Attenzione ai nichilisti: si annidano dappertutto

Nel corso della storia ci sono sempre stati due tipi di uomini, di cultura, di mentalità: i costruttori e i distruttori. Chi arava il terreno, lo seminava, raccoglieva le messi, e i predoni che arrivavano saccheggiando. I costruttori delle città e i nomadi che irrompevano dalle praterie, avidi e sanguinari.

Nel Medioevo esistevano individui e gruppi che odiavano il benessere delle grandi città mercantili come Venezia e Firenze e avrebbero fatto un rogo delle opere d’arte. Era la mentalità di Savonarola, di molti inquisitori, che vedevano dovunque male, arti demoniache, corruzione, impurità.

Nel secolo scorso Nietzsche li ha ben identificati e li ha chiamati nichilisti, dal nihil, niente. Perché non vogliono qualcosa, ma il contrario. Pieni di risentimento, di livore, essi sono contro tutto ciò che emerge, contro tutto ciò che funziona bene, che è sano, lieto, trionfante.

Li troviamo tanto a destra come a sinistra, fra i cattolici come fra i laici, perché la loro è una mentalità, l’essere contro, il poter azzannare, distruggere. I nichilisti di destra erano antisemiti perché gli ebrei erano intelligenti, ricchi, avevano successo. I nichilisti di sinistra erano contro il capitalismo perchè produceva ricchezza, abbondanza, benessere. I fascisti, alla domanda, volete la vita comoda? rispondevano: “No!”. E i marxisti ce l’avevano con Hollywood, la società dei consumi, la decadenza borghese.

Il nichilista sta male se vede gente soddisfatta, contenta, in pace. Adora il conflitto, la guerra, la distruzione. Gli fa piacere pensare che la società in cui vive è in crisi, sull’orlo della catastrofe. Sta sempre dalla parte dei suoi nemici, chiunque siano.

La mentalità distruttiva, nichilista, c’è all’interno di qualunque schieramento politico, perchè è un modo di pensare. Provate a confrontare con cura i diversi commentatori. I nichilisti sono quelli incapaci di un giudizio positivo, di un elogio, di una proposta costruttiva. Mordono, abbaiano, si indignano, si esaltano della loro ferocia. Le persone di questo tipo, nelle rivoluzioni, nei regimi totalitari, nelle guerre, vanno a fare mestieri a loro congeniali.

Nella Chiesa il persecutore e il torturatore degli eretici e delle streghe, durante il fascismo la spia dell’Ovra, in URSS i commissari politici, i funzionari della polizia segreta che perseguita i dissidenti e li manda nei campi di concentramento.
In un’epoca come la nostra, democratica, pacifica, senza polizie segrete, si inventano un mestiere da persecutore utilizzando quanto trovano.

Alcuni si sfogano facendo il giudice inesorabile, spietato. Altri si dedicano ad attività finanziarie di rapina.
Nel recente film Pretty Woman, c’è uno di costoro, che gode distruggendo le imprese industriali, sbranandole, mandando in rovina i loro proprietari.Molti sono nella malavita o hanno rapporti con essa. Quegli jugoslavi che, durante quest’estate, hanno massacrato famiglie intere per poche lire, sono gli eredi di una tradizione di briganti, di predoni.

Altri si trovano una nicchia in un giornale in cui attaccare sadicamente scrittori, intellettuali, artisti. Ci sono alcuni critici di questo genere che distruggono, con le loro parole, con i loro scritti, qualsiasi opera capiti nelle loro mani.

E più ha valore, più merita, più loro infieriscono, insultano, diffamano. Non potendo sfogare il loro odio con il rogo, lo soddisfano con la calunnia.
Altri li trovate nel vostro ambiente, tra i vostri colleghi, fra i vostri familiari, fra i vostri falsi amici. Ciò che li accomuna è la più totale mancanza di rispetto per il vostro lavoro, per ciò che avete edificato con cura, con dedizione. Loro lo spazzano via con una parola, con una battuta.

E sono felici di vedervi soffrire.


(Francesco Alberoni – Corriere della Sera 29/10/90)