Dopo l’occupazione napoleonica (1805-1813), che portò alla prima confisca dei beni immobili del santuario, la vita riprese alquanto serena. Attomo al 1865 il pittore Lorenzo Bianchini eseguì l’affresco dell’Assunta sulla volta del presbiterio, ritoccato e ornato nel 1884 da G. Masutti. Con l’annessione del Friuli all’Italia nel 1866 si ebbe un secondo incameramento dei beni del santuario, ricostituiti dopo la bufera napoleonica. La stessa amministrazione della chiesa venne affidata ad una fabbriceria laica. L’autorità civile nel 1873 proibiva i pellegrinaggi promossi dalla nascente Azione Cattolica Friulana. Il nostro santuario visse allora un periodo di decadenza, dato il clima di ostilità generale provocato dall’imperante anticlericalismo. I pellegrini però continuavano a salire a Castelmonte alla spicciolata: ogni giono qualche gruppetto; qualche centinaio nelle domeniche; alcune migliaia nelle maggiori festività. Una parte vi giungeva alla vigilia e veniva ricoverata nei dormitori; quanti non vi trovavano posto si coricavano sulle scalinate d’accesso, lungo la gradinata del torrione e persino in chiesa. Verso la fine del secolo, per il rifiorire del sentimento religioso, suscitato dalla nascente Azione Cattolica e dai decreti di S. Pio X sul culto eucaristico, il problema dell’assistenza religiosa in santuario si fece acuto. Aveva stabile domicilio a Castelmonte un solo sacerdote, coadiuvato da un cappellano nei giomi festivi, cui s’ aggiungevano sacerdoti avventizi in estate. Si rendeva necessarlo assicurare un servizio religioso più adeguato e continuativo. Fu l’arcivescovo di Udine, mons. Antonio Anastasio Rossi, che nel 1913 risolse il grave problema, appoggiato dal Capitolo di Cividale. Il 5 settembre 1913 salivano al santuario il P. Eleuterio da Rovigo e altri due frati cappuccini, che assumevano la custodia di Castelmonte. Il 1° novembre 1914 il P. Eleuterio coraggiosamente lanciava quel bollettino mensile La Madonna di Castelmonte, che doveva diventare la voce del santuario. Dagli iniziali 500 abbonati del1915 giungerà a decine di migliaia di copie, diffuse non solo in Friuli ma su tutto il territorio nazionale e anche all’estero. Scoppiava intanto la prima guerra mondiale, nella quale l’Italia entrò contro l’ Austria il 24 maggio 1915. Il confine correva lungo il fiume Judrio, che l’esercito italiano superò attestandosi sull’Isonzo. Per due anni e mezzo il santuario rimase in zona di guerra e i pellegrini non poterono salirvi che con difficoltà.
da: BADAN U. (a cura), Castelmonte. Guida storica illustrata del Santuario, Castelmonte 1993.