RINALDO BON: “Beati i miti, perchè erediteranno la terra”

libretto Rinaldo Bon INTERNO+COPERTINA BOZZA LR

 

Rinaldo, mio suocero, è stato uno degli uomini più miti che io abbia conosciuto. Ha avuto una giovinezza travagliata.
Fu reclutato giovanissimo dall’esercito italiano e mandato subito al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale.

Fu prigioniero degli inglesi in Grecia dove fu costretto ad un duro lavoro: lastricare gli areoporti.
Poi fu mandato in Russia: con gli occhi lucidi ricordava le
battaglie(…), i morti , i dispersi. Raccontava di essere riuscito a
salvarsi grazie alla sua volontà di sopravvivenza usando ogni strategia
e facendosi anche ospitare, durante la ritirata, nelle Izba…

Aveva riportato vivo un suo commilitone (Giovanni Tomada) che stava
morendo assiderato dal freddo polare. Lo aveva riconosciuto anche se
sfigurato dal freddo, e lo caricò su un camion.

 

 

 

Rinaldo Bon nacque a Campoformido il 26 luglio 1915 da Luigi e Maria Tomada, ultimogenito di 8 figli. Suo padre faceva il postino e sua madre era casalinga, ma andava anche a lavorare i campi.
Anche Rinaldo si dedicò al lavoro nei campi perché non aveva alternative, vista la miseria diffusa nella campagna friulana di quel periodo.

Lo chiamarono a svolgere il servizio di leva dal giugno del 1935 al novembre del 1937.
Partì per tre volte durante la 2° Guerra Mondiale affrontando la campagna di Grecia, Albania, Yugoslavia e Russia.

Nel novembre del 1940 partì da Lecce per Valona..
Durante la Campagna di Grecia, ferito ad una gamba da una scheggia, fu fatto prigioniero per circa 5 mesi e fu costretto a lavorare per gli inglesi.
Si doveva costruire un aeroporto e così Rinaldo fu costretto a sollevare massi di pietra dalle sei del mattino fino alle sei di sera. Vita molto dura resa più dura dal fatto che riceveva scarse razioni di cibo. Gli inglesi gettavano il cibo nel mare, mentre lui guardava la scena pieno di fame.


Questo traspare anche da alcune lettere indirizzate ai suoi famigliari che riportiamo in seguito, nelle quali si evince che doveva nascondere alcune situazioni più drammatiche…

Rimpatriato, fu ricoverato all’Ospedale di Desio per alcuni giorni: gli fu concessa una licenza di 20 giorni.
L’8 agosto 1941 fu inviato al Battaglione Cividale.
Nel febbraio del 1942 fu richiamato per la Campagna di Yugoslavia,
Partì da Bari sbarcò a Spalato.

Nel mese di maggio cessa di essere mobilitato perché il suo battaglione (16°) si sciolse.
Il mese di giugno venne richiamato.
II 9 agosto 1942 partì da San Giovanni al Natisone per Tarvisio- Monaco-Varsavia-Russia Bianca.
Arrivo a Minsk-Gommel.

 

Riportiamo alcuni stralci del suo piccolo diario scritto durante la ritirata:

– Il giorno del famoso combattimento a Nikolayewka, vicino alla ferrovia, era impossibile entrare nel paese. Un capitano, rivolgendosi alle truppe esclamò: “Coraggio, siamo tutti fratelli, quelli che hanno le armi si facciano avanti per il bene di tutti!”

– Fu un massacro tra morti e feriti, anche perché nello stesso momento gli aerei ci bombardavano. Vidi tanto sangue sulla neve. I morti erano ammassati accanto a me.

– Quando riuscivo a dormire qualche ora al risveglio qualcuno accanto a me non poteva più alzarsi.

– Una mattina dovetti levare le scarpe per poterle sgelare, avevo i piedi come due pezzi di ghiaccio e li dovetti fasciare con due stracci. Dovetti procedere così perché non entravano più nelle scarpe.

– Tra i disagi più tremendi fu il freddo. Un giorno notai -47 gradi.

– Il giorno 3 febbraio mi trovavo fuori della sacca.
Camminavo giorno e notte, il mio pensiero fisso era quello di potermi salvare.

– In questi venti giorni è successo di tutto: potrei scrivere un libro.

– Oggi 8 marzo ho passato una brutta giornata. Vedo accanto a me tre ungheresi congelati.

– Camminando lungo la strada ho subìto ogni forma di disagio, ma il mio cuore diceva: Avanti, avanti!

– Il morso della fame è terribile, non abbiamo sembianze umane. C’è disperazione, imprecazione, pazzia, suicidi. C’è la paura di non resistere…

FOTO (d inserire)

Con questa coltellino ho tagliato un pezzo di carne di un mulo morto, perché ero molto affamato.

 

– I pidocchi mi tormentano perché resistono anche a queste temperature. Ho caricato tantissimi congelati sulle slitte.
Il mio sguardo si era soffermato su uno di loro che attendeva con occhi imploranti di salire sulla slitta perché congelato. Gli ho chiesto:
– Ma tu..sei Giovanni Tomada?
– Sì, sono io – rispondeva. Non ci eravamo riconosciuti perché malridotti. Mi era venuto da piangere ad incontrare uno del mio paese ridotto in quello stato…

– Mi aggrappo alla speranza del Buon Dio… penso alla famiglia… alla bella Italia…

 

LETTERE DI RINALDO BON AI SUOI FAMIGLIARI

Corinto 12.01.1941
Carissima famiglia, vi faccio sapere che mi trovo prigioniero e sono in ottima salute, così spero di voi tutti. Se potete mandatemi un pacco con qualcosa da mangiare.
*(si intuisce che Rinaldo prigioniero non poteva descrivere come era la sua reale situazione: ferito ed affamato)

 

Corinto 24.01.1941
Cara famiglia. Questa è la seconda volta che vi scrivo dopo che mi trovo prigioniero in Grecia dal 27.12.1940 con una piccola ferita alla coscia sinistra, ma ora grazie a Dio che mi ha sempre aiutato mi trovo in ottima salute. Spero che stiate bene. Ho ricevuto posta pochi giorni prima della prigionia, ma ora è da molto tempo che non ho vostre novità…
Fatemi il piacere, se potete, di spedirmi un pacco con qualche cosa da mangiare (pane, formaggio, marmellata) e due fazzoletti di filo. Qui stiamo bene (…) e dì alla mamma che ogni sera diciamo il Santo Rosario. Vi dico la verità: ho passato delle giornate….qualcuno ha pregato per me.
Infiniti saluti al cognato Luigi, alla sorella Ada, ad Ivo ed Orestino, alle sorelle Ines ed Evelina, a Pietro Nobile e ad Emanuele. Di Antonio (mio cognato) non so niente. Mi sogno diverse volte: spero che non ci sia niente di male e che le cose finiscano presto per potersi rivedere sani e salvi.
Ora termino salutando caramente la mamma, Irma, Gino, Alvise. Baci a Velia.
Salutatemi Anita Bades, zii e cugini del cortile, Vittoria ed Ernesto.
Di nuovo saluti
Rinaldo Bon

Corinto 5.05.1941
Carissima famiglia,
vi faccio sapere della mia ottima salute, come spero di voi tutti. E’ da diversi giorni che siamo stati liberati: potete immaginare la contentezza che sto provando.
Ora siamo al porto di Corinto dove aspettiamo l’imbarco verso la bella Italia.
Tempo fa ricevetti la cartolina del cognato Luigi, contento di leggere quelle due righe.
Speriamo di rivederci fra poco e di continuare la nostra strada. Saluti al cognato Luigi, Ada e bambini, Evelina, Ines ed Ugo, Pio, Elsa ed Eros.
Infiniti saluti alla mamma, ad Irma, a Gino e ad Alvise. Baci a Velia. Salutate tutti quelli del cortile.
Fratello Rinaldo

Corinto, 24.05.1941
Carissimo fratello, appena fui liberato ai primi di maggio, vi avevo scritto una cartolina, ora vi scrivo di nuovo due righe. Ora siamo assieme agli italiani, in questa famosa Grecia. Speriamo bene e di poterci rimpatriare.
Alcune voci dicono che forse ci imbarcheremo verso i primi di giugno. Non posso mandarvi l’indirizzo esatto perché siamo un po’ qua e un po’ là.
Chissà, Gino, se ti trovi ancora a casa? Ed Alvise così giovane? Con quel mondo tutto in movimento a causa della guerra!
Per ora sto bene, così spero di te e l’intera famiglia.
Finita la guerra provai della malinconia perché non avevo alcuna novità del cognato Antonio, se era vivo o morto. Finalmente trovai uno della sua compagnia e mi disse che era andato in Italia. Mi rallegrai. Questa guerra disastrosa… vi racconterò!

Cara Irma, nella lontananza si pensa alla stagione che sta cambiando…chissà se i fratelli sono a casa! Lavora pure, ma pensa anche alla salute e vedi della mamma. Sarà quel che Dio vuole. Finora mi ha sempre aiutato. Siamo nati solo per lavorare e sacrificare quei quattro giorni che viviamo…
Cara mamma, pure tu, in età già avanzata, fatti coraggio e prega la Madonna che ci aiuti per poterci rivedere presto.
Salutate la sorella Evelina e i figli. Dille che saluti tanto Antonio.
Saluti agli zii Nobile ed a Pietro, alla famiglia dello zio Antonio e Gildo.
Saluti a tutti quelli del cortile. Infiniti saluti alla mamma.
Baci a Velia.
Vi saluto infinitamente con un arrivederci presto.
Rinaldo Bon

In seguito, rientrato in Patria, cambiò alcuni mestieri. Poi formò la sua famigliola con Diletta, mia suocera. Nacquero Laura, che divenne mia moglie, e Giorgio.
Per lunghi anni andava a lavorare a Udine per la Montecatini. Si recava da Campoformido in via Gervasutta in bicicletta. Nulla lo
fermava:pioggia, vento, freddo… Compiva il suo dovere quotidiano con eroismo.
Quando andò in pensione si riteneva l’uomo più fortunato del paese.

Chiunque gli chiedesse qualcosa riguardante la sua vita, usava rispondere in friulano, facendosi il segno della croce: “No ai flat par
ringrasià il Signor”  – Non ho fiato per ringraziare il Signore.

Rinaldo è uno degli uomini più miti che io abbia conosciuto.
A 89 anni è spirato in casa, assistito amorevolmente dai suoi familiari.

 

CONSIDERAZIONI DEL GENERO PIER ANGELO PIAI

Rinaldo, mio suocero, è stato uno degli uomini più miti che io abbia conosciuto. Ha avuto una giovinezza travagliata.
Fu reclutato giovanissimo dall’esercito italiano e mandato subito al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale.
Fu prigioniero degli inglesi in Grecia dove fu costretto ad un duro lavoro: lastricare gli areoporti.
Poi fu mandato in Russia: con gli occhi lucidi ricordava le battaglie(…), i morti , i dispersi. Raccontava di essere riuscito a salvarsi grazie alla sua volontà di sopravvivenza usando ogni strategia e facendosi anche ospitare, durante la ritirata, nelle Izba…
Aiutò un suo commilitone (Giovanni Tomada) che stava morendo assiderato dal freddo polare. Lo aveva riconosciuto anche se sfigurato dal freddo, e lo caricò su un camion.
In seguito trovò lavoro a Udine. Poi formò la sua famigliola con Diletta, mia suocera. Nacquero Laura, che divenne mia moglie, e Giorgio.
Per lunghi anni andava a lavorare a Udine per la Montecatini. Si recava da Campoformido in via Gervasutta in bicicletta. Nulla lo fermava:pioggia, vento, freddo… Compiva il suo dovere quotidiano con eroismo.
Quando andò in pensione si riteneva l’uomo più fortunato del paese.
Chiunque gli chiedesse qualcosa riguardante la sua vita, usava rispondere in friulano, facendosi il segno della croce: “No ai flat par ringrasià il Signor” – Non ho fiato per ringraziare il Signore. Rinaldo è uno degli uomini più miti che io abbia conosciuto.
A 89 anni è spirato in casa, assistito amorevolmente dai suoi familiari.

Alle esequie gli ho dedicato questa preghiera:

Signore, grazie per averci donato una persona come Rinaldo, mio suocero.
Tu, Signore, hai detto “Beati i miti, perchè erediteranno la terra”. Rinaldo esprimeva questa mitezza nel suo modo di pensare e di agire tutto particolare, nel lasciarsi condurre quasi come un bimbo, specialmente nell’ultimo periodo della sua vita.
Padre, Tu ci hai messo accanto una persona la cui docilità ed ingenuità catturavano la tenerezza e anche la simpatia di coloro che lo ascoltavano: a tutti raccontava spesso dei suoi drammatici periodi passati in Grecia, in Albania, in Russia; periodi particolarmente fissati nella sua memoria a lungo termine.
Era fiero della sua appartenenza al valoroso corpo degli alpini, consapevole del fatto di essere rimasto uno dei pochi superstiti della Julia ritornati sani e salvi dalla Russia.
 Signore, nei tuoi misteriosi disegni d’amore gli hai concesso ancora tanti anni di vita anche perchè aveva una missione da compiere: formare una famiglia fondata su valori cristiani, la quale è sempre stata unita e si è prodigata con amore per assisterlo sino al suo ultimo momento terreno.
Grazie, o Signore, per averci messo accanto una persona così semplice, mite, gioviale, che non portava alcun rancore verso nessuno, che non ha mai criticato alcuno, che ti era sempre grato per i tuoi doni: aspetti della sua personalità, questi, che facevano passare in secondo piano le sue piccole fragilità umane.
Ancora grazie, Signore, per la testimonianza di quest’uomo umile di cuore, per il fatto che non si è mai lamentato per i disagi sofferti durante la malattia e che aveva ancora la forza di scherzare sino all’ultimo.

 

NUOVE AGGIUNTE AL PICCOLO DIARIO DI RINALDO BON

23 febbraio 1942 

Sono stato imbarcato su una nave diretta a Bari, Spalato fino in Albania

11 marzo 1942 

Proseguo poi in treno. Dopo alcune ore di viaggio ci troviamo tra montagne rocciose e metri di neve. 

Siamo sotto una tenda: fa un freddo terribile. 

Mi trovo in Croazia

17 marzo 1942 

Ti faccio presente che il mangiare è molto scarso…è inutile, non posso spiegarti certe cose. Se puoi inviami qualche cosa da mangiare

13 aprile 1942 

…se muori, ben morto… ma se ti prendono prigioniero è un guaio. Coraggio sempre, e tu mamma non dimenticarti di pregare per me. Sono qui sotto la tenda tra le rocce. Sono appena rientrato dopo aver finito alcune operazioni. Siamo stati due mesi senza notizie… 

Adesso stiamo facendo cose di cui non hai nemmeno idea… ti racconterò quando tornerò a casa…

15 aprile 1942 

Giunto a Postumia cessa la mobilitazione.

17 aprile 1942 (Postumia)

Per un tradimento è venuto l’ordine di rimpatriare. Proprio il nostro battaglione deve rimpatriare! Forse saprai lo scopo. 

Rientrando dalla Grecia, la Julia ha subìto un disastro!!!

21 agosto 1942 

Dopo un lungo viaggio verso la Russia siamo arrivati bene. 

Alla partenza c’era una gran confusione.  Vedere poi certe cose…! 

Sabato mattina siamo partito da Adorgnano, vicino Tricesimo,  stracarichi che non hai idea… Ci siamo fermati a Udine per quattro ore. Il sonno era così forte che non sono riuscito a svegliarmi nel tempo stabilito. 

Poi siamo proseguiti per San Giovanni al Natisone. Abbiamo percorso 30 km. A Tarvisio ho avuto la fortuna di vedere Elsa (sua cognata che lavorava in ferrovia) 

6 settembre 1942 

Abbiamo fatto parecchi giorni di marcia. Ora siamo fermi per due giorni e poi continueremo per raggiungere i nostri alleati che sono vicino al Don. 

Quanto camminare in questa terra così vasta che sembra non abbia mai fine! 

È da giorni che camminiamo. Ogni giorno percorriamo circa 30 km. C’è caldo, polvere e tanta sete. Beviamo l’acqua sporca delle pozzanghere…

12 settembre 1942 

Siamo ancora in marcia e siamo un po’ stanchi..

26 settembre 1942 

Ci stiamo dando molto da fare per mettere al riparo i muli per questo inverno.

Ora noi siamo sul fronte centrale. Si pensava di andare verso i monti e invece siamo qui in pianura sul Don! Speriamo bene!! 

Mi raccomando, non raccontare mai niente a nessuno quello che ti scrivo!

4 ottobre 1942 

Oggi è domenica. Reciterò il Santo Rosario. Verso mezzogiorno il nostro cappellano militare ha celebrato la Santa messa.  È confortante ascoltare le sue belle parole.

Ti scrivo sempre, non potrei fare a meno, specialmente quando si è lontani e si ricorda sempre la propria famiglia e il paese.

16 ottobre 1942 

Stiamo scavando per ripararci dal freddo che verrà. Qui arrivano diversi aerei. Se puoi mandami un pacchetto per via aerea: avrei bisogno di un paio di cordoni per le scarpe, un filo per cucire e un pezzetto di sapone. 

Ciao mamma, sono contento che vai a pregare per noi, abbiamo sempre bisogno dell’aiuto di Dio. 

23 ottobre 1942 

Carissimo fratello, mi trovo in ottima salute. Per ora non fa tanto freddo. 

Dì alla mamma che non passa giorno che io la ricordo e così di tutti voi. 

Saluti alla mamma e ad Irma. Baci a Velia e a tutti quelli del cortile. 

30 ottobre 1942 

Sono qui sotto la tenda con poca luce e una lanterna e cerco di scrivere.

Ieri è andato a casa uno di Pantianicco: si chiama Toppano, è del 1914. Arriverà fra 20 giorni. Se vai da lui ti spiegherà come sono le cose qui. 

Domani sarà la festa dei santi. L’anno scorso eravamo insieme, mi ricorderò con una preghiera. Tempo fa abbiamo mandato i saluti ai paesani tramite il nostro cappellano.

12 novembre 1942 

La temperatura è cambiata, fa tanto freddo. Siamo 25° sotto zero. 

21 novembre 1942 

Oggi mi sono alzato e ho visto che c’erano 50 cm di neve. Bisogna andare avanti lo stesso con i muli.  Abbiamo avuto già un (brutto) periodo… 

Il battaglione si trova in linea, Non dire niente a nessuno di quello che ti scrivo. 

Termino con il mio scritto perché ho tanto freddo nelle mani. Se puoi mandami qualche cosa per coprirmi e ripararmi dal freddo e mandami anche dei fiammiferi.

4 dicembre 1942 

Approfitto in questo momento per scriverti e devo dire che siamo stanchi di questa vita.

Vorrei dirti tante cose ma… Qui dobbiamo lottare tanto contro il freddo. 

Dovrebbero ricordarsi di noi quelli che cantavano la famosa canzone della gioventù e venire a cantarla qui. Non volevo mai sentirla e non voglio sentirla più per quello che stiamo passando.

15 dicembre 1942 

Qui dobbiamo lottare tanto contro il freddo. Ho ricevuto un paio di calzettoni che sono molto importanti per me, perché le fasce stringono e sono pericolose per il congelamento. Ho avuto anche un paio di guanti. Ogni tanto vedo Vidussi e Bruno Gardan che mi dà qualche panetto. Saluti alla mamma e ad Irma. Baci a Velia.

25 dicembre 1942 

Oggi è il giorno di Natale. Spero lo passiate meglio di  me. Qua fa tanto freddo, ma coraggio sempre… 

Passo dei momenti… non posso spiegarti… 

Saluti alla mamma, ad Irma e baci a Velia.

Tuo fratello Rinaldo. 

8 gennaio 1943 

Caro fratello, io sto bene, però le cose sono cambiate… speriamo bene… 

9 marzo 1943 

Caro fratello, ti faccio sapere della mia ottima salute. 

22 marzo 1943 Vipiteno 

Quando leggi questa lettera fa in modo che non ci sia nessuno vicino… siamo tornati solo in due, io e Pieri Signor. Gli altri hanno avuto la sorte che ho avuto io in Grecia. (Prigionia)

Ti raccomando di fare silenzio finché non arrivo a casa. Se ti chiedono qualche notizia di qualcuno non dire niente… saluti a tutti… dì a Velia che lo zio tornerà presto…

20 marzo 1943 Vipiteno 

Carissimo fratello e famiglia, vi informo della mia ottima salute, dopo aver lottato con questo barbaro inverno in Russia. Ora mi trovo nei dintorni del Brennero per la disinfestazione. 

Vi ho scritto ancora una volta dopo essere riuscito a salvarmi da quella famosa sacca in cui ci aveva fatto cadere il nemico. Comprendo che voi vorreste avere qualche notizia in più… potete solo immaginare che non sono cose belle. Non so se starò fuori ancora per 15 giorni. Poi spero di passare qualche giorno in vostra compagnia e così vi racconterò la dura lotta che abbiamo passato e che non mi aspettavo. Sono molto desideroso di venire a vedere la mia famiglia perché nessuna altra cosa al mondo ci può fare contenti. Saluti a Irma, baci a Velia che ho pensata tante volte. Cara mamma, anche questa volta ho avuto la fortuna di ritornare con l’aiuto di qualche anima buona. Fra breve ci rivedremo… Stammi bene.. saluti a tutti ed anche a quelli del cortile. 

Tuo figlio Rinaldo

26 marzo 1943 Vipiteno 

Ora siamo in una caserma rinchiusi: non si può uscire, si gira nel cortile. Aspetto che passino quelle poche giornate, ma non ho il coraggio di lamentarmi, perché noi pochi siamo stati fortunati ad essere tornati.

8 aprile 1943

Siamo arrivati alla stazione ferroviaria di Udine. C’era tanta gente ad aspettarci. Tutti cercavano in silenzio i volti dei loro cari. Poi ci facevano domande a cui non sapevamo rispondere. Abbiamo avuto un mese di licenza. Poi siamo stati richiamati a Cividale e portati a Collalto di Tarcento.

 

31 maggio 1943 Savogna 

Carissimo fratello, sono partito sabato in fretta. Pensavo di ritornare a casa per aiutarvi nei campi, invece domenica mattina ci hanno portato qui. Sono circa 40 km lontano da casa ed è scomodo. speriamo bene! Non si può mai stare tranquilli… tanti cari saluti a tutti, 

fratello Rinaldo 

5 giugno 1943 Clodig 

Carissimo fratello, da quando sono partito sono sempre in giro di qua di là. Per colpa di quella gentaglia mi trovo di nuovo col mulo su e giù per quelle faticose montagne! Ora fa caldo, penso al lavoro che potrei fare a casa.

3 giugno 1943 Gnidovizza 

Caro fratello, dopo un mese siamo arrivati in questo paesetto a circa 20 km da Cividale.

Si vive e si pensa solo di tornare a casa. 

Sono 15 giorni che ho fatto domanda per la licenza agricola, ma ancora nessuna novità. Mi sta a cuore venire a trebbiare, non so che dirti… è una disperazione! Dicono che devono mandare tutti gli anziani in licenza… vedremo. Con tanto lavoro che c’è da fare adesso a casa, qua non si fa niente. I nostri superiori vogliono ricompensarci così, (nemmeno un pensiero…) Speriamo bene e coraggio sempre. Tanti saluti alla mamma ed a Irma. 

Baci a Velia. Ti saluto cordialmente fratello Rinaldo…mandi!

9 giugno 1943 Subit 

Carissimo fratello, mi trovo in giro come gli zingari per non dire di peggio: ogni sera si cambia posto con lo scopo di cacciare i ribelli. Ho fatto la domanda per poter venire a casa ad aiutare nei campi ma è stata respinta. Ci hanno rubato i migliori giorni: avremmo potuto per aiutare in casa, con tutto quel lavoro che c’è da fare nei campi!

Non si può fare sempre questa vita! Quei vigliacchi che abbiamo a capo vogliono solo sfruttarci. Cerca di fare meglio che puoi…Domenica scorsa ho passato una brutta giornata: ero così stanco perché avevo camminato tanto. 

Saluti alla mamma, ad Irma e baci a Velia. Ti saluto cordialmente, tuo fratello Rinaldo. 

13 giugno 1943 Bergogna 

Carissimo fratello, oggi è festa, siamo qui in questo paesetto a riposo. Ci hanno fatto andare da una parte, poi dall’altra finché ci siamo riuniti di nuovo a formare il solito battaglione e poi anche la divisione. Siamo in pochi veterano e ritornare con le reclute è un problema! 

Spero di venire fra una settimana per la licenza agricola della trebbiatura. Qua non arriva   posta… penso a voi che avete tanto lavoro, non so cosa dirvi… siamo sempre nelle stesse condizioni.

Infiniti saluti alla mamma, ad Irma. Baci a Velia. Ti saluto infinitamente fratello Rinaldo 

26 settembre 1943 Topolò

Caro fratello, siamo sempre in movimento. Non ci si ferma mai. Non ho notizie sulla licenza che ho richiesto. Rifarò la domanda per la licenza agricola. Saluti a tutti.  

8 settembre 1943 Caporetto 

Caro fratello, per ora mi trovo in mezzo a tanta confusione, vedremo in seguito… per ora sto bene, spero anche tu. Il prossimo mese ci sarà di nuovo lavoro nei campi… Mi farai sapere se è rientrato Alvise. Infiniti saluti alla mamma, ad Irma, baci a Velia..saluti fratello Rinaldo!

 

AGGIORNAMENTO DAL 29 dicembre 2023

 

NUOVO LIBRETTO DI RINALDO

23 febbraio 1942 

Sono stato imbarcato su una nave diretta a Bari, Spalato fino in Albania

11 marzo 1942 

Proseguo poi in treno. Dopo alcune ore di viaggio ci troviamo tra montagne rocciose e metri di neve. 

Siamo sotto una tenda: fa un freddo terribile. 

Mi trovo in Croazia

17 marzo 1942 

Ti faccio presente che il mangiare è molto scarso…è inutile, non posso spiegarti certe cose. Se puoi inviami qualche cosa da mangiare

13 aprile 1942 

…se muori, ben morto… ma se ti prendono prigioniero è un guaio. Coraggio sempre, e tu mamma non dimenticarti di pregare per me. Sono qui sotto la tenda tra le rocce. Sono appena rientrato dopo aver finito alcune operazioni. Siamo stati due mesi senza notizie… 

Adesso stiamo facendo cose di cui non hai nemmeno idea… ti racconterò quando tornerò a casa…

15 aprile 1942 

Giunto a Postumia cessa la mobilitazione.

17 aprile 1942 (Postumia)

Per un tradimento è venuto l’ordine di rimpatriare. Proprio il nostro battaglione deve rimpatriare! Forse saprai lo scopo. 

Rientrando dalla Grecia, la Julia ha subìto un disastro!!!

22 aprile 1942 Postumia 

Carissimo fratello, giorni fa ti ho scritto una cartolina. ora siamo qui sotto la tenda e aspettiamo che ci mandino nei dintorni di Udine, credo a Tarcento. Mi basterebbe qualche giorno per andare a trovare la famiglia. Ieri ho avuto l’occasione di visitare le grotte di Postumia. Devo proprio dire che è una cosa meravigliosa…

27 aprile 1942 Postumia 

Carissimo fratello, sono molto contento di aver ricevuto la tua lettera. Se non arrivano altri ordini si spera di partire sabato o domenica. Sono contento che Alvise sia tornato a casa, penso vi abbia raccontato più di qualche cosa: sono cose incredibili ! Bisogna provare per credere… Ci parleremo personalmente e ti spiegherò…

21 agosto 1942 

Dopo un lungo viaggio verso la Russia siamo arrivati bene. 

Alla partenza c’era una gran confusione.  Vedere poi certe cose…! 

Sabato mattina siamo partito da Adorgnano, vicino Tricesimo,  stracarichi che non hai idea… Ci siamo fermati a Udine per quattro ore. Il sonno era così forte che non sono riuscito a svegliarmi nel tempo stabilito. 

Poi siamo proseguiti per San Giovanni al Natisone. Abbiamo percorso 30 km. A Tarvisio ho avuto la fortuna di vedere Elsa (sua cognata che lavora in ferrovia) 

FOTO DA AGGIUNGERE

– 2 Foto della cartolina postale 2 combattenti con bandiera e pugnale ai denti. (22 8 1942) (Bianca e volta). Scrivere sto: “In questa cartolina sono riportate le firme autentiche dei compaesani di Rinaldo”.

– Ritorneremo (22 ottobre 1942)

6 settembre 1942 

Abbiamo fatto parecchi giorni di marcia. Ora siamo fermi per due giorni e poi continueremo per raggiungere i nostri alleati che sono oltre il Don. 

Quanto camminare in questa terra così vasta che sembra non abbia mai fine! 

12 settembre 1942 

Siamo ancora in marcia e siamo un po’ stanchi..

26 settembre 1942 

Ci stiamo dando molto da fare per mettere al riparo i muli per questo inverno.

Ora noi siamo sul fronte centrale. Si pensava di andare verso i monti e invece siamo qui in pianura sul Don! Speriamo bene!! 

Mi raccomando, non raccontare mai niente a nessuno quello che ti scrivo!

4 ottobre 1942 

Oggi è domenica. Reciterò il Santo Rosario. Verso mezzogiorno il nostro cappellano militare ha celebrato la Santa messa.  È confortante ascoltare le sue belle parole.

Ti scrivo sempre, non potrei fare a meno, specialmente quando si è lontani e si ricorda sempre la propria famiglia e il paese.

16 ottobre 1942 

Stiamo scavando per ripararci dal freddo che verrà. Qui arrivano diversi aerei. Se puoi mandami un pacchetto per via aerea: avrei bisogno di un paio di cordoni per le scarpe, un filo per cucire e un pezzetto di sapone. 

Ciao mamma, sono contento che vai a pregare per noi, abbiamo sempre bisogno dell’aiuto di Dio. 

23 ottobre 1942 

Carissimo fratello, mi trovo in ottima salute. Per ora non fa tanto freddo. 

Dì alla mamma che non passa giorno che io la ricordo e così di tutti voi. 

Saluti alla mamma e ad Irma. Baci a Velia e a tutti quelli del cortile. 

30 ottobre 1942 

Sono qui sotto la tenda con poca luce e una lanterna e cerco di scrivere.

Ieri è andato a casa uno di Pantianicco: si chiama Toppano, è del 1914. Arriverà fra 20 giorni. Se vai da lui ti spiegherà come sono le cose qui. 

Domani sarà la festa dei santi. L’anno scorso eravamo insieme, mi ricorderò con una preghiera. Tempo fa abbiamo mandato i saluti ai paesani tramite il nostro cappellano.

12 novembre 1942 

La temperatura è cambiata, fa tanto freddo. Siamo 25° sotto zero. 

21 novembre 1942 

Oggi mi sono alzato e ho visto che c’erano 50 cm di neve. Bisogna andare avanti lo stesso con i muli.  Abbiamo avuto già un (brutto) periodo… 

Il battaglione si trova in linea, Non dire niente a nessuno di quello che ti scrivo. 

Termino con il mio scritto perché ho tanto freddo nelle mani. Se puoi mandami qualche cosa per coprirmi e ripararmi dal freddo e mandami anche dei fiammiferi.

1 dicembre 1942

Caro fratello, ti faccio presente che sono in buona salute. Qui le cose vanno come al solito: mi devo salvare dal freddo e dalla tormenta, soprattutto quando dobbiamo fare il servizio di guardia all’aperto con questa tormenta e con questo freddo.

4 dicembre 1942 

Approfitto in questo momento per scriverti e devo dire che siamo stanchi di questa vita.

Vorrei dirti tante cose ma… Qui dobbiamo lottare tanto contro il freddo. 

Dovrebbero ricordarsi di noi quelli che cantavano la famosa canzone della gioventù e venire a cantarla qui. Non volevo mai sentirla e non voglio sentirla più per quello che stiamo passando.

8 dicembre 1942 

Caro fratello, ho ricevuto diverse lettere. Noi per il momento stiamo come al solito: freddo e tormenta! Fatichiamo ad andare avanti, soprattutto a fare il servizio di guardia all’aperto con questa tormenta! Coraggio sempre…

15 dicembre 1942 

Qui dobbiamo lottare tanto contro il freddo. Ho ricevuto un paio di calzettoni che sono molto importanti per me, perché le fasce stringono e sono pericolose per il congelamento. Ho avuto anche un paio di guanti. Ogni tanto vedo Vidussi e Bruno Gardan che mi dà qualche panetto. Saluti alla mamma e ad Irma. Baci a Velia.

25 dicembre 1942 

Oggi è il giorno di Natale. Spero lo passiate meglio di  me. Qua fa tanto freddo, ma coraggio sempre… 

Passo dei momenti… non posso spiegarti… 

Saluti alla mamma, ad Irma e baci a Velia.

Tuo fratello Rinaldo. 

8 gennaio 1943 

Caro fratello, io sto bene, però le cose sono cambiate… speriamo bene… 

9 marzo 1943 

Caro fratello, ti faccio sapere della mia ottima salute. (Rinaldo intendeva comunicare che era sopravvissuto alle battaglie, in particolare modo a quella di Nikolajewka)

22 marzo 1943 Vipiteno 

Quando leggi questa lettera fa in modo che non ci sia nessuno vicino… siamo tornati solo in due, io e Pieri Signor. Gli altri hanno avuto la sorte che ho avuto io in Grecia. (Prigionia)

Ti raccomando di fare silenzio finché non arrivo a casa. Se ti chiedono qualche notizia di qualcuno non dire niente… saluti a tutti… dì a Velia che lo zio tornerà presto…

20 marzo 1943 Vipiteno 

Carissimo fratello e famiglia, vi informo della mia ottima salute, dopo aver lottato con questo barbaro inverno in Russia. Ora mi trovo nei dintorni del Brennero per la disinfestazione. 

Vi ho scritto ancora una volta dopo essere riuscito a salvarmi da quella famosa sacca in cui ci aveva fatto cadere il nemico. Comprendo che voi vorreste avere qualche notizia in più… potete solo immaginare che non sono cose belle. Non so se starò fuori ancora per 15 giorni. Poi spero di passare qualche giorno in vostra compagnia e così vi racconterò la dura lotta che abbiamo passato e che non mi aspettavo. Sono molto desideroso di venire a vedere la mia famiglia perché nessuna altra cosa al mondo ci può fare contenti. Saluti a Irma, baci a Velia che ho pensata tante volte. Cara mamma, anche questa volta ho avuto la fortuna di ritornare con l’aiuto di qualche anima buona. Fra breve ci rivedremo… Stammi bene.. saluti a tutti ed anche a quelli del cortile. 

Tuo figlio Rinaldo

26 marzo 1943 Vipiteno 

Ora siamo in una caserma rinchiusi: non si può uscire, si gira nel cortile. Aspetto che passino quelle poche giornate, ma non ho il coraggio di lamentarmi, perché noi pochi siamo stati fortunati ad essere tornati.

8 aprile 1943

Siamo arrivati alla stazione ferroviaria di Udine. C’era tanta gente ad aspettarci. Tutti cercavano in silenzio i volti dei loro cari. Poi ci facevano domande a cui non sapevamo rispondere. Abbiamo avuto un mese di licenza. Poi siamo stati richiamati a Cividale e portati a Collalto di Tarcento.

22 maggio 1943

Evento:

Rinaldo riceve una lettera di ringraziamento da parte di Luigia Dotto perché si era recato appositamente a Coseano a confortarla per il fratello rimasto in Russia.

Dopo il periodo di licenza straordinaria i superstiti vanno a presidiare nel Friuli orientale contro i partigiani jugoslavi .

31 maggio 1943 Savogna 

Carissimo fratello, sono partito sabato in fretta. Pensavo di ritornare a casa per aiutarvi nei campi, invece domenica mattina ci hanno portati ad Azzida e da lì siamo andati a piedi fino a Savogna . Sono circa 40 km lontano da casa ed è scomodo. speriamo bene! Non si può mai stare tranquilli… tanti cari saluti a tutti, 

fratello Rinaldo 

5 giugno 1943 Clodig 

Carissimo fratello, da quando sono partito sono sempre in giro di qua di là. Per colpa di quella gentaglia mi trovo di nuovo col mulo su e giù per quelle faticose montagne! Ora fa caldo, penso al lavoro che potrei fare a casa.

3 giugno 1943 Gnidovizza 

Caro fratello, dopo un mese siamo arrivati in questo paesetto a circa 20 km da Cividale.

Si vive e si pensa solo di tornare a casa. 

Sono 15 giorni che ho fatto domanda per la licenza agricola, ma ancora nessuna novità. Mi sta a cuore venire a trebbiare, non so che dirti… è una disperazione! Dicono che devono mandare tutti gli anziani in licenza… vedremo. Con tanto lavoro che c’è da fare adesso a casa, qua non si fa niente. I nostri superiori vogliono ricompensarci così, (nemmeno un pensiero…) Speriamo bene e coraggio sempre. Tanti saluti alla mamma ed a Irma. 

Baci a Velia. Ti saluto cordialmente fratello Rinaldo…mandi!

9 giugno 1943 Subit 

Carissimo fratello, mi trovo in giro come gli zingari per non dire di peggio: ogni sera si cambia posto con lo scopo di cacciare i ribelli. Ho fatto la domanda per poter venire a casa ad aiutare nei campi ma è stata respinta. Ci hanno rubato i migliori giorni: avremmo potuto per aiutare in casa, con tutto quel lavoro che c’è da fare nei campi!

Non si può fare sempre questa vita! Quei vigliacchi che abbiamo a capo vogliono solo sfruttarci. Cerca di fare meglio che puoi…Domenica scorsa ho passato una brutta giornata: ero così stanco perché avevo camminato tanto. 

Saluti alla mamma, ad Irma e baci a Velia. Ti saluto cordialmente, tuo fratello Rinaldo. 

13 giugno 1943 Bergogna 

Carissimo fratello, oggi è festa, siamo qui in questo paesetto a riposo. Ci hanno fatto andare da una parte, poi dall’altra finché ci siamo riuniti di nuovo a formare il solito battaglione e poi anche la divisione. Siamo in pochi veterano e ritornare con le reclute è un problema! 

Spero di venire fra una settimana per la licenza agricola della trebbiatura. Qua non arriva   posta… penso a voi che avete tanto lavoro, non so cosa dirvi… siamo sempre nelle stesse condizioni.

Infiniti saluti alla mamma, ad Irma. Baci a Velia. Ti saluto infinitamente fratello Rinaldo 

26 settembre 1943 Topolò

Caro fratello, siamo sempre in movimento. Non ci si ferma mai. Non ho notizie sulla licenza che ho richiesto. Rifarò la domanda per la licenza agricola. Saluti a tutti.  

8 settembre 1943 Caporetto 

Caro fratello, per ora mi trovo in mezzo a tanta confusione, vedremo in seguito… per ora sto bene, spero anche tu. Il prossimo mese ci sarà di nuovo lavoro nei campi… Mi farai sapere se è rientrato Alvise. Infiniti saluti alla mamma, ad Irma, baci a Velia..saluti fratello Rinaldo!

In seguito la Julia viene sciolta. Rinaldo parte da Caporetto a piedi con molto timore. Arriva a Cividale e consegna le armi nella caserma Zucchi. Poi sempre a piedi si dirige verso Campoformido.

DA AGGIUNGERE SUL VECCHIO LIBRETTO A p 5 Coltellino

Ho trovato un mulo morto. Ho dovuto tagliare un pezzo di carne con il mio temperino. L’ho scaldato con un po’ di fuoco e l’ho poi mangiato quasi crudo.

CAMPAGNA DI RUSSIA E DISFATTA

Nella solitudine senza fine della vasta pianura russa, il disegno cattura l’orrore silenzioso della ritirata, una pagina oscura nella giovinezza di Rinaldo e di tanti altri giovani soldati. Il gelo tagliente del freddo polare trasforma la terra in un deserto di ghiaccio, dove la vita e la speranza sembrano appartenere a un’altra dimensione.
La fila interminabile dei soldati in ritirata si snoda come un lamento nella quiete gelida, tra corpi sfiniti e congelati che giacciono in terra come testimoni muti di un dramma senza fine. Le impronte delle loro sofferenze sono segnate nella neve intorno a loro, un muto resoconto di una marcia disperata attraverso la vastità implacabile di una terra desolata.
I giovani, dalle sembianze sfocate e stanche, portano il peso delle loro esperienze sulle spalle. Le sagome contorte e stanche si perdono l’una nell’altra, un simbolo struggente della solidarietà forgiata nell’oscurità della disperazione. Le divise logore e i volti segnati raccontano storie di battaglie, di morti e di speranze tradite.
Il Don, immobile e ghiacciato, assiste in silenzio alla tragedia umana che si svolge sulle sue sponde. La terra che si estende fino all’orizzonte sembra respingere qualsiasi conforto, e il cielo, cupo e implacabile, guarda dall’alto con indifferenza.
Questa rappresentazione visiva è un omaggio struggente a Rinaldo e a tutti coloro che, come lui, hanno attraversato l’inferno della ritirata russa. Attraverso il freddo penetrante delle immagini, cerchiamo di ricordare le immani sofferenze di questi giovani, catapultati in una guerra così lontana e crudele, e di onorare la loro memoria con il rispetto e la riconoscenza che meritano.

NOTA FINALE AGGIUNTA IN SEGUITO:

RINALDO, UN VERO EREO SILENZIOSO…

Rinaldo Bon, nato a Campoformido il 26 luglio 1915 da Luigi e Maria Tomada, era l’ultimogenito di otto figli in una famiglia di contadini friulani. In un’epoca di dura miseria, quando la terra offriva solo una manciata di risorse a chi sapeva piegarsi al suo volere, Rinaldo trovò la sua forza nel lavoro nei campi, l’unica via percorribile per garantire il sostentamento. Figlio di un postino e di una madre casalinga che alternava le cure della casa con il lavoro nei campi, Rinaldo crebbe con il coraggio silenzioso e la determinazione di chi sa che la vita non offre altro se non ciò che si conquista con le proprie mani.

La sua giovinezza fu bruscamente interrotta dal richiamo alle armi, servendo la patria con disciplina e coraggio dal giugno 1935 al novembre 1937. Ma il suo impegno non si fermò qui. Quando la Seconda Guerra Mondiale spalancò le sue fauci, Rinaldo partì per tre volte, vivendo sulla propria pelle le terribili campagne di Grecia, Albania, Jugoslavia e Russia. Tra la prigionia in Grecia e le gelide campagne russe, soffrì per quasi sette anni. Quegli anni lasciarono su di lui segni indelebili, ma Rinaldo non smise mai di lottare.

Quando finalmente la pace tornò a posarsi sulle ferite dell’Europa, Rinaldo ritornò alla vita civile, ma il suo destino non divenne più semplice. Tornato a casa, trovò lavoro in una fabbrica della Montecatini, un luogo che richiedeva una forza d’animo rara e una resistenza straordinaria. Il suo compito, apparentemente insignificante, era spalare ossa frammentate di animali morti e caricarle sui camion. Otto ore al giorno, Rinaldo svolgeva il suo lavoro con dedizione e senza un lamento, percorrendo ogni mattina e sera quasi dieci chilometri in bicicletta, affrontando intemperie di ogni genere.

La sua vita fu un monumento all’umiltà e al sacrificio silenzioso. Tra i parenti e i paesani, il suo eroismo rimase spesso inosservato, ma per chi sapeva vedere oltre l’apparente semplicità del suo lavoro, Rinaldo era un gigante. Egli incarnava la forza e il coraggio di un’intera generazione, di uomini e donne che non cercavano riconoscimenti, ma che, con la loro costanza, tenevano insieme le fibre stesse della società.

Non aveva paura della pioggia, del freddo, della neve; il suo eroismo non stava nei gesti eclatanti, ma nella fedeltà al dovere, nel compiere il proprio lavoro con dignità, giorno dopo giorno, senza mai cedere alla stanchezza o alla disperazione. Rinaldo Bon era un uomo d’acciaio con l’anima di un poeta, che trovava la propria grandezza nel silenzio e nell’umiltà, un eroe nascosto della storia, un modello di vita per chi sa riconoscere il valore della vera forza.