dal Messaggero Veneto del 21/01/03
di Mario Turello
Tra Vecchio Testamento e cabala: un saggio erudito di Michael Fishbane su un tema che attraversa anche la cultura cristiana e il neoplatonismo
La morte per bacio
Tradizione ebraica: spiritualità e misticismo
di MARIO TURELLO
Alcuni anni fa scrissi un racconto in cui immaginavo una bruttissima disavventura toccata al mio Giulio Camillo: realizzato il suo Teatro della Memoria non solo come macchina memorativa e combinatoria, ma anche come grande talismano ficiniano, oggetto di contemplazione e strumento di «umana deificazione», il geniale friulano del Cinquecento ne otteneva un’esperienza tra il mistico e il paranormale, uscendo dal proprio corpo senza potervi più rientrare, avendo qualcuno scambiato la morte apparente per morte effettiva e subito cremato il corpo esanime (la medesima sorte toccava poi a uno studioso dei nostri giorni, dopo aver ricostruito il Teatro per mezzo del computer).
Intitolai quel racconto Morte di bacio, appropriandomi il suggestivo termine di mors osculi utilizzato da Pico della Mirandola per indicare la morte mistica, reale o simbolica (detta anche binsica), e contaminando l’idea con quella del volo extracorporeo (della durata di tre giorni) attribuito da Cornelio Agrippa agli sciamani norvegesi (nel capitolo L del De occulta philosophia). Alla “morte di bacio” Pico dedica un lungo excursus nel suo Commento sopra una canzona de amore composta da Gerolamo Benivieni, con riferimento non solo alla tradizione cabalistica da cui la mutua, ma anche a Platone (in realtà, a Diogene Laerzio), al mito di Alcesti, alla “Venere celeste”.
Preferisco però citare Pierio Valeriano, che nei suoi Hieroglyphica scrive «Ci sono molti tipi di morte, ma il più apprezzato e lodato sia dai saggi dell’antichità sia dall’autorità della Bibbia è questo: quando coloro… che bramano Dio e desiderano congiungersi con lui (che fare non si può in questa prigione della carne) sono rapiti in cielo e liberati del corpo per mezzo di una morte che è il sonno più profondo; in questo modo Paolo desiderava di morire quando disse: Bramo di dissolvermi e di essere con Cristo.
Questo tipo di morte era chiamato bacio dai teologi simbolici, del quale sembra che abbia parlato anche Salomone quando disse nel Cantico dei Cantici: Osculetur me osculo oris sui. E questo fu adombrato nella figura di Endimione, che Diana baciò quando egli era caduto nel più profondo sonno…». Come si vede, si allarga l’orizzonte mitologico, si chiama in causa Paolo (quindi, potenzialmente, l’intera mistica cristiana) e si rimanda, ma con beneficio d’inventario («sembra che…»), a Cantico dei cantici 1,2: «Oh se Lui mi baciasse con i baci della sua Bocca!».
Il tema della morte di bacio passò da Pico alla maggior parte dei rappresentati della “cabala cristiana”: lo si ritrova in Leone Ebreo, Celio Calcagnini, Francesco Zorzi, Egidio da Viterbo, fino a Giordano Bruno (Gli eroici furori) e persino nel Cortegiano di Baldassar Castiglione. Le rispettive citazioni si possono leggere nel saggio di Edgar Wind Amor come dio di morte, accolto nel volume sui Misteri pagani del Rinascimento (Adelphi 1999), in cui il grande iconologo della scuola di Warburg tratta l’argomento in chiave sincretistica, come del resto era proprio della cultura neoplatonica, con numerosi riferimenti alla mitologia greca; altre notizie si possono ricavare da I cabbalisti cristiani del Rinascimento di François Secret (Arkeios 2001) e da Eros e magia nel Rinascimento (Saggiatore 1987) di Ioan Couliano (il successore di Mircea Eliade assassinato nel 1991, pare da emissari della Securitate), che peraltro si attiene al citato Wind.
Il bacio di Dio, di Michael Fishbane, professore di studi ebraici all’Università di Chicago, permette ora di approfondire il tema dal punto di vista strettamente ebraico (lo studioso esplicitamente rinuncia alla prospettiva comparativa: i nomi di Bernardo di Chiaravalle e di Pico della Mirandola appaiono una sola volta, in nota) attraverso tre saggi minuziosi, eruditi, ermeneuticamente sottili quanto intimamente partecipati.
Il citato versetto del Cantico, letto alla luce di Deuteronomio 6,5: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze» e Salmi 44,23: «Per te veniamo uccisi tutto il giorno» è all’origine (senza che ciò escluda qualche suggestione platonica) di una riflessione che percorre tutta la storia del pensiero ebraico con variazioni filosofiche, mistiche, liturgiche, cui Fishbane ci introduce offrendoci una lettura affascinante anche per il tipico metodo interpretativo giocato sul linguaggio. Il primo saggio mette in luce la lettura simbolica che delle metafore erotiche del Cantico, del bacio soprattutto, fu data dalla tradizione rabbinica, dai filosofi, dai cabalisti, dagli hassidim, dai poeti: morte “naturale” del giusto per rapimento divino (toccata in premio ad Abramo, Isacco e Giacobbe e a Mosè, Aronne e Miriam), morte “soprannaturale”, mistica, ottenuta per mortificazione di sé, per adesione intellettuale, per ideale ierogamia, attraverso lo studio e la preghiera, o mediante tecniche magico-teurgiche.
Di un altro tipo di morte di bacio Fishbane tratta nel secondo saggio, ed è la morte per martirio. In questo caso il “bacio” è figura della possibilità di trascendere il dolore per coloro che affrontano torture e supplizi per la santificazione del Nome divino: una versione martirologica elaborata forse nelle comunità ebraiche perseguitate ma poi investita di valenze spirituali altissime, come Fishbane ben evidenzia, mutandosi da disprezzo della morte (e da controllo magico del dolore) in ritualizzazione sostitutiva del martirio. E alle forme di simulazione e di sostituzione rituale è dedicata l’ultima parte, con particolare attenzione alla cabala luriana: la morte vissuta simbolicamente nella meditazione, l’apparecchio alla morte come esercizio spirituale, il pensiero della morte come purificazione del cuore e adesione esclusiva a Dio, l’efficacia performativa della preghiera pronunciata con piena sincerità di cuore.
Un libro molto bello, di grande dottrina e di forte investimento personale (si vedano la dedica al figlio, le ultime pagine del libro, e la postfazione di Michele Ranchetti). «Ci sono molti tipi di morte», dice Valeriano (vedi sopra). Si legge nella mishnà che «903 specie di morte sono state create in questo mondo» (903, spiega Fishbane, è il valore numerico della parola tosa’ot: “uscite”) ma «la più lieve di tutte è la morte per bacio».
Il bacio di Dio
Morte spirituale e morte mistica nella tradizione ebraica
di Michael Fishbane
Giuntina
168 pagine – 13,00 euro
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