18 anni: maturare o restare adolescenti?

Chi vive in mezzo ai giovani si sente a volte dire:
«Fra qualche giorno sarò maggiorenne e di solito i ragazzi, raggiunta questa età, già sì sentono degli adulti e cambiano radicalmente i lo ro modi abituali dl fare. Io ancora non ml sento un ragazzo maturo, ho soltanto una gran voglia dl divertirmi e dl rimanere fedele al miei modi dl fare, che fino ad ora ml hanno contraddistinto. Ma non vorrei che ciò mi identificasse con un ragazzo ritardato rispetto agli altri.

Mio fratello più grande e anche mio padre, mi dicevano quando ero adolescente: «Ma quando maturerai un po’?». «Cerca di crescere, ragazzo, perché il tempo passa anche per te!».
Che cosa intendessero concretamente non lo so; forse volevano farmi capire che la maturità è anche una conquista e che il superamento dei passaggi obbligati richiede impegno e volontà.

Certo non si riferivano alla maturità fisiologica che tutti raggiungono attorno al 25 anni, se non intervengono disfunzioni o malattie particolari.
In genere, si pensa alla maturità psicologica della persona: essa segue un percorso del tutto specifico, con tempi e modi diversificati per ognuno. E non coincide certo con la “maggiorità” stabilita civilmente, per la quale si è considerati adulti.

Ci sono dei sentimenti contrastanti che un adolescente prova alle soglie della giovinezza. Da una parte, appunto, si vorrebbe già essere maturi, più adulti, più responsabili, almeno come certi amici; dall’altra si sente la paura di crescere, perché si intuisce che si dovrebbe rinunciare a quello che gratifica maggiormente e perdere quei modi di fare che fino ad allora uno si è costruito. E sa non si ha il coraggio dl fare il passo resta, appunto, la paura di apparire ritardato nei confronto con gli amici.

Come uscirne?
La grande chance che hai tra le mani è quella di decidere di crescere, cioè aderire liberamente ai processo di maturazione già avviato. È un processo che ha bisogno però di essere completato, superando un passaggio obbligato.
Anche se ne eri incosciente, ti è già successo dl superare alcuni passaggi obbligati vivendo la legge della crescita: quella del perdere.

Quando sei nato, hai dovuto perdere il calore e la protezione dei seno materno; più tardi hai dovuto perdere la tendenza a monopolizzare il rapporto col padre e la madre per aprirti ad altri rapporti. Entrando nell’adolescenza hai dovuto rinunciare alle sicurezze e alla relativa tranquillità della fanciullezza. Ora la vita ti chiede di perdere quei comportamenti che «ti hanno contraddistinto», come adolescente, per accedere alla giovinezza.

E la paura? La paura del perdere può essere superata più facilmente se si guarda a quanto si guadagna. La maturità si manifesta in una serie di rapporti più liberi e più gratificanti: con se stessi ad esempio, perché ci si accetta come si è; con gli altri, perché c’è una più grande apertura e capacità di accoglienza. Inoltre aiutano la maturazione, il tendere a realizzare un ideale, la volontà di vivere situazioni anche difficili in maniera positiva, e soprattutto lo sforzo ad uscire da se stessi per essere dono. La maturità, scrive io psicologo lonata, può essere sintetizzata in una parola: «nel dimenticare se stessi, per gli altri»

Si dice infatti che una pesca è matura quando sì stacca dall’osso, per essere un dono per gli altri.
Anche ora possiamo essere maturi, se abbiamo raggiunto il punto giusto di umanità che aiuta gli altri a crescere e li fa felici.

(di Amedeo Ferrari)