IL SILENZIO

Il silenzio irrompe fragoroso
mi induce a riflettere sulla luce
che si proietta dagli spiragli di una serranda abbassata

Le domande si susseguono
i pensieri si rinnovano
non mi abbandonano
nonostante la luce svanisca

Enrico Marras
tratta da “Passioni”
edizioni Libroitaliano (2000)

da “SUGGESTIONI D’AUTORE” p.38  Editoriale Giorgio Mondadori

È volutamente antigraziosa la pittura di Enrico Marras, che nel mentre aderisce con piena consapevolezza alla poetica informale sulla scia dei grandi del secolo scorso, in particolare Tàpies e Fautrier, si pone su un perimetro etico del fare pittura disinteressandosi della valenza estetica. La tela o più sovente la tavola sulla quale intervenire non è luogo dove esternare visioni più o meno liriche della realtà, quanto piuttosto perimetro in cui accadono fatti esistenziali. E questi sono direttamente collegati con il magma interiore dell’artista e dello stesso lettore dei suoi frenetici elaborati. In talune opere egli colloca centralmente delle “finestre esistenziali” come recita il titolo di un suo dipinto del 2011, a dimostrazione che il suo interesse è concentrato proprio sull’essenza primaria dell’uomo, ovvero l’esistenza tout court. Sottile appare il gioco delle assonanze tra il dinamismo della materia informe la cui specificità risiede nell’anarchia orgiastica e il dinamismo dell’io profondo. È un pittore pensatore Marras che si è nutrito alle fonti dell’esistenzialismo soprattutto francese; contingenza, solitudine, angoscia: questi gli enigmi e le assurdità di un apparato filosofico che ancora oggi esercita un suo influsso su artisti dell’area neoinformale.

(Paolo Levi)

Da “SENSAZIONI VISIVE” p. 46 Editoriale Giorgio Mondadori

È volutamente latitante nella ricerca pittorica di Enrico Marras la graziosità anzi potremmo ben dire che per lui I’arte deve avere un’impaginazione antigraziosa. E quale poetica poteva meglio soddisfare questa sua concezione, se non I’Art Autre, ovvero l’Informale?
Ovvie sono le risonanze inconsce nelle sue opere che potremmo definire di scandaglio esistenziale. Una suite di suoi dipinti che non
esiterei a trattare come un vero e proprio ciclo pittorico, ci propone un’identica impaginazione con al centro un ampio tassello dal cromatismo denso e fortemente materico, circondato da una cornice di colore più evanescente.
Come non ritenere quei tasselli finestre dell’io profondo su cui esercitare l’esercizio di scandaglio esistenziale? Sappiamo del collegamento a livello storico della poetica informale con pensiero esistenziale soprattutto francese. Basti pensare ai vari Fautrier, Tàpies e, perché no, al nostro Burri, per citare qualche nome illustre.
Ora Marras s’inserisce con autorevolezza su questo filone con le sue condensazioni di energia in grado di estremizzare in chiave anarchica il dinamismo meccanicistico dei futuristi.
Ecco la materia è energia e lo stesso magma interiore è atto a questo stesso messaggio comunicativo. Questa la definizione esatta che mi sentirei di dare della pittura del nostro autore: ispezione impietosa dello status quo dell’io. Questo, per non essere sopraffatto dall’irrazionale, dovrà generare dalla sua stessa interiorità gli anticorpi per vincere il nulla.

(Leo Strozzieri e Paolo Levi)

FINESTRA ESISTENZIALE – (2010)  40×50 cm. Tecnica mista su pannello di legno

FINESTRA ESISTENZIALE – (2011)  50×70 cm. Tecnica mista su tela

FINESTRA ESISTENZIALE – (2011)  90×100 cm. Tecnica mista su tela

FINESTRA ESISTENZIALE – (2012)  80×80 cm. Tecnica mista su legno

FINESTRA ESISTENZIALE – (2011)  40×50 cm. Tecnica mista su legno

FINESTRA ESISTENZIALE – (2012)   Tecnica mista su tela

FINESTRA ESISTENZIALE – (2012)  Tecnica mista su pannello metallico

FINESTRA ESISTENZIALE – (2010)  Tecnica mista su tela

FINESTRA ESISTENZIALE – (2016)  Acrilico su carta (cm. 38 x 52)

FINESTRA ESISTENZIALE – (2016)  Acrilico su carta (cm. 38 x 32)

 

 

Poesia che Enrico Marras dedica a sua nonna, da poco scomparsa:

 

LUCE SPENTA (a Noemi)

Scruto i momenti trascorsi

immagini, parole, silenzi

l’arte come rifugio di bellezza

trafelato ora inseguo ciò che resta di te.

 

L’attesa si affolla

di persone che non vedo.

 

Ti raggiungono col capo chino

poi si allontanano.

 

Le porte ora si chiudono

rimango comunque con te

dentro quella stanza.

 

Illuminato da una luce spenta.