Chi è incaricato dell’educazione dei giovani, deve prima imparare ad educare se stesso.

Ogni persona deve evolversi tutti i giorni, dai piccoli agli adulti. Chi è incaricato dell’educazione dei giovani, deve prima imparare ad educare se stesso.
Un insegnante ha un compito delicatissimo perché ha a che fare direttamente con delle persone, anche se giovanissime.
Durante l’insegnamento ogni docente deve proporsi di trasmettere calma, serenità, voglia di conoscere, valori, dolcezza e fermezza..

Come fare realmente per amare tutte le persone che Dio mette sul cammino dell’educatore? E i ragazzi non sono persone da amare? Come fare per amarli?

Prima di tutto bisogna considerare la realtà che l’educatore predica loro sempre:

1) Sono anch’essi figli di Dio e tutti gli uomini della terra. Come tali vanno amati ed ammirati, non tanto per i loro difetti che si devono aiutare a correggere, ma perché sono “persone” e perché hanno delle potenzialità nascoste che vanno sviluppate.

2) L’educatore deve guardarli con occhio benigno e considerarli realmente migliori di quello che appaiono. Non vanno giudicati per quello che in apparenza dimostrano. Se si dialoga in maniera più approfondita si trovano in loro dei valori che non osano spesso esternare. Si tratta solo di aiutarli a riflettere…

3) Un giorno ricorderanno più le belle riflessioni durante i dialoghi, i rinforzi positivi, gli incoraggiamenti. Le umiliazioni saranno rimosse…o li condurranno ad odiare la materia proposta.
“La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo “(1 Cor.13,4-7)
L’educatore, secondo Don Bosco, deve sentirsi spinto ad amare il ragazzo, in qualunque situazione si trovi, per portarlo alla pienezza d’umanità.

Don Bosco stesso nel sogno ha sentito dal Signore questa
frase: “non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità, dovrai guadagnare questi tuoi amici”

4) Bisogna essere realmente contenti di stare in mezzo ai ragazzi…”la prima felicità per un fanciullo è di sapersi amato” – diceva Don Bosco.

5) Amorevolezza è “stare con i ragazzi”. Il vero educatore passa con loro tutto il tempo possibile. ” Il maestro visto in cattedra, è maestro, è maestro e non più; ma se va in ricreazione con i giovani, diventa come fratello”

6) Le lezioni puramente cattedratiche generano odio e ripulsa verso la materia trattata. Non si può pretendere dai ragazzi la capacità di discernimento di un adulto. L’allievo che odia la materia sarà inconsciamente portato a fare altrettanto con l’insegnante, ed alla fine con la scuola.

7) L’insegnante ha spesso paura che la gioia che dimostra in classe attraverso il buon umore e le battute scherzose venga da loro mal interpretata. E rischia di presentarsi “musone” ed estremamente rigido. In questo modo si attira le antipatie del giovane che intuisce, attraverso la sua psicologia istintiva ed innata la tensione trasmessa dal suo formatore.

8) Quando l’educatore è costretto a riprendere l’allievo per qualche mancanza, dovrà cercare di applicare la pedagogia più equilibrata ed amorevole. Non tutti hanno lo stesso temperamento. C’è chi si offende, chi se la prende a cuore senza manifestarlo, chi rimane refrattario.
L’ abilità consiste nel discernere le varie situazioni . Con qualcuno si dovrà usare dolcezza, con altri severità e fermezza: l’importante che la correzione e l’ammonimento siano fatti con amore nel totale interesse della persona richiamata.

9) La valutazione dell’insegnante dovrà tenere conto dei molteplici fattori formativi (impegno, interesse, abilità comunicative, progresso, etc.) Spiegherà sempre con benevolenza all’allievo i motivi della valutazione, affinché non rimanga deluso a causa della superficialità e non si perda di coraggio per i suoi fallimenti. L’educatore deve sempre ricordarsi che il suo compito è “stimolare l’allievo ad amare la vita e la conoscenza”

10) La migliore educazione è l’esempio.
In aula vanno evitati con cura sbalzi di umore, trivialità o bestemmie, critiche distruttive nei confronti degli allievi, colleghi o superiori assenti, discriminazioni e offese, minacce e gesti inconsulti, sarcasmo , ingiustizie, sciocchezze e superficialità, perdita di tempo e trascuratezza, disordine personale e scarsa puntualità.

Gli allievi sono persone e come tali vanno rispettati!

Pier Angelo Piai