cast8 picture

Una grave sciagura, che segnò la fine della storia antica del santuario e l’ inizio di quella moderna, avvenne il 19 settembre 1469: un fulmine si abbatté sulla vetta, facendo cadere il campanile e gran parte della chiesa; si sviluppò un incendio che ridusse in cenere la statua lignea della Vergine. I Canonici di Cividale ne decisero, il giomo dopo, la ricostruzione; fecero perciò appello alla generosità delle popolazioni, autorizzando la raccolta di offerte in Friuli, in Carinzia ed in Istria. Già nel 1475 era rifatto il campanile, come attesta una lapide affissa sulla facciata. In quegli anni il Friuli viveva sotto lo sgomento delle incursioni dei Turchi, che fecero di verse scorrerie, fra cui quella più disastrosa del 1477. In seguito il castello venne ulteriormente fortificato e presidiato. Nel 1479, finiti ormai i lavori di ricostruzione ed intervenuta la pace fra i Turchi e la Repubblica di Venezia, l’ 8 settembre fu inaugurato il santuario rifatto più ampio e più bello di prima. In quella occasione salirono lassù ben 50.000 pellegrini: cifra veramente sbalorditiva per quei tempi. Fu allora che venne intronizzata la statua di Maria con il Bambino, quale si venera attualmente in santuario. Fu concesso un grande perdono, ossia un giubileo che accordava speciali indulgenze ai devoti in visita a Castelmonte. Risale a questo periodo la fondazione d’una Confraternita della Beata Vergine, a cui erano iscritti non solo moltissimi fedeli delle borgate slave circostanti, ma anche di ogni parte del Friuli, della Carniola e della Carinzia.

da: BADAN U. (a cura), Castelmonte. Guida storica illustrata del Santuario, Castelmonte 1993.