Anno:1973
Regia: Marcello De Stefano
Soggetto: Marcello De Stefano
Sceneggiatura: Marcello De Stefano
Fotografia: Antonio Seguini
Musiche: Rodolfo de Chmielewski
Montaggio: Marcello De Stefano
Speaker: Antonio Colonnello
Produzione: Indipendente Film – Udine
Durata: 15’

Con
questo film-saggio avviene il passaggio, nella cinematografia di De
Stefano, dall’analisi di fatti che riguardano prevalentemente la
dimensione privata e l’emarginazione individuale a quella che interessa
invece la sfera pubblica.
Inoltre si inaugura un rapporto dell’autore
con il cinema che si potrebbe definire “pubblicitario” (anche se
certamente non ha nulla a che spartire con la pubblicità, dato che non
cede in alcun modo al cliché reclamistico) ribaltandolo, allo stesso
tempo, di segno, poiché De Stefano ha un approccio che potremmo definire
“antimerce” (64) (come suggerisce Mario Quargnolo) con questo genere.
Questo
cortometraggio gli viene commissionato dalla Banca del Friuli di Udine
in occasione del primo centenario dell’Istituto in modo che egli riesca a
ricordare e allo stesso tempo a dare un significato preciso
all’avvenimento.

La
scelta di De Stefano da parte del Comitato per il centenario della
Banca del Friuli ha delle motivazioni ben precise: è suo desiderio che
il film venga realizzato da un uomo di cinema valido e artisticamente
esperto e che nel contempo sia anche friulano, dato che da sempre la
Banca ha avuto come obbiettivo quello di appoggiare e favorire forze ed
iniziative friulane.

Il Comitato è anche cosciente del fatto che
se avesse proposto al regista friulano un soggetto privo di interessi
sociologici inerenti al discorso che egli intende portare avanti con il
suo cinema, De Stefano avrebbe sicuramente rifiutato l’offerta di
girarlo (65). Perciò propone di scrivere il soggetto e la sceneggiatura
allo stesso artista, che in questo modo trovò ancora più stimolante
l’avventura lavorativa, “realizzatrice”.

Già, perché la storia
dell’Istituto Bancario gli dà modo di ripercorrere parallelamente la
storia del Friuli, concentrando l’attenzione sui motivi storici che ne
hanno determinato lo sfruttamento (66). Tanto più che la Banca del
Friuli sorse appositamente per porre fine al dirottamento del capitale
locale, per mezzo degli Istituti di Credito esistenti allora in Udine,
fuori della terra friulana; e tale fatto dà modo a De Stefano di
rendersi conto di come la Banca sia una forza innestata nel processo di
affrancamento del Friuli.
Per realizzare il film il regista si fa
carico del rinvenimento di una ricca e particolareggiata documentazione
(in massima parte inedita) che conta molte fotografie, atti scritti ed
illustrazioni di notevole interesse storico ed artistico.

Le tesi che egli ha
sposato non sono certo quelle ufficiali, del regime (67). Si veda ad
esempio come tratta il tema della prima guerra mondiale, un avvenimento
certo non desiderato in Friuli e che sconvolse la realtà regionale,
provocando conseguenze anche per il suo sviluppo odierno.

Quando arriva
ad analizzare il presente, i fatti sui quali De Stefano si sofferma in
particolar modo, quali cause dei problemi che gravavano allora sul
territorio friulano, sono le servitù militari (e toccare questo tema nel
1973 non era certo una cosa da tutti) e l’emigrazione: in merito ad
essa si susseguono sullo schermo, come simbolo eloquente di questa
piaga, inquadrature di case abbandonate e di porte chiuse ma inchiodate –
tante – unitivamente con una suola orizzontale di scarpa, a mo’ di
paletto, e con un sottofondo musicale di note di antiche villotte
friulane, arrangiate – fatto innovatore – per chitarra dal musicista e
collaboratore Rodolfo de Chmielewski, che non possono non suscitare
nello spettatore un moto di commozione sincera.

“Accanto ai pregi
contenutistici, c’è anche da rilevare la buona resa artistica del film,
che inizia con le visioni di un Friuli contadino, di una Udine
contadina, e che prosegue con inquadrature che fanno la gioia di coloro
che oggi cercano di salvare lembi della storia che vanno scomparendo”
(68).
Alla luce dei fatti emersi, si può facilmente intuire come non
si possa considerare Da un pugno d’erba come un film pubblicitario, ma
come un “documento”, ovvero “come un contributo alla conoscenza di fatti
e significati della storia regionale” (69).

Dopo
la “prima” ufficiale al cinema Odeon di Udine il film viene proiettato
nella generalità delle sale cinematografiche dell’intero Friuli e nei
vari fogolârs friulani, italiani ed esteri; l’accoglienza è molto
calorosa e l’interesse, suscitato dal film saggio, vivo ed appassionato.
Nel
settembre del 1973, viene presentato con proiezione continua alla
«Mostra della Casa Moderna» di Udine; invece, nel marzo del 1974, più di
settecento persone possono ammirarlo presso il Circolo San Fedele di
Milano.

Nel maggio del 1975, Da un pugno d’erba viene ammesso,
come film fuori concorso (per il fatto di essere stato girato nel 1973 e
non nel 1974), alla 16° Rassegna Nazionale del Film Industriale.
Il
film inoltre fa il giro, con ripetute proiezioni, delle scuole medie e
superiori di Udine e provincia e della Carnia, con l’accompagnamento del
regista che lo introduce e ne promuove il dibattito per incentivare la
proposta di far entrare cultura locale e lingua friulana nell’ambito
dell’istruzione scolastica.

Sempre anche a tal fine, viene proiettato
negli anni seguenti pure nei “Centri della Comunità” che ospitava i
terremotati del sisma del 1976.
Una particolare proiezione ha luogo
presso il Cinema Italia di Aosta, in occasione della «Première Rencontre
du Cinéma des Communautés Ethniques et Culturelles» (1978).

NOTE

64 Così Mario Quargnolo in
Esemplificazione di un cinema «antimerce» in “Il cinema friulano di
Marcello De Stefano (dieci saggi)”, A. S. Macor editori, 1993. pag. 23.

65
Ezio Terenzani, Da un pugno d’erba in “Banca del Friuli – Cento anni di
storia, cronache del primo centenario”, 1973. pagg. 105-106.
66 Cfr.
i seguenti articoli: Roberto Iacovissi, Un film per il Friuli su
«Friuli sera», 17 settembre 1973; Mario Quargnolo, In un film cent’anni
di operosità friulana su «Messaggero Veneto», 6 settembre 1973; Dino
Menichini, Un film sul Friuli su «Friuli nel mondo», Anno XXIII – Numero
231, novembre 1973; Michele Russo, Atto d’amore per il Friuli su
«Avanti!», 13 novembre 1973.

67 Così R. Iacovissi in Un film sul Friuli su «Friuli sera», 17 settembre 1973.
68 R. Iacovissi, art. cit.
69 Ezio Terenzani, art. cit., ibidem.

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