Per la custodia dell’icona taumaturga, all’inizio del 1516 si diede principio alla cappella, che ancora si conserva. Vi si accede da due porte laterali dell’altare di San Pellegrino Laziosi. Attualmente è dedicata al beato Bonaventura da Forlì.
Quando venne costruita, il p. Filippo Albrizzi, teologo e grande predicatore dell’Ordine dei Servi, lanciò un concorso tra i poeti udinesi, perché l’avvenimento fosse celebrato con delle opere poetiche, che poi, raccolte in un’urna, sarebbero state sotterrate sotto il pavimento della cappella.
Alcune di queste opere si conservano ancora.
La costruzione si concluse verso la metà del 1518. L’architettura è semplicissima.
A pianta rettangolare, si apre in un piccolo presbiterio racchiuso da un’abside circolare, Il pavimento, come quello del santuario, originariamente era parte in pietra e parte in legno colorato.
Sia la pietra che il legno giocavano sui colori rosa, nero e bianco: il tutto ideato ed eseguito dal lapicida Bernardino da Tricesimo. Il soffitto è a volta.
Da ognuna delle pareti laterali si innalzano tre archi a sesto acuto, che terminano ad un terzo del soffitto. Nelle sei lunette e nelle sei unghie rimangono le testimonianze degli affreschi di Gaspare Negro iniziati nel maggio del 1518.
Tre sono le figure ancora identificabili dentro le lunette: sant’Orsola, santa Barbara e santa Maria Maddalena. Nelle unghie si leggono i volti di alcuni angeli.
L’altare era in pietra, scolpita nel 1517 dal lapicida Filippo di borgo Pracchiuso.
Nel 1518 la tavola della Vergine veniva inquadrata in un’ancona di legno dorato, opera di Giovanni Martini (1455 circa- 1535): ai lati del quadro c’ erano due angeli in venerazione. Dai registri di fabbrica contemporanei si può ritenere che tale lavoro sia stato commissionato insieme dai frati e dalla Confraternita di S. Maria delle Grazie, la cui esistenza in santuario e testimoniata fin dal1502. L’ancona e l’altare vennero sostituiti da uno nuovo, con pala in marmo scolpito, nel 1689. Fu montato dal maestro muratore Andrea Vasellari. Nel 1767, mentre si stava per inaugurare la nuova cappella, questo secondo altare fu regalato a don Filippo Renati: si conserva ancora nella cappella dell’omonimo istituto.
Attualmente, oltre agli affreschi del soffitto, si puo ancora ammirare: un semplice altare, nel quale sono conservate le reliquie del beato Bonaventura da Forlì (m. 1491 ); sulla parete di sinistra due affreschi rimossi da una casa distrutta presso la chiesa di san Valentino in borgo Pracchiuso; sulla parete di destra alcuni cimeli attribuiti alIa beata Elena Valentinis (m. 1458).