dal Messaggero Veneto del 21/02/2003
dal Messaggero Veneto del 30/12/2001
Fu molto apprezzato da Carlo Magno e lasciò profonde tracce in campo religioso, musicale e diplomatico
Il grande mediatore che arrivò dal Friuli
La storia di un’importante figura medievale rivalutata soltanto di recente
Secondo la tradizione, Paolino nacque a Premariacco, intorno all’anno 740. La sua figura, rivalutata nelle sue più profonde componenti solo di recente, brillò nella stagione di “rinascenza” culturale anticipata a Cividale all’inizio dell’VIII secolo da re Liutprando e irradiata con forza dal nuovo signore della storia europea, Carlo Magno, pochi decenni più tardi.
Accogliendo l’appello del Papa, minacciato dalle truppe longobarde, il re dei Franchi, con un vasto seguito di soldati, marciò sulla penisola, sconfisse re Desiderio ed espugnò la capitale, Pavia, ponendo fine all’egemonia longobarda.
Nel cingere la corona ferrea Carlo si proclamò “re dei franchi e dei longobardi” tracciando un solco nel quale i due popoli avrebbero dovuto crescere insieme.
In questo contesto si svolse l’opera di Paolino, maestro di grammatica di cui Carlo aveva già sentito tessere le lodi e che volle con sé ad Aquisgrana, capitale di un regno i cui confini erano lambiti dalle grandi distese dell’Atlantico, del Baltico e del Mediterraneo. Paolino vi rimase per un decennio e fu inserito nell’Accademia Palatina, formata dai massimi intellettuali dell’epoca, come Alcuino di York, lo spagnolo Teodulfo, vescovo di Orléans, il grammatico Pietro da Pisa, il monaco irlandese Dùngalo il Solitario, Eginardo, segretario e biografo di Carlo, e un altro cividalese, lo scrittore, poeta e latinista Paolo Diacono.
Sotto l’impulso dei sette sapienti, l’Accademia e l’annessa Schola avviarono un rilancio dell’istruzione, degli studi di teologia e delle arti classiche, tramandando gli antichi testi, uniformando la grafia con l’introduzione della “minuscola carolina”, introducendo canoni di fede ed espressioni liturgiche, regolamentando i costumi del clero con i Capitolari, e riorganizzando l’intera vita sociale. Alla corte di Aquisgrana si lavorò per determinare la fusione della cultura longobarda-latina con quella alto-germanica, una sintesi che si giovò delle esperienze maturate da Paolo e Paolino in una terra di confine crogiuolo di culture.
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Nel 787 si compì il grande destino di Paolino. Il re gli affidò la cattedra patriarcale di Aquileia, che assumeva l’assetto di un principato fra i più estesi nell’Altomedioevo. Dopo che fu unto vescovo, fece ritorno a Cividale con l’incarico di “Missus dominicus” inviato dal re per il controllo dei feudatari. Nelle sue funzioni Paolino Patriarca visse i suoi momenti più alti fra il 792 e il 796, quando diede un rilevante contributo ai concilii di Ratisbona, Francoforte e Cividale.
Suoi alcuni degli interventi che hanno costituito autentici pilastri nella storia della Chiesa romana: come l’introduzione dell’obbligo di insegnare al popolo il Padre nostro e il Credo e perfino la simbologia del segno della Croce. Fissò i canoni per il comportamento liturgico del clero, stabilì il riordino delle scuole, intervenne sull’indissolubilità del matrimonio, fu un innovatore nel campo musicale, delineando i criteri da seguire nella composizione degli inni ed elaborò la più elevata confutazione dottrinaria dell’eresia adozianista. Ma il contributo che, più di ogni altro, è stato messo in luce a 1.200 anni dalla sua morte, è la sua funzione di mediatore all’interno di una giurisdizione che permise la convivenza di tre distinte culture.
Mentre i tamburi di guerra rullavano lungo le pianure pannoniche e il corso del Danubio, Paolino indicò la pastorale della persuasione e nell’opera missionaria condotta nel rispetto delle singole tradizioni dei popoli la base per cementare nuove, e più solide, unioni tra le genti latine, slave e germaniche. Un laboratorio sperimentale, un esperimento di convivenza tra i popoli, emerso dopo oltre un millennio come un sogno antico, per indicare un nuovo futuro dell’Europa. (a.c.)
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Epilogo delle manifestazioni per il XII centenario della morte
A Cividale nel nome del patriarca Paolino, un santo per l’Europa
di ALESSANDRA CESCHIA
Per la prima volta nella storia contemporanea il tempietto longobardo di Cividale si prepara a ospitare una cerimonia istituzionale, e la terza sacrestia del duomo, reduce da un lungo restauro, ostenta le sue superfici affrescate per un’occasione che riunirà nella città ducale religiosi, accademici e politici di varie località d’Europa, chiamati a intervenire alle manifestazioni di chiusura dell’anno paoliniano.
Un anno fa a Cividale nasceva il progetto Paulinus Patriarcha 802 – 2002. A ispirarlo era il XII centenario della morte di San Paolino, patriarca di Aquileia. Per celebrare la ricorrenza fu istituito un Comitato promotore, cui aderirono la Parrocchia di Santa Maria Assunta di Cividale, il Centrum latinitatis Europae di Aquileia, il Circolo Acli del Friuli Orientale, l’Ente Friuli nel Mondo, la Fondazione De Claricini Dornpacher, che tracciò per l’anno paoliniano un programma di iniziative pensato non come mera celebrazione di un passato ormai remoto, ma come itinerario culturale nei luoghi della memoria storica comune.
L’obiettivo era quello di tessere, attraverso la figura di San Paolino, un cammino europeo di incontri, di dialoghi, di conoscenza, tracciato da Cividale, capitale del patriarcato di Aquileia, attraverso l’antica Marca orientale, fino al cuore dell’Europa, per irradiare un segnale di forte crescita del senso di appartenenza europeo. Un filo rosso, imbastito fra speculazione storica e scientifica, fra momenti di studio, seminari e convegni che hanno richiamato studiosi europei, hanno accomunato, nel nome dell’interculturalità, etnie e religioni diverse, moltiplicando esperimenti di ricognizione sulle spoglie mortali del santo, eventi musicali proposti in prima mondiale e adunate di giovani. Quel progetto, sostenuto dalla Provincia, dai Comuni di Cividale e Premariacco, con la collaborazione diretta della Regione, ha brillato come un faro dalla città ducale, coinvolgendo una moltitudine di persone e crescendo su se stesso.
Domani, l’anno paoliniano si concluderà con la certezza che si sono ricavati dalla storia, spunti e indicazioni capaci di tradursi in progetti futuri. A Cividale convergeranno i vertici accademici, religiosi e politici di città unite dal progetto di fondazione di una Casa comune europea, popoli appartenenti ai ceppi latino, slavo e germanico in cammino verso un’Europa unita sulla base di valori comuni.
In questo percorso, che irrompe con straordinaria attualità, la figura di Paolino d’Aquileia, con il suo ruolo di mediatore all’interno dell’impero carolingio, ha rappresentato un lievito dal quale si sono moltiplicati i progetti. «Molte delle iniziative che hanno infittito il calendario dell’anno paoliniano hanno approfondito il ruolo di San Paolino, e di alcuni suoi pari che, come lui, operarono all’interno dell’Accademia Palatina, come fautore di un’unione in senso europeo – spiega il presidente del Comitato, monsignor Guido Genero – su questo argomento abbiamo impegnato tanti giovani a riflettere e a dare il loro contributo».
Dalla rilettura storica e dalla riflessione proiettata verso un’Europa che non può, e non deve, essere unita solo in senso economico, ma che sottende più profondi e più autentici vincoli, è maturata la Carta di Cividale, un manifesto culturale che nel novembre 2002 fu tenuto a battesimo da monsignor Genero, Bruno Cesca, Franco Fornasaro, Piero Marangon e Rainer Weissengruber, e che da allora ha reclutato centinaia di adesioni fra gli atenei d’Europa, è stato sottoscritto da cattedratici, studiosi e ragazzi provenienti da tredici diverse nazioni che sono intervenuti al Meeting giovani. Il documento rappresenta l’espressione di realtà diverse fra loro per lingua, cultura, religione ed etnia, riunite nella coscienza comune di appartenere all’Europa e dalla volontà di stabilire basi di convivenza e rispetto reciproco capaci di tradurre le diversità in termini di ricchezza. L’essenza della Carta di Cividale è stata ripresa dalla Convenzione italiana giovani sull’avvenire dell’Europa, adottata in Campidoglio dalla Convenzione europea dei giovani e condivisa dalla Convenzione europea presieduta da Giscard d’Estaing.
Su questo documento, e sui suoi contenuti progettuali, si è sviluppata l’Associazione Carta di Cividale, che si prepara a raccogliere l’eredità del comitato. «Compito dell’associazione è favorire tempi, luoghi e occasioni per la formazione dello spirito, valori europei tracciati nel solco dell’opera di Paolino» precisa monsignor Genero, chiamato a presiedere la nuova associazione. Una rete che riconduce a Cividale, dove ha sede la segreteria organizzativa, cellule giovanili sparse in tutta Europa, e che pianifica un nuovo meeting e progetti per la formazione della futura classe dirigente europea.
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Il programma della due giorni Un documento per il Papa
Buttiglione al Pontificale in Duomo
Un anno fa, l’arcivescovo sloveno Franc Rodé giungeva a Cividale per celebrare, con una messa solenne in duomo, l’inaugurazione dell’anno paoliniano. Domenica, a conclusione di un intenso programma di attività, sarà l’arcivescovo di Fiume Ivan Devcic a celebrare il solenne pontificale, un evento che a Cividale non ha precedenti, cui ha annunciato la sua partecipazione anche il ministro per le politiche comunitarie Rocco Buttiglione, con il suo capo di gabinetto e coordinatore dell’osservatorio sulla convenzione europea, Francesco Tufarelli. All’arcivescovo Devcic, che ospiterà il Papa nella sua prossima visita a Fiume, il Comitato promotore Paolino Patriarca, ha chiesto di intervenire alla cerimonia e di consegnare al pontefice la Carta di Cividale, e l’arcivescovo ha accettato con entusiasmo l’appello che gli è giunto da Cividale a celebrare solennemente la chiusura di un anno che ha avvicinato le comunità oltre confine.
Domani alle 11 al tempietto longobardo sarà proposto un prologo musicale con canti altomedioevali. Dopo un momento di preghiera sarà monsignor Guido Genero, presidente del Comitato Paulinus Patriarcha, e dell’Associazione Carta di Cividale, ad aprire le relazioni. Dopo di lui interverranno autorità religiose e laiche e rappresentanti della segreteria giovani istituita nell’ambito dell’Associazione Carta di Cividale. È stata inoltre confermata la presenza dei vescovi di Lubiana, Fiume, Udine, i rettori degli atenei friulani, di Linz, e Lubiana, autorità politiche provenienti da Fulda, York, Pavia, Fiume, Linz, Lubiana, di rappresentanze giovanili provenienti da Croazia, Slovenia, Austria e Germania. È inoltre previsto lo scoprimento dell’opera artistica sul tema dell’Europa, realizzata dagli studenti del liceo europeo San Paolino di Aquileia di Gorizia.
Alle 11.30 a palazzo municipale saranno illustrati i progetti del Laboratorio formativo permanente per i giovani d’Europa e le politiche giovanili: interverranno Gianfranco Martini, segretario generale dell’Aicree, Francesco Tufarelli, Capo Gabinetto del Ministro per le politiche comunitarie, Ginevra del Vecchio, componente del Praesidium della Convenzione italiana giovani, Piero Marangon, coordinatore della Consulta scientifica dell’Associazione Carta di Cividale, e i rappresentanti della Segreteria giovani.
Nel pomeriggio la Consulta etica, composta dai vescovi e coordinata da monsignor Genero, si riunirà in un laboratorio incentrato sul valore fondante della formazione per i giovani europei e sulla trascendenza; rappresentanti politici ed accademici, moderati da Bruno Cesca e Piero Marangon, si incontreranno sul tema del lavoro da svolgere nel luogo europeo dei “tre confini”; il gruppo di giovani, moderato da Cesare Costantini, sarà chiamato a riflettere sul valore del dialogo e della solidarietà.
Alle 17.30 nella sacrestia del Duomo saranno presentate le conclusioni del lavoro svolto dai gruppi, e verrà sottoscritto un documento congiunto. Domenica alle 10.30 nel duomo di Cividale sarà celebrato il solenne pontificiale, sarà presentata ufficialmente l’associazione Carta di Cividale e i documenti finali prodotti nel corso dell’anno paoliniano. (a.ce.)
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�Un anno di manifestazioni (11 gennaio 2002-11 gennaio 2003) dedicato a un protagonista dell’età carolingia
Cividale celebra il santo, teologo e dotto a 1200 anni dalla morte
L’11 gennaio prossimo ricorreranno i 1200 anni dalla morte di Paolino II, Patriarca di Aquileia. Santo, celebrato teologo, poeta, compositore di musiche, Paolino fu uno degli uomini più dotti e ammirati del suo tempo. Un’epoca tormentata in cui, sotto la pressione dei Franchi di Carlo Magno, si sgretolò il regno longobardo in Italia.
Con la definitiva sconfitta di Desiderio, si impose nella penisola il potere carolingio che contemplava – secondo un concetto di flessibilità adottato dal vittorioso Carlo – la permanenza in posizioni di rilievo di esponenti della nobiltà e della cultura longobarda a lui favorevoli. In questo quadro epocale Paolino (già nei favori del re) svolse compiti e funzioni di assoluto prestigio unitamente al conterraneo cividalese Paolo Diacono (la cui famiglia fu invece duramente perseguita).
Secondo la tradizione, la vita di Paolino – forse più conosciuta nell’ambito ristretto di studiosi e specialisti – iniziò prima del 750 a Premariacco, nel probabile contesto della famiglia Saccavini. Educato a Cividale, come pare, nella scuola creata dal duca Pemmone e centro di cultura latina, Paolino eccelse in grammatica e come maestro di questa disciplina lo si trova già ad Aquisgrana (equivalente carolingia dell’odierna Strasburgo), componente della Schola Palatina, cenacolo di cultura creato da Carlo Magno. In Paolino, e negli altri sei saggi della Schola, il sovrano confidò per essere assistito nel compito di disegnare i lineamenti culturali, religiosi e politici con i quali prese vita il grande disegno carolingio di un’Europa dei popoli che, sotto il dominio franco – appoggiato dal Papa – fosse unita nel segno della Croce. Una missione di peso storico pari, per la cristianità, a quella più anticamente svolta da Costantino.
Della Schola Palatina – promotrice della rinascenza carolingia e paragonabile a una sorta di proto-università – facevano dunque parte, oltre a Paolino e a Paolo Diacono, cinque fra i più illuminati intelletti del tempo fra i quali spiccava la luce indiscussa del diacono Alcuino di York. Fra i sette sedeva anche Arnone, nominato da Carlo vescovo di Salisburgo più o meno nello stesso periodo in cui Paolino – investito dal re del Patriarcato di Aquileia, dopo la morte del predecessore Sigualdo (787) – fece ritorno in Friuli. A Paolino e Arnone si deve, dopo le spedizioni in armi, l’avvio della cristianizzazione di Avari della Pannonia e Slavi.
L’insigne Alcuino mantenne stretti rapporti epistolari con Paolino, da lui definito – con enfasi propria del tempo ma con evidente sincerità di ispirazione – «decoro della patria», «illustre autore», «cultore di giustizia», «luce d’Ausonia» (così era detta la penisola). Inequivocabile segno della generale ammirazione di cui il Patriarca di Aquileia godeva nel mondo d’allora. Nel suo ruolo patriarcale Paolino prese parte a tre Concilii della Chiesa d’Occidente (Aquisgana, Ratisbona, Francoforte); partecipò a concilii minori, fra i quali – da lui convocato – un sinodo a Cividale per contrastare l’eresia adozianista; fu missus dominicus di Carlo in Italia; prese parte – assieme ad Arnone – alle vittoriose spedizioni militari in Pannonia contro gli Avari. Ma continuò a dedicarsi alle lettere (i suoi componimenti in metrica furono valutati con grande favore dai latinisti d’ogni epoca e persino dal laicissimo Carducci) e alla musica la cui funzione era strettamente correlata alla didattica di allora (suo il celebre inno Ubi caritas). Una personalità multiforme e geniale.
Le imminenti celebrazioni di San Paolino assurgono dunque ad autentico evento europeo, che Cividale si appresta a celebrare con una serie di iniziative che prenderanno avvio in forma solenne l’11, il 12 e il 13 gennaio, consentendo al Friuli-Venezia Giulia di confermare – nel ricordo delle opere di San Paolino – il proprio ruolo centrale nel radicamento e sviluppo del primo concetto di Europa unita.
Bruno Cesca
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I convegni e la mostra
In apertura, una testimonianza di monsignor Battisti
Cividale e il Friuli apriranno le celebrazioni in onore di San Paolino il prossimo 11 gennaio, data che un’antica tradizione indica come giorno della scomparsa del Patriarca di Aquileia, avvenuta nell’802, esattamente milleduecento anni orsono. Promotore delle manifestazioni celebrative – che si estenderanno a tutto il corso del prossimo anno – è il Comitato promotore Paolino Patriarcha (presieduto da monsignor Guido Genero, parroco di Santa Maria Assunta, con vicepresidente l’avvocato Antonio Picotti).
Al Comitato hanno aderito – assieme alla Parrocchia e all’Associazione per lo sviluppo degli studi storici e artistici della città ducale – il Centrum latinitatis Europae di Aquileia, il Circolo Acli San Paolino del Friuli orientale (cui si deve la prima ideazione delle manifestazioni), l’Ente Friuli nel mondo, la Fondazione de Claricini Dornpacher. Il Comitato – la cui attività scientifica gode dell’apporto culturale di docenti dell’Ateneo udinese – ha altresì avuto la collaborazione di altre realtà regionali, quali le Diocesi di Udine e Gorizia, il Consorzio universitario di Pordenone e Istituti bancari come Banca Intesa e FriulAdria.
Il calendario
11 gennaio – Al teatro Ristori (ore 21) l’arcivescovo emerito di
Udine, monsignor Alfredo Battisti, aprirà le manifestazioni dell’anno paoliniano svolgendo una testimonianza sulla figura patriarcale, da Paolino ai giorni nostri. La serata sarà arricchita dagli interventi dei cori Cappella musicale Albino Perosa di Mortegliano e Tomat di Spilimbergo, diretti rispettivamente dai maestri Gilberto Della Negra e Giorgio Kirschner. Seguirà la presentazione del trailer del documentario televisivo Paolo e Paolino, l’idea dell’Europa unita, sviluppato sul progetto del saggista e scrittore Franco Fornasaro da Rosanna Giuricin e Stefano De Franceschi.
12 gennaio – Nel duomo di Cividale (ore 18) l’arcivescovo di
Udine, monsignor Pietro Brollo, celebrerà una messa in onore del Santo. Alle 21, nell’ex convento di San Francesco, si terrà una conferenza-concerto dal titolo Mecum Timavi saxa. Relatrice la dottoressa Giovanna Motta, esperta di canti altomedievali. I solisti dell’Ensamble Adelchis di Milano proporranno canti dello stesso periodo, alcuni dei quali composti dallo stesso Paolino.
13 gennaio – Sempre in duomo, a Cividale (ore 10), messa solenne celebrata da monsignor Franc Rodé, Primate di Slovenia e arcivescovo di Lubiana.
1 giugno – Nell’ex convento dei Cappuccini si svolgerà un seminario di studi in tema di interculturalità. È prevista la presenza di personalità europee della cultura – in primis (su indicazione dell’abate di York) David Farmer, docente, fra altre Università inglesi, ad Oxford – delle istituzioni, dei mezzi di informazione, nonché del metropolita di Stara Zagora (Bulgaria), Galaktion Lubenov Tabakov, e dell’arcivescovo di Linz, Maximilian Aichern. Funzioni di moderatore saranno svolte dallo slavista Gianfranco Girardo, cattedratico a Ca’ Foscari. Scopo dell’incontro è, partendo dalla storia, l’identificazione di possibili linee di azione per lo sviluppo di comuni progetti per migliorare la reciproca conoscenza fra popoli d’Europa.
16-18 agosto – Nel periodo si svilupperà il Meeting giovani che, grazie al coordinamento di Cesare Costantini del Comitato Paolino, porterà a Cividale 200 studenti selezionati fra le più importanti Università europee, fra i figli di friulani nel mondo e fra i giovani del Rotaract e delle Acli per dibattere sul tema dei diritti umani.
10-13 ottobre – Convegno internazionale di studi dal titolo Paolino d’Aquileia e il contributo italiano all’Europa carolingia (seguito ideale del convegno su Paolo Diacono, svoltosi nel ’99). Vi prenderanno parte 27 studiosi della materia selezionati da un comitato scientifico composto dai professori François Bougard (École Française di Roma), Rosamond McKitterick (Università di Cambridge), Walter Pohl (Accademia delle Scienze di Vienna), e dai docenti universitari Giovanna Valenzano (Padova), Mirella Ferrari (Cattolica di Milano), Stefano Gasparri (Venezia), Patrizia Lendinara (Palermo), Claudio Leonardi (Firenze), Claudia Villa (Bergamo). L’Università di Udine è rappresentata dai professori Maria Amalia D’Aronco, Cesare Scalon, Nino Albarosa e Paolo Chiesa. I temi trattati, oltre che riproporre ed evidenziare i meriti culturali, scientifici, teologici, missionari e, in definitiva, storici di Paolino, sono mirati all’approfondimento del contributo di intellettuali delle nostre terre alla formazione di quella forte e decisiva ripresa culturale europea denominata rinascenza carolingia.
Contemporaneamente alla cerimonia di chiusura delle celebrazioni (11 gennaio 2003), che dovrebbe vedere la risistemazione solenne delle reliquie di Paolino nel Duomo di Cividale, sarà aperta in San Francesco una mostra didattica permanente a forte connotazione multimediale – ideata e coordinata dallo studioso Lorenzo Favia – divisa in cinque sezioni: l’età carolingia, il suo sviluppo in Friuli, la figura di San Paolino, la vita di corte, la scuola voluta da Carlo Magno. La rassegna (di alto contenuto ed eccezionale valore per le visite guidate delle scuole e successive iniziative interattive) sarà arricchita da una vasta produzione di cataloghi, guide, videocassette.
Obiettivo complessivo delle iniziative è la costruzione di un cammino europeo di incontri, dialoghi e reciproca conoscenza che, movendo da Cividale, possa recuperare e consolidare i rapporti con realtà contermini fino al cuore del continente. Un segnale forte di comune appartenenza a quell’Europa unita che – pur sotto altre prospettive storiche – fu l’antico sogno carolingio alimentato dall’intelletto di Paolino, da un altro figlio di Cividale, Paolo Diacono, e dai saggi raccolti nella Schola Palatina di Carlo Magno.
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Quale il vero volto?
L’indagine sui resti
Qual è il vero volto di San Paolino?
Esiste oggi in Friuli una dotazione ritrattistica che, a partire dalla pala del duomo di Cividale – riprodotta nel logo del Comitato per le celebrazioni del grande Patriarca – ha attribuito a quel coltissimo ingegno un aspetto severo accentuato da una lunga e folta barba. Il ricorso all’odierna tecnologia consente invece di riprodurre in modo sufficientemente attendibile le vere fattezze di un individuo, attuando la cosiddetta “ricostruzione fisiognomica”. La decisione del Comitato organizzatore – avallata dai competenti organi religiosi – è stata di attuare l’operazione anche per quanto riguarda Paolino.
La prima lastra della sua tomba sita nel duomo di Cividale, che reca il semplice epitaffio Paolinus Patriarcha, è già stata rimossa per consentire, a gennaio, la ricognizione canonica sui resti mortali del santo e – dopo le operazioni necessarie alla ricostruzione del volto – la loro ricomposizione in un’urna preziosa.
L’indagine scientifica durante la ricognizione, affidata a esperti dell’Università di Pisa, comprenderà la valutazione dello stato conservativo delle ossa, l’indagine autoptica delle scheletro e altre tipologie di osservazione. Le analisi antropologiche in laboratorio comprenderanno invece, oltre all’eventuale restauro delle ossa e alla diagnosi sulle cause della morte, una serie di rilievi destinati a classificare tutti i dati del fisico di Paolino, incluse le sue abitudini alimentari. Un’indagine del Dna prelevato in un frammento delle ossa sarà sottoposto ai procedimenti di datazione al carbonio 14.
Infine, la ricostruzione delle fattezze del volto (intervento la cui attendibilità può essere ormai considerata superiore al 90 per cento). Verrà dapprima ricostruito un calco in gesso della parte facciale del cranio. Alla parte ossea virtuale saranno poi aggiunti a varie altezze dei cilindretti corrispondenti agli spessori muscolari presenti nelle specifiche aree del volto. Seguendo l’inclinazione delle ossa e le caratteristiche delle cavità orbitali, dell’inclinazione e forma del dorso nasale e delle coane verranno aggiunti gli altri particolari sino alla completa formazione del volto.
Operazioni che saranno filmate e infine oggetto di un nuovo documentario che accompagnerà una specifica pubblicazione storico-scientifica e sarà oggetto di illustrazione nell’ambito dell’inaugurazione della mostra didattica nel primo semestre del 2003.
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