I custodi del santuario
Foto : Anonimo del sec. XVIII : il beato Bonaventura da Forlì
I Servi di Maria, ai quali Giovanni Emo aveva affidato la tavola taumaturgica, erano stati da lui stesso chiamati a Udine. Con tutta probabilità entravano non solo in un piano generale di riforma della vita religiosa, allora coinvolta nella comune decadenza della vita pulitica, economica e sociale del Friuli, ma anche in quello di un ricupero, soprattutto morale, del borgo di Pracchiuso, da troppo tempo privo di assistenza religiosa e che I’attuale “Giardino Grande”, allora impraticabile, rendeva periferia lontana della città.
I frati facevano parte della Congregazione dell’Osservanza dei Servi di Maria, cioè del ramo dell ‘Ordine che intendeva vivere con maggior rigore gli ideali della propria origine.
L’Ordine è nato verso il 1233 a Firenze, nell’ambito degli Ordini Mendicanti, ai quali appartiene.
Il suo nucleo primitivo è costituito da un gruppo di persone, che la tradizione ha stabilito nel numero di sette, i Sette Santi Fondatori.
L’ideale, che questi si proponevano, era la vita apostolica, cioé la vita della chiesa primitiva come è descritta negli Atti degli Apostoli: l’uguaglianza assoluta tra i suoi membri, senza privilegi (per questo si chiamano frati); l’impegno di vivere in povertà, senza rendite fisse, ma con il ricavato del proprio lavoro pastorale, culturale e manuale (per questo si chiamano mendicantl); disponibilità al dialogo con il popolo, soprattutto per quanto si riferisce ai problemi spirituali (per questo sono ricchi di umanità); la scelta della Vergine, come ideale di vita, della quale si dicono Servi e il cui ruolo di madre gioiosa e sofferente diffondono tra il popolo (per questo sono Servi di Maria).
L’insediamento solenne nella chiesetta di san Gervasio e nel fatiscente monastero di san Girolamo avvenne il 28 luglio 1479. La comunità primitiva si componeva di otto frati, tra sacerdoti, semplici chierici e frati non chierici.
Essi, favoriti soprattutto dalla presenza dell’icona taumaturgica, richiamarono, subito un gran numero di persone nella piccola chiesa con un servizio fedele nella liturgia, nella predicazione e nel sacramento della penitenza.
La comunità era giuridicamente costituita da dodici frati, ma dalla lettura dei registri del tempo risulta una media di presenze che va oltre la ventina. Frequenti, come risulta da testimonianze documentarie, le richieste di entrare tra i frati delle Grazie. Che furono molto stimati in Udine, non solo per il servizio che rendevano alla Vergine ma anche alla città, soprattutto nel fornire a ritmi quasi triennali il quaresimalista del duomo, l’evento di cultura più significativo della vita cittadina.
Di uno di questi, il beato Bonaventura da Forlì, morto il 31 marzo 1491 nel convento delle Grazie in Udine, si conservano ancora le ceneri nel santuario.
Nella fraternità vissero continuamente frati di valore, dal punto di vista spirituale e culturale, tra i quali, nati in Friuli, fra Domenico Margarita, di cui si conserva, manoscritta, un’ originale storia del santuario delle Grazie (m. 1667); fra Bernardo Maria Fanzio, che andò a chiudere la sua vita come eremita a Monte Senario (m. 1723); fra Paolo Celotti, per quarant’anni teologo consultore della Repubblica Veneta (m. 1754); fra Enrico Fanzio, anche lui teologo consultore (m. 1775); fra Paolo Canciani, noto studioso di diritto.
Anonimo del sec. XIX : Fra Paolo Canciani
A più riprese vennero resi pubblici i meriti che i Servi di Maria avevano accumulato servendo la Vergine delle Grazie nel corso dei secoli. In una supplica dei fabbriceri del Comune di Udine si afferma che il santuario era divenuto famoso nel Friuli e all’estero auche per il devoto servizio dei frati; che lo splendore delle funzioni liturgiche era reso possibile, perché i frati si privavano del danaro loro dovuto; che in futuro si prospettava una sicura decadenza del santuario con la loro partenza.
Ma il 2 settembre 1806, per i noti decreti napoleonici, dovettero partire per un loro convento in Venezia. A custodire il santuario rimase il padre Paolo Canciani, la cui morte devota, avvenuta il 27 gennaio 1810, mentre all’altare della Vergine delle Grazie il popolo pregava per la sua salute, ci è raccontata dal conte Carlo Caimo nelle sue memorie. Tuttavia i frati conservarono una loro presenza discreta.
Nel 1809 viene eretta di nuovo la Compagnia dei Sette Dolori di Maria Vergine. …