dal Messaggero Veneto del 23/11!2001
Nuovi particolari dell’inchiesta dei carabinieri sullo spaccio nelle scuole e nelle discoteche friulane
Festini con la droga nei dolci
Biscotti e torte a base di hascisc e marijuana per iniziare i minori all’uso di stupefacenti
di CHIARA CARELLA
Si organizzavano festini con la droga nei dolci e così si iniziavano i minorenni all’uso di sostanze stupefacenti. Biscotti, budini e torte a base di hascisc e marijuana venivano infatti preparati e offerti alle feste che alcuni adolescenti organizzavano nei fine settimana o in occasioni particolari.
Nuove, sconcertanti rivelazioni emergono dall’inchiesta dei carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Udine sullo spaccio di droga all’istituto tecnico industriale Malignani di Udine e nelle discoteche. L’indagine, come si ricorderà, ha portato all’arresto di 14 giovani, alla denuncia di 75 e alla segnalazione di centinaia e centinaia di ragazzi alla Prefettura per consumo di sostanze stupefacenti.
I militari dell’Arma avrebbero ascoltato alcuni ragazzi che hanno confermato l’organizzazione di festicciole molto particolari. A volte nei fine settimana, ma anche in occasioni importanti, come l’ultima notte dell’anno, il giorno di Pasquetta e a ferragosto, si sarebbero organizzati droga-party allargati anche a chi ancora non faceva parte del giro. Le specialità erano i biscotti, i budini e tortine a base di hascisc. E alcuni di loro erano ormai diventati pasticceri provetti.
L’hascisc veniva sciolto nel burro fuso, quindi veniva amalgamato ai soliti ingredienti, uova, farina, latte. Più burro c’era, più forte era l’effetto e lo “sballo” era garantito. La marijuana era invece utilizzata per preparare il budino. La sostanza stupefacente veniva fatta bollire a lungo nel latte. Rilasciava così il th5, il principio attivo della droga, e il latte era pronto per essere utilizzato per il budino. Per coprire il sapore amarognolo della marijuana, i pasticceri della droga avevano pensato bene di riempirlo di caramello che lo addolciva molto e così, in molti casi, neppure ci si accorgeva che quel budino era un po’ diverso dai soliti.
L’altra prelibatezze di queste serate era poi una specie di tortino il cui aspetto non era molto invogliante. Qualche ragazzo ricorda che era di un colore tendente al verdognolo. Il sapore, però, pare non tradisse il fatto che il dolce conteneva hascisc. Anche in questo caso, infatti, il procedimento era lo stesso. Il burro veniva fuso assieme all’hascisc, che è solubile nei grassi, e il gioco era fatto.
I dolci, come si diceva, erano offerti in festicciole che i ragazzi organizzavano nelle loro abitazioni messe a disposizione dagli stessi genitori che ignoravano tutto quanto. Spesso erano le seconde case, al mare, in montagna o in campagna, dove i giovani avevano campo libero e potevano dilettarsi anche in cucina. Dai racconti fatti, sembra che l’effetto di questi dolci fosse immediato ed “esplosivo” e, chi non aveva mai preso sostanze stupefacenti, restava talmente impressionato che ne chiedeva porzioni o dosi sempre maggiori. Sì perché comunque i festini non erano soltanto gastronomici, alla fine si fumava e si beveva il the. Naturalmente alla marijuana. Anche la bevanda calda, infatti, veniva preparata con le foglie lasciate a lungo in infusione. Dolci, the e pastiglie di ecstasy e via a ballare fino a notte fonda.
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«Non percepiscono il rischio»
Un medico del Sert: ecco cosa provocano gli stupefacenti
Provocano gravi disturbi e, col tempo, danni irreparabili al sistema nervoso. Di droga si può anche morire, come purtroppo è accaduto anche di recente. Eppure i giovani non hanno la percezione del pericolo, del rischio che stanno correndo quando assumono sostanze stupefacenti. «Per coloro che la usano, droga è sinonimo di benessere – afferma il dottor Enrico Moratti del Servizio per le tossicodipendenze -. La definiscono di frequente ‘amore universale’, perché dicono di sentirsi come fratelli, più vicini ed in sintonia e senza ansie».
Ma quand’è che una persona viene considerata drogata?
I manuali di medicina individuano diversi criteri che devono essere riscontrati nell’arco di 12 mesi – chiarisce Moratti -: ad esempio la tolleranza, ossia il bisogno di dosi sempre più elevate; l’astinenza, vale a dire il malessere in caso di mancata assunzione, ma è determinante un uso continuativo nonostante la consapevolezza di averne un disturbo fisico, psichico o sociale».
Nemmeno le campagne informative e sanitarie servono a molto. Sebbene descrivano accuratamente le complicanze derivanti dall’uso di stupefacenti nel breve e nel lungo periodo sono poco seguite. «Il motivo – chiarisce il dottor Enrico Moratti del Servizio per le tossicodipendenze di Udine – è che la realtà apparentemente contraddice medici ed esperti. Gli adolescenti si fidano semplicemente delle loro percezioni: vedono in discoteca un amico che balla felice dopo aver inghiottito una pastiglia e lo imitano senza problemi».
E così risulta inutile spiegare loro che, sebbene in rarissimi casi, queste sostanze possono causare la morte. «Infatti nei momenti immediatamente successivi all’assunzione – prosegue il dottor Moratti – si potrebbero verificare crisi acute: ad esempio, un’aritmia cardiaca potrebbe portare a un ictus cerebrale, poi c’è il cosiddetto colpo di calore (o ipertermia maligna), cui si aggiungono problemi a carico della circolazione sanguigna e del fegato.
A lungo andare, pare (perchè gli unici dati certi si riferiscono ad esperimenti condotti su animali) che ecstasy e simili sostanze abbiano un effetto neurotossico, vadano cioè ad agire sulle cellule del cervello che producono una sostanza chiamata serotonina, responsabile del sonno, dell’umore, dell’appetito, della memoria e dell’apprendimento. Si tratta però di deduzioni empiriche e non è ancora chiaro se tali effetti abbiano carattere permanente».
A.R.
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«Ragazzi poveri affettivamente»
L’intervista a don Larice, che da 25 anni dirige il Centro solidarietà giovani
«Drogarsi non è più un sintomo di emarginazione o un atto di protesta sociale. Oggi è un rito della tribù giovanile, il loro modo per stare bene insieme. Credo che la droga sia diventata come un qualsiasi bene di consumo e, anche se è illegale, circola liberamente. E l’opinione pubblica non ne è colpita. Si tratta di un mutamento radicale nel consumo di stupefacenti». Così don Davide Larice. Da 25 anni dirige il Centro solidarietà giovani, una comunità terapeutica che segue le problematiche connesse alla tossicodipendenza.
Sta dicendo che siamo di fronte a una nuova figura sociale del drogato?
«La figura del vecchio eroinomane va scomparendo, mentre aumenta l’uso di droghe sintetiche (ecstasy) e di cocaina, in particolare tra i giovani. Ciò che colpisce è che loro non si ritengono tossicodipendenti e di conseguenza non sentono il bisogno di smettere. Spesso si tratta di persone socialmente inserite, magari provenienti da famiglie benestanti, che lo fanno per moda o per seguire la cultura della discoteca».
Come le appaiono questi ragazzi?
«Conoscendoli, si scopre che il loro entroterra culturale e affettivo è molto povero. Sono, comunque, teen-ager normalissimi, tranquilli che non assumono atteggiamenti trasgressivi (come i drogati di una volta), ma ricercano la loro identità tramite il possesso di oggetti o attraverso particolari stili di vita ritenuti simbolo di indipendenza. Non fanno altro che soddisfare continuamente bisogni indotti dalla società consumistica».
Cambiando il tipo di droga e le modalità di assunzione, cambiano le terapie?
«No, il punto di partenza è sempre quello. La comunità cerca di favorire le relazioni interpersonali (che oggi i giovani stabiliscono con estrema difficoltà), di creare una cultura del limite, di far comprendere l’importanza del sacrificio e della sobrietà e, non ultimo, di infondere autostima».
Ha senso, secondo lei, distinguere tra droghe leggere e pesanti?
«No, nel modo più assoluto. Anzi, insistere sul concetto di droga leggera e dire che la maggioranza dei giovani ne ha o ne ha fatto uso, significa legittimare un atteggiamento, per nulla condivisibile, riassumibile nella frase: Lo fanno tutti, che male c’è? Anche i ragazzi della comunità sono concordi nell’affermare che solo eliminando tutti i tipi di droga, alcool incluso, si può uscire dal tunnel. Non è una questione né di qualità, né di quantità! Queste sono inutili disquisizioni: il vero problema è, ribadisco, l’esistenza di vuoto morale a monte».
Insomma, la droga non sarebbe la causa, bensì l’effetto di un disagio esistenziale?
«Esattamente. Un disagio che dovrebbe essere guardato con maggiore attenzione dalla scuola, dagli enti e dai servizi pubblici, ma anche dalle stesse famiglie. Invece questo, in particolare negli ultimi anni, sembra essere diventato un problema marginale. Ci si ferma alle apparenze di un ragazzo curato, ben vestito e con il cellulare…e tutto va bene. Al massimo nascono sportelli e centri di ascolto, ma, come dicevo, i veri centri di ascolto dovrebbero essere le persone più vicine al giovane, ossia i familiari e gli insegnanti».
Don Davide, quali sono i servizi che offre il vostro Centro?
«Nel corso degli anni abbiamo sviluppato una serie di strutture. C’è il ‘servizio di accoglienza’, gestito da un équipe di esperti (psicologi, educatori e operatori sociali), che ha la funzione di individuare e predisporre un programma di cura e sostegno. Abbiamo poi la ‘comunità terapeutica residenziale’ e la ‘cooperativa solidarietà’, con cui sviluppiamo la terapia e troviamo uno sbocco lavorativo al giovane. Nel Centro infatti c’è pure una scuola professionale per operatore grafico, insieme ad un ambulatorio medico-odontoiatrico e ad un servizio di terapia per le famiglie».
Anna Rosso
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I genitori hanno allertato la dirigente scolastica che ha consegnato tutto il materiale agli inquirenti
Figurine agli allievi, controlli alla Ellero
I Cc vigilano per la distribuzione di Dragon Ball da parte di uno sconosciuto
Uno strano personaggio si aggirava davanti alla scuola media “Ellero” e per questo gli ingressi della struttura sono sotto il controllo delle forze dell’ordine. Mattino e pomeriggio le pattuglie dei carabinieri stazionano nei pressi dell’istituto scolastico per verificare se l’uomo, che può avere un’età tra i trenta e i trentacinque anni, continua ad avvicinare i ragazzini distribuendo le figurine del noto cartone animato giapponese Dragon Ball.
L’ha già fatto nei giorni scorsi, all’indomani dell’operazione antidroga portata a termine al Malignani, creando non pochi sospetti tra i genitori che hanno subito notato la presenza di un estraneo vicino alla scuola.
«Tutto è accaduto qualche giorno fa, intorno alle 13. All’uscita dei ragazzi, un uomo, che stando alla descrizione fornita dagli alunni poteva avere un’età tra i 30 e i 35 anni, sostava davanti al cancello della scuola e distribuiva pacchetti di figurine di Dragon Ball» spiega la dirigente scolastica Anna Maria Germini, che ammette di essere stata allertata dalle mamme che attendevano i bambini alla fine delle lezioni.
A quel punto il dirigente scolastico non ha perso tempo, tant’è che il giorno seguente, appena suonata la campanella d’ingresso, per verificare se quanto le era stato riferito corrispondeva a verità, si è recata nelle classi e ha raccolto le figurine ancora in possesso dei ragazzi. «Considerato che non sono immagini da lasciar circolare nelle scuole, mi sono fatta dare dagli allievi i pacchetti delle figurine che avevano conservato» continua la professoressa Germini, nel confermare di aver consegnato, a sua volta, il materiale ai carabinieri di Udine. «Mi è stato detto che dietro alla distribuzione delle figurine possono nascondersi intenzioni di vario tipo» riferisce la dirigente scolastica, la stessa che ha chiesto l’introduzione delle misure cautelative per evitare che altri personaggi strani stazionino nei pressi della scuola.
Da qui l’intensificazione dei controlli delle forze dell’ordine che, nelle ore mattutine e pomeridiane, transitano in via Divisione Julia.
Per ora questo è l’unico caso che ha creato del panico nelle scuole medie inferiori della città dove, assicurano i dirigenti scolastici, i controlli non sono mai venuti meno. «Provvedimenti del genere non li abbiamo mai presi anche se, grazie all’ottimo rapporto con la vicina stazione dei carabinieri, i controlli delle forze dell’ordine non mancano. Segnaliamo sempre la presenza di personaggi strani o delle persone che si fermano più del dovuto nella cabina telefonica» ammette una collaboratrice del preside della scuola media “Bellavitis”, nel sottolinea che finora non sono stati registrati fatti preoccupanti.
Lo stesso avviene alla scuola media di piazza Garibaldi “Manzoni”: «Qui – afferma il dirigente scolastico – spesso c’è qualche agente in borghese che controlla la situazione». Nessun allarme neppure alle medie “Fermi” e “Marconi”, dove non è mai stato segnalato alcun personaggio dal fare sospetto che avvicinava i ragazzi.
In tutti gli istituti scolastici, invece, vengono promosse iniziative per mettere al corrente gli allievi dei rischi che corrono se consumano sostanze stupefacenti e se eccedono con l’alcol e con il fumo.
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Il caso
Malignani
Ho letto le pagine del Messaggero sulla maxi-inchiesta al Malignani di Udine e, devo dire, non sono per niente rimasto sconcertato. Già gli studenti in un articolo affermano: si sapeva già, quasi tutti lo fanno e frasi del genere. Ora arriveranno come al solito i sociologi e gli psicologi a spiegarci il perché di tali avvenimenti. Ora tutti saranno allarmati visto che è scoppiato “il caso”.
È sempre così! Tutti si preoccupano quando suona la sirena. Invece è nella normalità delle giornate che si deve agire. A me sembra proprio che ci stiamo dirigendo verso lo sfascio. Drogarsi è normale, ubriacarsi di continuo è normale, calunniare è normale… tutto è diventato normale. Si può fare tutto contro tutti e contro se stessi, l’omertà dilaga (io non c’ero, io non c’entro, so ma non posso dirlo, sono amico del nemico e nemico dell’amico… frasi inquietanti ma vere).
Ma tutto ciò non vi preoccupa? Tutto ciò è normale? Spero solo che tutto ciò rappresenti solo una minima parte dei giovani (anche se sembra proprio di no). Lo so che il problema è molto complesso, ma spero, almeno, che leggendo queste righe anche un solo dica: «È vero, a me tutto questo modo di fare fa schifo e voglio cambiarlo, io questo schifo lo voglio affrontare e sconfiggere». Solo così giovani riusciremo a diventare un po’ migliori!
Lucio Riulini
Udine