Conosciamo Udine: il passaggio a Venezia e le invasioni turche
Udine ai veneziani non si presentava molto bene. Le strade erano tortuose e strette, non selciate; le case erano di paglia e senza vetri alle finestre; gli animali scorrazzavano liberi e c’era molta sporcizia veicolo di infezioni.
I luogotenenti cercarono di porre rimedio con nuove costruzioni mentre il comune emanò dei decreti per l’igiene.
Lodovico di Tech, il patriarca spodestato, cercò per due volte con le sue truppe ungheresi di riprendersi la città ma i Veneziani non lo lasciarono neanche avvicinarsi alle mura. Una nuova minaccia però si profilava all’orizzonte. L’impero turco stava attraversando il periodo di massima espansione.
Nel 1453 aveva conquistato Costantinopoli e ora premeva verso nord. Il 21 settembre 1472, un cronista vicentino riferisce che in quell’anno “ben 8000 barbari passavano l’Isonzo condotti da Abaseco, uomo feroce ed avveduto guerriero”. Era questa la prima apparizione dei turchi in Friuli.
Essi arrivarono fino alla villa di Cussignacco, nella periferia di Udine, per poi ritirarsi. Nella regione fecero molti prigionieri con numerose devastazioni ed incendi. Venezia per fronteggiare questo pericolo, fece riattare tra il 1473 ed il 1475 alcune fortificazioni lungo l’Isonzo.
Il 29 ottobre 1477, ci fu una seconda incursione. I turchi, guidati da Iskanderbeg Michaloghli, (non il Castriota), pascià della Bosnia (Paschini), giunsero con 15.000 cavalieri sull’Isonzo, ruppero le difese del Goriziano e invasero la pianura, arrivando fino a Udine. Penetrarono per porta Gemona e diedero alle fiamme la chiesa di S. Quirino; ma un numeroso gruppo di cittadini comandati da Martino Vincenzi li mise in fuga riuscendo poi a spegnere l’incendio.
Nel settembre del 1478 al Provveditore, poi luogotenente Giovanni Emo fu dato incarico di rinforzare le mura di Udine. Il 23 febbraio 1479 Venezia stipulò un trattato di pace ventennale con i turchi.
Nel 1477 tutti gli uomini del Luogotenente morirono di peste, mentre questi si rifugiò a Cividale. La causa principale delle epidemie erano le numerose persone di varie razze che per sfuggire ai Turchi, cercavano rifugio in città e fra questi v’erano alcuni colpiti dal morbo. Scaduto il trattato ventennale dei Turchi con Venezia, nel 1499 ci fu l’invasione più feroce.
Furono distrutti 132 villaggi e a migliaia si contarono i morti e i prigionieri. Udine però non fu toccata da questo flagello. In questo secolo ci furono parecchie epidemie di peste: Vincenzo Joppi ne conta ben sedici. Già dal 1445 era stato istituito un lazzaretto a San Gottardo dove c’era una cappella.
Occorre infine ricordare che a Udine e nel Friuli infierì un problema di natura economica. Fu questa la piaga degli usurai ebrei e toscani. Problema che aveva assunto tali dimensioni da spingere le confraternite della città ed il Comune di Udine ad istituire nel 1496 il Monte di Pietà che ebbe la sua sede in via Mercatovecchio.
Sandro Shultz