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GIOVANNI CESCA, direttore dal cuore grande

Giovanni Cesca era molto conosciuto in Friuli per il suo aiuto concreto elargito ai giovani adolescenti.

Nel 1981 mi chiamò per assumermi prima come educatore ed in seguito come insegnante nel Centro Formazione Professionale di Cividale da lui stesso fondato (ora Civiform) grazie all’interessamento di mons. Primo Fabbro, mons. Abramo Freschi e mons. Brianti.

Mi accolse con entusiasmo delineandomi in modo molto semplice le finalità del Centro: preparare umanamente e professionalmente adolescenti che non erano interessati a proseguire negli studi superiori, ma desideravano inserirsi presto nel mondo del lavoro. Io accettai l’incarico perchè gli obiettivi mi sembravano consoni alle mie aspirazioni.

Cesca si è sempre prodigato instancabilmente per avviare e sostenere il Centro Professionale di Cividale ed una delle sue più grandi soddisfazioni era il vedere gli allievi inseriti nel mondo del lavoro e nella società: ci teneva anche alla formazione umana, oltre che a quella professionale degli allievi. Qualsiasi allievo o dipendente veniva trattato con familiarità e nessuno si sentiva a disagio.

Una delle doti principali era l’entusiamo che riusciva a diffondere tra i collaboratori.

Sapeva essere severo dove necessitava disciplina, ma era anche un grande amico, pronto a venire incontro a chiunque avesse avuto bisogno del suo aiuto.

Migliaia di persone in Friuli e fuori regione hanno beneficiato e stanno beneficiando della formazione ricevuta nel Centro.

Cesca era profondamente convinto del fatto che per rendere libere le persone bisognava

dare loro autonomia professionale e culturale. Lo esprimeva coi fatti concreti, più che con le parole. Non era dotato di grande eloquenza, e di questo ne era consapevole, ma aveva un’intelligenza pratica, era intuitivo, lungimirante e aveva molto coraggio e un grande cuore.

Giovanni Cesca ha sempre considerato il Centro come una grande famiglia e non lo esprimeva solo a parole, ma anche con i fatti. Condivideva davvero con allievi e collaboratori momenti di gioia e di dolore.

Dice di lui un ex-allievo: “quel direttore aveva sempre, e in special modo nell’ultima delicata fase dell’anno scolastico, una parola buona e un incoraggiamento per tutti, capiva la necessità del sostegno morale, attenuava la forte tensione degli esami, sorrideva e rendeva fluido ogni problema da qualunque parte fosse sollevato.”

Il buon Giovanni sapeva creare collegamenti, canali, “sinapsi” preziose a favore della “grande famiglia del Centro” (come amava denominarla) smussando angoli, temporeggiando, contattando le persone giuste e tessendo rapporti con enti, istituzioni varie.

Tra le tante iniziative, il giorno del suo onomastico, natività di San Giovanni Battista, egli soleva festeggiare con i suoi collaboratori invitando al buffet anche i commissari d’esame. In questo modo esprimeva la sua gioia nel trovarsi nella grande famiglia del Centro.

In occasioni tristi, come la scomparsa di un allievo, di un collaboratore o di un loro congiunto o str
etto parente dimostrava la sua solidarietà partecipando sempre alle esequie funebri.

Era questo il suo modo pratico di sentirsi Famiglia.

Giovanni Cesca è stato per me un concreto esempio di dedizione totale per il prossimo più debole e quando lo ricordo penso al detto evangelico: “Qualsiasi cosa che avete fatto agli altri l’avete fatta a me”.