Don Mimmo Iervolino- Il Prete Dance
Il genere musicale col quale mi esprimerò nelle canzoni del nuovo CD sarà quello “dance”, da discoteca.”
Intervista a Mimmo lervolino, sacerdote in uno dei quartieri più difficili di Pomigliano D’Arco, in provincia di Napoli. Usa chitarra e canzoni come strumenti per far passare un messaggio.
«Il momento più emozionante l’ha vissuto a Sanremo, nel 1999, quando ha cantato al teatro Ariston. I suoi pezzi vanno dal genere melodico, al rap, alla christian dance, repertorio vasto seguito da molti giovani. Il suo sogno è quello di creare “un posto per Dio” nella musica leggera contemporanea. Cerchiamo di capire come».
Don Mimmo, musica e religione: come Convivono?
«La musica è sempre stata presente nella mia vita, fin da ragazzo. La trovi nel creato, nel fiume che scorre, nel vento che smuove le foglie, dentro di te dove senti di far parte di un tutto e scopri di essere un frammento che può esprimere quel tutto. Non c’è quindi contrasto tra religiosità e musica. Fare musica ed arricchire i testi dell’immenso che ci sovrasta è un tutt’uno. E un’unica canzone».
La tua gente, gente anche semplice che vive una vita non sempre facile o giovani a cui manca il lavoro e che sono spesso vittime della droga e della malavita organizzata, come reagisce a questa tua vocazione religiosa e artistica insieme?
«Sono contenti, sia gli adulti che i giovani, almeno quelli con i quali fino ad oggi sono entrato in rapporto. Anche perché la canzone è un veicolo che può dare qualcosa, in quanto racchiude frammenti di vita, di verità, di gioia, di dolore. È un mezzo immediato per donare quello che sperimenti; quello che vedi, quello che senti. E in particolare i giovani sono sintonizzati sul “sentire” perché sono in quel momento della vita in cui stanno scoprendo i loro sensi, e dunque le canzoni possono dire molto. Ad un concerto un ragazzo mi ha detto: «Nda n’ora Dio lavora” (in un’ora Dio lavora). Mille prediche, forse, non avrebbero aperto il suo cuore, come quelle canzoni».
Ami spesso citare una frase di Vaclav Havel: «La musica non può cambiare il mondo, solo la gente può farlo, ma la musica può cambiare la gente».
«Sono convinto di questo. Una canzone può farti cambiare strada, suscitare nuovi sentimenti, aiutarti a prendere decisioni importanti. Se continuo a organizzare concerti è perché vedo dei “ritorni spirituali” notevoli, e poi i concerti spezzano la monotonia delle nostre sacrestie. Ai concerti si avvicinano in tanti, trovi gente nuova con grandi esigenze, si instaurano tanti rapporti. È da questi rapporti che si costruisce una nuova realtà , nella parrocchia, nella società, nel mondo».
Ultimamente hai raccolto anche successi nazionali. Il grande paroliere Mogol si è interessato alle tue canzoni, e le Edizioni Paoline hanno pubblicato il tuo Cd “Buonenuove ». Come è nato questo disco?
«E una raccolta di quattordici canzoni nate dalla vita, dal contatto con la gente e dal mio rapporto con Dio. Tra queste, la canzone Un cielo c’é è stata particolarmente apprezzata da Mogol che ha voluto premiarla come miglior testo al festival di Ancona. Poi Tempo che ritorna si è classificata terza al festival di canzoni mariane “Inedito per Maria” organizzato dalla diocesi di Terni per la direzione artistica di Eugenio Bennato. Inoltre Insieme a te è stata scelta da Giosy Cento e Piergiorgio Bussani per il “Sanremo cristiano” a cui ho partecipato insieme al Gen Rosso e al Gen Verde. Tutta la preparazione del disco, sulla cui promozione le Paoline puntano molto, è stata un’esperienza bella, un lavoro che è costato tempo, fantasia, ponti tra Roma e Napoli, tra il “Lunatico” lo “Intelsoft” studio».
Valenti musicisti mi hanno dato il loro insostituibile contributo. Voglio augurarmi che arrivi ad un pubblico sempre più vasto.
Ami spesso citare una frase di Vaclav Havel: «La musica non può cambiare il mondo, solo la gente può farlo, ma la musica può cambiare la gente».
«Sono convinto di questo. Una canzone può farti cambiare strada, suscitare nuovi sentimenti, aiutarti a prendere decisioni importanti. Se continuo a organizzare concerti è perché vedo dei “ritorni spirituali” notevoli, e poi i concerti spezzano la monotonia delle nostre sacrestie. Ai concerti si avvicinano in tanti, trovi gente nuova con grandi esigenze, si instaurano tanti rapporti. È da questi rapporti che si costruisce una nuova realtà , nella parrocchia, nella società, nel mondo».
Ultimamente hai raccolto anche successi nazionali. Il grande paroliere Mogol si è interessato alle tue canzoni, e le Edizioni Paoline hanno pubblicato il tuo Cd “Buonenuove ».
Come è nato questo disco?
«E una raccolta di quattordici canzoni nate dalla vita, dal contatto con la gente e dal mio rapporto con Dio. Tra queste, la canzone Un cielo c’é è stata particolarmente apprezzata da Mogol che ha voluto premiarla come miglior testo al festival di Ancona. Poi Tempo che ritorna si è classificata terza al festival di canzoni mariane “Inedito per Maria” organizzato dalla diocesi di Terni per la direzione artistica di Eugenio Bennato. Inoltre Insieme a te è stata scelta da Giosy Cento e Piergiorgio Bussani per il “Sanremo cristiano” a cui ho partecipato insieme al Gen Rosso e al Gen Verde. Tutta la preparazione del disco, sulla cui promozione le Paoline puntano molto, è stata un’esperienza bella, un lavoro che è costato tempo, fantasia, ponti tra Roma e Napoli, tra il “Lunatico” lo “Intelsoft” studio. Valenti musicisti mi hanno dato il loro insostituibile contributo. Voglio augurarmi che arrivi ad un pubblico sempre più vasto».
Hai in cantiere qualcosa di nuovo?
Sì. Uscirà presto un altro lavoro, che si chiamerà “Jesus on line” che raccoglierà 6 canzoni “christian dance” con una traccia interattiva che si apre inserendo il CD nel computer. In questa traccia sarà possibile trovare i testi delle canzoni, con accordi per poterle suonare con la chitarra, dei commenti, che fanno capire il senso dei testi e poi ci saranno dei video. Infine ci si potrà connettere ed interagire tramite internet »
Che significa “christian dance”?
Il genere musicale col quale mi esprimerò nelle canzoni del nuovo CD sarà quello “dance”, da discoteca. E’ il linguaggio musicale più vicino ai ragazzi, soprattutto i giovanissimi. Sarà però una dance cristiana, nel senso che i testi avranno come sfondo il Vangelo, i valori. Abbiamo voluto fare un esperimento e a gennaio scorso è nata “Jesus on line”. Un giornalista poi, che lavora per Rai 2, ha sentito il pezzo e m?ha fatto inserire per una diecina di giorni su Kataweb Video, il portale forse più famoso in Italia, la cosa è piaciuta e giocoforza, mi sono ritrovato a fare altri brani su quel genere?
Se ti volgi un attimo indietro e risenti la musica di prima e la metti a confronto con quella che componi adesso, trovi una differenza?
«Sono nato con la musica dentro e questa è venuta fuori presto, prima che Dio mi facesse capire quello che voleva da me. In seguito Dio ha preso il primo posto e siccome la natura investita dalla grazia viene nobilitata, è avvenuto che anche la musica ha preso una piega nuova. Oggi dare Dio attraverso la musica è un fatto che nasce dalla mia vita, un modo quindi per “annunciare”. Certamente c’è da fare ancora chiarezza su come conciliare l’essere parroco e cantautore, soprattutto quando si è scoperto che la propria parrocchia è il mondo. Qualsiasi cosa accadrà la leggerò in quest’ottica: Dio è amore e mi ama immensamente ed io voglio restare in questo amore, come sono e come posso».
So che vivi un’esperienza di vita con altri sacerdoti. Mettete in comune i vostri beni, il progetto pastorale, abitate nella stessa casa. Che rapporto c’è tra questa esperienza e il tuo impegno artistico?
«Un rapporto strettissimo. Sono convinto che un sacerdote è credibile nella misura in cui la sua parola è testimonianza di una vita vissuta nel comandamento nuovo di Gesù dell’ amore scambievole. Questo rapporto nuovo con altri sacerdoti con i quali condivido l’economia, l’abitazione, le scelte, mi aiuta moltissimo a rimanere fedele alla mia chiamata. Insieme è maturata la decisione che io coltivassi il talento artistico. E con loro che verifico ogni idea. Anche se non sono artisti sento che la mia arte deve passare attraverso la loro sensibilità, affinché le mie canzoni non siano solo frutto di un talento, ma qualcosa di più, espressione di questa esperienza di vita che portiamo avanti. Infatti loro sono quelli che per primi sentono le mie canzoni, che mi suggeriscono un cambiamento, una parola diversa»
Quando è cominciata questa esperienza?
«Sono entrato in seminario a 21 anni nel momento in cui iniziavo a lavorare come perito elettrotecnico. Avevo girato in lungo e in largo la provincia con ilmio gruppo musicale. Poi questo invito misterioso e forte di Gesù a seguirlo, a lasciar tutto per Dio. In seminario ho incontrato don Peppino Gambardella, un sacerdote la cui testimonianza di vita mi colpiva, come se ci fosse qualcosa di speciale nella sua vita. E così lui mi ha parlato della spiritualità dei Focolari. Ho voluto condividere con lui questa scelta. Ho sperimentato che la mia stessa chiamata diventava più viva e forte in un impegno nuovo a vivere il Vangelo».
Questo impegno a vivere il Vangelo entra molto nelle tue canzoni e questo le rende anche strumento di evangelizzazione.
«La canzone non è un’opera di Verdi, ma un mezzo semplice ed efficace. Anche il linguaggio del Vangelo è semplice. Gesù per dirsi e darsi al mondo ha scelto una Parola estremamente semplice. Ma quella Parola è l’unica che ti trasforma la vita, ti fa passare “dalla morte alla vita”. Sono convinto che l’efficacia delle canzoni passi per questo impegno a vivere la Parola. Se infatti esprimono la vita sono efficacissime… si evangelizza in modo nuovo».
Pasquale Lubrano
ImC
Tel.02/48194361
Cell.347 81 09 407
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E-mail: christianmusic@fastwebnet.it
Un aiuto per cantare
Il canto può essere un momento di aggregazione per ascoltare e fare. E’ quanto si propone un coro che unisce la passione per la musica alla solidarietà
di Cristina Borzacchini
L’Ensemble Vocale Ambrosiano Onlus è nato nel 1996 da un gruppo di amici che pensavano di unire la musica alla beneficenza. La filosofia è rimasta e in questi anni decine di concerti hanno portatol’attività canora del gruppo
in varie località d’Italia, aiutando in campagne di solidarietà in
collaborazione con vari Enti, quali la Caritas Ambrosiana, la Croce Rossa, l’Opera San Francesco e tanti altri.
L’Ensemble attualmente è concentrato nello sforzo di raccogliere fondi da destinare ai minori in difficoltà. Il suo repertorio? Consiste soprattutto nel genere Gospel, il canto delle minoranze nere che hanno consegnato toccanti brani composti nel periodo nero della schiavitù. Canti che parlano
di speranza e di liberazione, canti che vedono dio come termine e premio della sofferenza. E’ un genere che attualmente sta prendendo “campo”nella
sensibilità del pubblico e riesce a fare brteccia per quella tensione emotiva e spirituale che sottende ogni canto. Canto che è sempre – o qualsi – ispirato a episodi biblici che illuminano la realtà dolorosa e senza possibilità di riscatto del quotidiano. Go down Moses, o Joshua fit the battle of Jerico, Oh happy days, sono solo alcuni tra i canti più famosi,
entrati nell’orecchio di tutti.
L’occasione per ascoltare l’Ensemble il 20 marzo si è coniugata con la raccolta di offerte in favore delle profughe e dei bambini afghani, in collaborazione con Donne in Nero, una rappresentante era presente e della sua recente permanenza a Kabul, ha raccontato l’estrema povertà che dilaga.
L’assocoazione è Rete internazionale di donne che ripudiano ogni forma di guerra, di terrorismo, di fondamentaliusmo e di violazione dei diritti umani e civili. L’impegno è cercare pratiche non violente per la risluzione dei conflitti. amuoverle è il contatto diretto con le donne che vivono la realtà dei luoghi dove la violenza e la povertà sottomettono la pacifica
convivenza: nei luoghi palestinesi e israeliani, nei Balcani, nel
Kurdistan, in Algeria.
Dal 1999 le Donne in Nero hanno iniziato un percorso comune con le donne afghane di due distinte associazioni: L’HWCA (Humanitarian assistance for the Women and the Children in Afghanistan), una ong composta in maggioranza da donne profughe afgane. Si dedica unicamente all’assistenza umanitaria e di sviluppo.
La RAWA (Revolutionary Association of Women of Afghanistan) è una associazione di donne femministe fondata nel 1977. Nate con lo scopo di portare allo scoperto la situzione del popolo afghano, opera per la fine del fondamentalismo che, nelle sue varie espressioni, colpisce soprattutto
la donna. Che può e deve essere parte integrante del processo di ricostruzione democratica. Le due associazioni, pur in maniera separata, gestiscono attività di emergenza per l’accoglienza dei profughi, gestiscono orfanatrofi e offrono l’assistenza sanitaria. Promuovono attività artigianali, attività didattiche e socisli, attraverso corsi di alfabetizzazione per bambini e donne, per lungo tempo esclusi dai percorsi
di formazione.
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Don Matteo a New York
Il prete-cantautore si è esibito alla Fordham University
Pietro Pontremoli
PAVIA. Esattamente sette giorni fa, a New York, presso la Fordham University del Bronx, don Matteo Zambuto ha tenuto un concerto.
Invitato da Radio Maria New York, don Matteo ha officiato prima la messa e poi alle 15 (ora locale) si è esibito in un concerto durante il quale ha cantato le sue canzoni. Il sacerdote cantautore ha eseguito gran parte del suo repertorio: da «Con te camminerò» a «Le tue mani», da «Cristo è vivo»
passando per le canzoni che compongono l’album donato al Papa da Zambuto, «Maria, speranza nostra» ed altre ancora. Ma soprattutto ha aperto il concerto con il brano «Lover Manhattan» scritta dal pavese Sebastiano Rizzo che ha commosso i presenti.
È stata un’esperienza veramente toccante per don Matteo che ha affermato l’alto grado di sensibilità di questi italiani lontani dalla loro terra e soprattutto il loro profondo legame con l’Italia ed anche con i valori cristiani.
«L’aver avuto la possibilità – afferma Zambuto – di ascoltare canzoni cristiane cantate in italiano da un italiano, è stato per loro un momento
di profonda emozione perché è servito in certo modo a riportarli col pensiero ad una terra che non hanno mai dimenticato ed a cui sono intimamente legati».
Inoltre don Matteo è stato toccato dal gesto di una giovane ragazza disabile che durante il concerto lo ha avvicinato donandogli un rosario a dimostrazione del fatto che le canzoni ed il fare di Zambuto sono veramente
arrivati al cuore di tutti. «Sono anche riuscito – prosegue don Matteo Zambuto – a rivedere dopo
trentacinque anni alcuni miei parenti che vivono a Cleveland e questo mi ha riempito di gioia tant’è che, compatibilmente con i miei impegni di amministratore parrocchiale di Trovo, spero di potere riuscire a tornare».
Questa speranza non è solo di don Matteo ma di quanti lo hanno pregato di tornare a fine novembre per una serie di concerti nel Tennessee, nel New Jersey, ed ancora a New York. Nel frattempo il messaggio cristiano e le
parole di don Matteo continueranno comunque a essere di conforto sotto forma di cd e cassette con il repertorio del prete-cantautore che molti dei presenti a New York hanno acquistato con entusiasmo.
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PALARAVIZZA
“Canta la vita”
torna l’8 giugno
PAVIA. Conto alla rovescia per «Canta la vita». L’appuntamento al PalaRavizza dell’8 giugno è vicino e le date delle semifinali ormai stabilite: il 17 al teatro del quartiere Scala ed il 24 a Broni presso il teatro De Tommasi. L’evento organizzato da don Matteo Zambuto è di matrice cristiana ma lui stesso vuole specificare che «la musica cristiana non è solo fatta di canti liturgici, anzi; le canzoni di questo evento sono di ispirazione cristiana ossia vengono ispirate dal Vangelo e può ben essere
considerata musica leggera tout court dal punto di vista globale, quello che fa la differenza è lo scopo: non commerciale ma veicolo di valori sani».
E fra i vari artisti e personaggi presenti, Sal Solo, Franco Fasano, Danilo
Amerio e Giuseppe Romano, presenzierà anche il Celentano junior, Giacomo. «Non è nuovo ad eventi del genere – sottolinea don Matteo – avendo partecipato ad altri raduni cristiani ma soprattutto è una persona fermamente convinta dei valori che compongono il cristianesimo. Per questo- sottolinea don Matteo – ci siamo trovati subito in sintonia ed è per me un
piacere averlo fra gli ospiti».
Per ulteriori informazioni si può chiamare don Matteo ai numeri
335-6757237, 339-2271768 oppure Claudio Cantoni al 339-855522.
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