queste nuove strade convergono tutte in un solo posto: napster.

La polemica sulla musica gratuita, che poco tempo fa ha investito tutto il web e mobilitato l’opinione pubblica di mezzo mondo, si è risolta dopo una lunga battaglia legale in America con una trasformazione del sito: ci sarà la musica, ma a pagamento. Tuttavia, il provvedimento della corte federale americana non ha certo bloccato la copiosa nascita di tanti altri siti (come gnutella.com, o aol.com) che come napster diffondono gratuitamente i file musicali.

Il problema dell’elevato costo dei cd ha causato inoltre una frattura tra pubblico ed artisti: tanto più i primi condannano la pirateria musicale, tanto più il pubblico continua a masterizzare i cd o a comprarli contraffatti sulle bancarelle delle fiere.
Io credo che in questa “guerra musicale”, che impegna con crescente intensità la Polizia e la Guardia di Finanza, gli artisti rivestano un posizione piuttosto ambigua: se da una parte essi sono tenacemente contrari alla pirateria (a parte i Green Day), dall’altra, però, non fanno nulla per risolvere il problema dalle radici, come far abbassare i prezzi. In altre parole, essi si lamentano delle contraffazioni, ma pare che non riescano a capire come dietro ad un cd masterizzato si celi l’insoddisfazione dei fans davanti ai 20, 40 euro o più di un disco. Se continua così, presto pagheremo i cd con gli assegni!

La musica è un bene di tutti, su questo tutti siamo d’accordo, come pure sul fatto che il lavoro dei cantanti vada rispettato per la sua valenza. Però i prezzi salati sono i primi nemici delle note, poiché le fanno diventare un piacere da ottenere per vie illegali (appunto come la contraffazione), che oscura la libertà e la gioia di una bella canzone.
In conclusione, per risolvere il problema della pirateria, vedo come unica strada possibile un abbassamento dei prezzi, il quale, oltre a debellarne il traffico illegale, consentirebbe a noi “consumatori musicali” di godere di questa bellissima arte, senza danneggiare coloro che la creano.
Fabio Romano
liceo delle scienze sociali Percoto
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