Siamo realmente “centrati”? Qual è il nostro vero equilibrio mentale?

L’essere” centrati”

In realtà non siete centrati. Siete solo momentaneamente centrati: ogni istante ha il suo proprio centro, perciò voi continuate a muovervi.

Quando la mente funziona, sentite che è la testa il centro. Quando siete innamorati, sentite che lo è il cuore.
Quando non state facendo nulla di particolare, siete confusi. Dove il centro sia non riuscite a scoprirlo, poiché questo potete scoprirlo solamente quando state lavorando, facendo qualcosa. Allora una particolare parte del vostro corpo diventa il centro.

Ma voi non siete centrati. Se non fate nulla non potete trovare dove sia il vostro centro dell’essere.
Un uomo totale è centrato. Qualunque cosa stia facendo, rimane neI centro. Se è la sua mente a funzionare, sta pensando. Il pensare si svolge nella testa, ma egli rimane centrato nell’interiorità. Il centro non gli manca mai. Usa la testa, ma non si trasferisce mai nella testa. Usa il cuore, ma non si trasferisce mai nel cuore. Tutte queste cose diventano degli strumenti, ed egli resta centrato.

In secondo luogo, egli è equilibrato. Ovviamente, quando uno è centrato, è pure equilibrato. La sua vita è un profondo equilibrio. Non è mai unilaterale; non è mai agli estremi. Rimane nel mezzo. Buddha ha chiamato questo il cammino di mezzo. Rimane sempre nel mezzo.

Un uomo che non sia centrato si sposterà sempre agli estremi. Se mangerà, mangerà molto: s’ingozzeràagrave;. Oppure può digiunare, ma il giusto mangiare gli è impossibile. Digiunare è facile, ingozzarsi va bene. Può stare nel mondo, essere impegnato, coinvolto in esso, oppure può rinunciare al mondo ma non può mai essere equilibrato.

Non riesce mai a rimanere nel mezzo, perché se non siete centrati non sapete neppure che cosa significhi ‘mezzo’. Una persona che sia centrata è sempre nel mezzo, mai ad alcun estremo, in ogni cosa. Buddha dice che il suo mangiare è un giusto mangiare: non è nè ingozzarsi, nè digiunare. La sua fatica è una giusta fatica: mai troppa, mai troppo poca. Qualunque cosa sia, è sempre equilibrata.

Prima cosa: una persona che abbia attuato se stessa sarà centrata; seconda cosa: equilibrata. In terzo luogo, se queste due cose si verificano – centramento, equilibrio – ne seguiranno molte cose.
Saremo sempre a nostro agio. Qualunque sia la situazione, si continuerà a essere a proprio agio. Dico” qualunque sia la situazione”, incondizionatamente, si continuerà a essere a proprio agio, perché chi è al centro è sempre a proprio agio. Anche se la morte viene, egli sarà a proprio agio. Riceverà la morte come si riceve qualunque altro ospite. Se viene l’afflizione, egli la riceverà. Qualsiasi cosa capiti, non può rimuoverlo dal suo centro. Anche questo essere a proprio agio è un sottoprodotto dell’essere centrati.

Per un uomo di tal fatta nulla è banale, nulla è grande. Qgni cosa è stupenda, Qualunque cosa egli stia facendo, qualunque cosa, è di sommo interesse. Nulla è banale. Non dirà che questo è banale mentre questo è grande. In realtà le cose non sono grandi; e non sono neppure piccole e banali. Il tocco dell’uomo è significativo. Una persona che abbia attuato se stessa, una persona equilibrata, centrata, trasforma tutto. Il tocco stesso fa le cose grandi.

Se osservate un Buddha, vedrete che cammina e ama camminare. Se andate a Bodh Gaya dove Buddha conseguì l’Illuminazione, sulla riva della Nairanjana – al posto dove egli usava sedere sotto l’Albero della Bodhi, vedrete che le orme dei suoi passi sono state segnate. Meditava per un’ora e poi passeggiava. Nella terminologia buddhista questo viene chiamato “cankramana ». Si sedeva sotto l’Albero della Bodhi, poi camminava. Ma camminava con un atteggiamento sereno come fosse in meditazione.

Qualcuno chiese a Buddha: « Perché fai questo? A volte ti siedi con gli occhi chiusi e mediti, poi cammini». Buddha disse: “Stare seduti per essere silenti è facile, perciò cammino. Ma porto dentro di me lo stesso silenzio. Mi siedo, ma interiormente sono lo stesso silente. Cammino, ma interiormente sono lo stesso si lente”.

La qualità interiore è la stessa. Incontra un imperatore, incontra un mendicante, ma Buddha è lo stesso: ha la stessa qualità interiore. Quando incontra un mendicante non è diverso, quando incontra un imperatore non è diverso. E’ lo stesso. Non è che il mendicante sia nessuno, e non è che l’imperatore sia qualcuno.

E invero incontrando Buddha gli imperatori si sono sentiti come mendicanti e i mendicanti si sono sentiti come imperatori.
Il tocco, l’uomo, la qualità rimangono gli stessi. Da vivo, ogni giorno al mattino usava dire ai suoi discepoli: “Se avete qualcosa da chiedere, chiedete pure». Lo stesso avvenne il mattino deI giorno in cui sarebbe morto. Chiamò i suoi discepoli e disse: « Se volete chiedere qualcosa, chiedete pure, e ricordatevi che questo è l’ultimo mattino. Prima che questo giorno finisca, io non ci sarò più’.

Egli era lo stesso. Questa era la sua domanda giornaliera al mattino. Egli era lo stesso! Quel giorno era l’ultimo, ma egli era lo stesso. Proprio come in un qualunque altro giorno, disse: “Bene, se avete qualcosa da chiedere, chiedetelo pure ma questo è l’ultimo giorno».

Non c’era alcun cambiamento nel tono, ma i discepoli cominciarono a piangere. Si dimenticarono di chiedere alcunché.
Buddha disse: “Perché piangete? Se aveste pianto in un altro giorno, non sarebbe importato. Ma questo è l’ultimo giorno. Stasera non ci sarò più, perciò non perdete tempo piangendo. Un altro giorno non sarebbe importato; avreste potuto perdere tempo’. Non perdete tempo piangendo. Perché piangete? Chiedete quanto avete da chiedere ».

Era lo stesso nella vita e nella morte.

(di S.Rajneesh)