L. Bianchini : Giovanni Emo dona l’icona taumaturgica alla città di Udine e ai servi di Maria
Il santuario delle Grazie viene chiamato anche la basilica d’oro per la preziosità degli affreschi del soffitto e la ricchezza degli ornati. A tutto questo non vi corrisponde però un adeguato valore artistico.
Dieci anni dopo la solenne incoronazione della Vergine e dei precedenti lavori di decorazione nella cappella della Madonna, si iniziò, nell’aprile del 1880, ad affrescare il soffitto dell’intera chiesa.
Per l’opera figurativa è assunto il pittore Lorenzo Bianchini (1825-1892), mentre per i lavori di decorazione viene scelto il pittore Ferdinando Simoni: sono gli stessi che operarono nella cappella della Vergine.
L’insieme dell’opera è concepito secondo i canoni della pittura sacra antica: un libro aperto per gli analfabeti, dove si possono leggere le verità fondamentali del cristianesimo e il patrimonio delle tradizioni della chiesa locale. Nell’aprile del 1880 si diede inizio alla decorazione dell’abside, che fu terminata nell’agosto dello stesso anno.
(L;Bianchini : la Beata Vergine, consolatrice degli afflitti)
Fra stucchi ornamentali ed altre decorazioni pittoriche vengono ricavati tre spicchi dorati, nei quali, al centro, è dipinto il Padre eterno con la colomba dello Spirito Santo in una gloria d’angeli;
a destra la natività di Gesù, a sinistra Adamo ed Eva nel paradiso terrestre con i segni del peccato d’origine.
Nell’arcata, che divide l’abside dalla cupola, sono dipinti san Gottardo, san Valentino e un gruppo d’angeli. Il fregio in stucco è composto da ornamenti di foglie d’acanto, interrotto nella sua lunghezza, ogni due metri, da un puttino; questa decorazione, partendo dall’abside, fascia il presbiterio e l’intera navata.
Tutto il lavoro fu eseguito da Giacomo Monaglio di Udine.
L’anno successivo, fra il marzo e l’agosto, si lavorò alla decorazione della cupola.
Questa è il luogo della glorificazione.
Infatti, nei quattro grandi riquadri si ammira: l’incoronazione della Vergine Maria in una gloria d’angeli da parte della SS. Trinita;
a destra una gloria d’angeli con figure di santi;
a sinistra sempre gloria d’angeli con figure di sante;
di fronte all’incoronazione della Vergine, gruppo d’orchestra formato da angeli.
Nei pennacchi sono dipinti quattro profeti, Daniele, Geremia, Ezechiele e Isaia.
Le arcate che sostengono la cupola sono decorate con fogliame e fiori in chiaroscuro su fondo dorato.
Tre anni più tardi si diede il via alla decorazione del soffitto di tutta la navata. Si iniziò nel1884, dalla campata prospiciente il coro.
Sono raffigurati soggetti storici, cari alla pietà di chi frequenta il santuario.
L.Bianchini : la deposizione della croce
Nella vela verso il coro sono dipinti i Sette Santi Fondatori dei Servi, i cui figli hanno costruito e custodito il santuario: parte in piedi e parte inginocchiati venerano la Madonna, loro fondatrice.
A destra si vede sant’ Antonio di Padova mentre, di passaggio per Udine, predica al popolo di Pracchiuso. A sinistra è raffigurato il martirio di san Valentino, titolare dell’antica parrocchia.
Infine san Pietro, che consegna il pastorale a sant’Ermacora, primo vescovo di Aquileia.
Ai lati della tela del Tintoretto, e questo vale anche per le altre tre, in due specchi rettangolari il pittore Rocco Pittaco di Udine, al quale era stato preferito il Bianchini anche nelle opere figurative della Cappella, dipinse, in chiaroscuro, dei gruppi d’angeli.
L’anno successivo, 1885, si affrescò la campata di mezzo. In questa si apre la cappella della Vergine, alIa quale si ispirano i vari affreschi.
Nella vela verso il coro si rappresenta la Vergine consolatrice degli afflitti: dinanzi a lei sono dipinti, in atteggiamento di supplica, persone di ogni età e di ogni ceto sociale, il popolo cioé che frequenta il santuario;
a destra san Giuseppe, sposo di Maria, che protegge la chiesa cattolica simboleggiata dalla cupola di s. Pietro;
a sinistra la Vergine delle Grazie, alla quale e offerto il castello di Udine, simbolo del Friuli, protetto dalle invasioni dei Turchi, che sono raffigurati mentre vengono sconfitti a Lepanto.
Da ultimo vediamo il luogotenente Giovanni Emo che dona l’icona taumaturga ai rappresentanti di Udine e ai frati dei Servi.
Nel 1886 si affrontò la decorazione dell’ultima campata e si pose termine all’opera.
In questa vi si raffigura: il voto cittadino del gennaio 1599 per la peste del 1598, rappresentato da una processione che si snoda nel giardino, partendo da porta Manin;
la deposizione dalla croce;
sant’Ambrogio che a Milano scopre la tomba dei santi Gervasio e Protasio;
la religione cattolica, coperta di bianco velo.
Infine nella grande mezzaluna, sovrastante l’artistica vetrata, è dipinto il sultano Maometto II, che, secondo la tradizione, regala, in Costantinopoli, al cavaliere Giovanni Emo, la tavola della Vergine delle Grazle.