Si parla sempre più spesso dl “società dell’informazione” che sta per arrivare.
Come posso prepararmi, io studente?’

Conosco un papà che fa spesso rifare i rlassunti ai figlio undicenne, finché non rispecchiano bene i concetti essenziali dei testo originale. Forse quel papà non lo sa, ma in questo modo lo prepara a ben inserirsi domani, da grande, nella cosiddetta “società dell’informazione”

Calcolatori e reti di telecomunicazione renderanno Infatti molto facile l’accesso, il trasporto e la manipolazione di un bene immateriale, l’informazione. Questa diventerà sempre più fonte di crescita e di ricchezza per quelle persone, aziende. nazioni che sapranno generaria, utilizzarla e metterla a disposizione del milioni dl potenziali frultori nel mondo.

Se conosci Internet, la rete mondiale dl calcolatori, hai già un’idea delle potenzialità che ci sono.
lì problema che già oggi appare chiaro è che questo flusso di informazioni sarà, probabilmente, talmente elevato da rischiare di ottenere l’effetto opposto: troppa informazione uguale nessuna informazione.

SI sente spesso gente che si lamenta di non riuscire a star dietro a tutta la produzione informativa del suo settore dl interesse, perdendo quindi in aggiornamento e competenza individuale. Allo stesso tempo è spesso vitale capire e sapere cosa succede in altri settori, magari anche lontani dai proprio, ma che possono avere un impatto notevole sulla propria attività.

Non c’è tempo per leggere ed informarsi su tutto; perciò bisogna che qualcuno selezioni le notizie per noi, le colleghi e fornisca sintesi e quadri globali dl settore o Intersettoriali, da cui partire per approfondimenti mirati e personali, solo dove e quando serve.

Chi ci farà questi riassunti? Chi selezionerà le notizie? E soprattutto chi le coliegherà creando le piste di lettura e di approfondimento? Qualche società privata si sta già speciauzzando In questo: una rete di esperti In vari paesi seleziona le notizie importanti nei vari settori, le trasmette ai centro che le sintetizza e le vende agli abbonati, su carta, CdRom o direttamente via rete di computer.

La scommessa In gioco è enorme. Evidenziare o no un argomento, coilegario o no a cento altri, proporre questo o quell’approfondimento, significa decidere contenuti e “qualità” dell’informazione del futuro.
Significherà “fare cultura” come e più degli intellettuali, giornalisti e scrittori di oggi.

Per far questo, servirà intuito, facilità di lettura e scrittura, elasticità mentale (ottimi il latino ed il grecol), capacità di analisi e sintesi. Bisognerà, come diceva Pascal, sapere un po’ di tutto invece che tutto di un po’’ (quindi per la specializzazione aspettiamo dl essere all’università). Tutte cose su cui conviene avere le idee chiare fin dagli anni di scuola.

Perciò coraggio, preparati bene. Alla società dell’informazione di domani serve gente competente e sveglia, ma soprattutto onesta e con senso morale; qualcuno insomma che colleghi e metta In evidenza le informazioni giuste, non quelle sbagliate.

Giulio Meazzini

I media e i giovani (dal Messaggero V. del 7/1/98)

Ecco alcuni brani di terni scritti dai ragazzi sui propri rapporti con l’informazione:

«Non leggo giornali di nessun tipo e tanto meno non guardo quel noiosissimo cubo che è la televisione. Credo di essere una delle ragazze più disinformate d’Italia. È colpa mia? Troppe volte ho provato a concentrarmi suile righe di un quotidiano o sulle parole bene scandite che quei personaggi imperturbablli pronunciano ogni giorno. Niente, non ci riesco, la noia e la voglia di allontanarmi sovrasta ogni mio buon proposito».

«Non mi vergogno di ammettere che il vociare di stampa, radio e tv mi arriva come un suono attutito, privo di forza, che mi sfiora quasi senza lasciare traccia. Non è stato sernpre così, giuro ci ho provato, ho cercato di capire».

«Si dice che la politica non interessa ai giovani. Ma bisognerebbe comprenderne il motivo: come può un ragazzo interessarsi a una cosa che non capisce e dalla quale anzi è allontanato da un’informazione confusa e
da un linguaggio sconosciuto?».

«Pur comprendendo che ogni argomento deve essere affrontato con un linguaggio specifico, penso che non sia giusto non dare a tutti la possibilita di capire e conoscere. Credo che in questo consista un limite dell’informazione e forse la causa del perché molti ragazzi non sono informati».

«Prendere in mano un giornale non è affatto semplice. Oltre che per le sue dimensioni, spesso paroloni su paroloni rischiano di ostacolarci e i diversi punti di vista di confonderci».

«Alle 20 cala un grande silenzio. La sala da pranzo tace, solo il televisore ha libertà di parola. Per trenta minuti solo lui sarà al centro di tutto. E il mornento nel quale i ragazzi preferiscono
“tagliare la corda”, mentre gli adulti sembrano incollati al televisore».

«Io e credo anche rnolti miei coetanei, trovo difficile seguire dei telegiornali o anche leggere degli articoli lunghissimi».
I«Il giornale radio regionale la mattina mi fa compagnia: l’informazione radio è a mio parere più diretta e concisa di quella proveniente dal turbine di telegiornali che ogni giorno si avvicendano quasi a gara sulle reti televisive sia pubbliche sia private».

«Se mi soffermo a pensare all’immagine che ho del telegiornale, mi appare la buffa faccia di Emilio Fede o l’intrigante rossa Lilli Gruber. Il motivo mi è oscuro, rna posso ipotizzare che la loro immagine pubblica, la loro disperata e a volte ipocrita ricerca di toni ed espressioni che li facciano apparire disinvolti ed emotivamente partecipi assorbono tutta la mia attenzione, distogliendomi dai fatti».

«E difficile ricavare ciò che di oggettivo c’è nelle parole di un telegiomalaio:. l’intonazione della voce, l’espressione facciale, la scelta lessicale, l’uso di figure retoriche, anche l’accavallamento più o meno provocante delle gambe: tutto è teso a persuadere l’ascoltatore che un certo fatto è bene, un altro è una vergogna».

«Un dato ha valore se può essere interpretato, se può reagire con chi lo riceve. Perde molto di questo valore se mi raggiunge con l’interpretazione di qualcun altro a braccetto. L informazione dovrebbe giungermi chiusa, ermeticamente intatta, non ossidata dalle opinioni altrui».

«Gli opinionisti non tardano rnolto a riempire pagine di elogi e biasimi, e la loro sveltezza mi crea talvolta cornplessi di inferiorità: possibile che io impieghi tanto per chiarirmi la mia idea su qualche questione?».

«Il mondo dell’informazione è la più grande potenza che un movimento possa avere, permette di affacciarsi con il viso ben impomatato nelle case di milioni di persone. In un panorama simile mi nesce difficile guardare all’informazione con fiducia».

«Certo è che se sono realmente interessata a una notizia la leggo su un giornale, un quotidiano».

« Nel caso si parli di uno scoop, di una scoperta incredibile, è tutto elevato al quadrato, anche se poi queste “notizione” sono puntualmente smentite».

«Per quanto riguarda la cronaca nera sembra sia la gara per stabilire chi la presenta nel modo più sadico: la foto del cadavere del bambino seviziato, della donna sgozzata sbattuta in prima pagina, preceduta dal titolo a effetto; il cronista che non ha un minimo di compassione davanti al dolore dei parenti, e continua a porre ininterrottamente domande».

«Su un pettegolezzo, una calunnia, si costruiscono casi su cui si discute per mesi interi. Intanto la vita degli interessati è vivisezionata, deformata, distrutta. La persona, di fronte al profitto che da lei si può ricavare, passa in secondo piano. Se i media sono unò specchio dei nostri tempi, l’immagine che se ne ricava è veramente preoccupante».

«La cosa più squallida è che ci viene mostrato ciò che noi vogliamo vedere: se la gente non fosse interessata a vedere le foto del vip nudo o del politico nudo sicuramente non si venderebbero tante copie di Novella 3000 e i paparazzi sarebbero disoccupati già da diverso tempo. La tv forse non mostrerebbe certe immagini raccapriccianti se non facessero duplicare il numero di telespettatori. Siamo realmente caduti così in basso?».

«Ho una teoria sull’informazione, anzi, sui messaggi negativi come omicidi, violenze e stragi. Più ne senti parlare, dalla mattina alla sera, più sei istigato a compierli. Pensate a quei poveri malati mentali, esauriti, pervertiti, complessati, come reagiscono con un bell’omicidio premeditato, con uno stupro di massa, con un bambino tagliato e bruciato che sentono arrivare nei loro cervelli. Se poi anche loro diventano “notizia”, è colpa loro?».

«Mancano oggi gli ideali di un tempo, e la nostra informazione non sariproporli in maniera adegnata. Essa mira soltanto all’ascolto’, al consumismo sfrenato,