dal Messaggero Veneto del 16/12/02

Antologica a Pordenone per Mirko Basaldella
Alla galleria Sagittaria fino a febbraio


Il ritorno di Mirko Basaldella. A quindici anni di distanza dall’ultima mostra nel Castello di Udine c’è il rientro nella terra d’origine delle opere del grande artista friulano, protagonista di spicco delle pagine che hanno composto la storia dell’arte italiana del secondo Novecento, in una preziosa antologica allestita nelle sale della galleria Sagittaria, nel Centro culturale Zanussi.

La mostra, curata da Giuseppe Bergamini, Giancarlo Pauletto e Francesco Muzzi, presenta una scelta accurata di circa 80 opere fra dipinti, disegni e sculture, per una panoramica completa, dal 1934 al ’67, della produzione artistica di Mirko.
Nato a Udine nel 1910, Mirko insieme ai fratelli Dino e Afro, fonda nel 1928 una rivoluzionaria “Scuola friulana d’avanguardia”, capace di rompere con l’ufficialità e il perbenismo della cultura locale di una città che, come molte altre d’Italia, era ancora saldamente ancorata alle direttive e ai parametri delle Accademie d’arte.

Caratterizzato da una personalità complessa e dotato di grande sensibilità artistica, Mirko Basaldella è attratto sia dalle sculture di Arturo Martini, con cui entrò in contatto frequentandone lo studio milanese nel 1930, che dal mondo classico rinascimentale. In particolare, dopo l’esperienza americana, permea il proprio linguaggio espressivo di suggestioni archeologiche e ricerche astratte che si fondono a motivi magici, sacrali e totemici. Nell’antologica dedicatagli, attraverso le opere che ne coprono significativamente il percorso artistico, l’emozione della ricerca dell’espressione artistica che caratterizza Mirko Basaldella, pittore e scultore proiettato verso una costante invettiva e sperimentazione.

Amico di Cagli, Guttuso e Pizzinato, Mirko si muove in un terreno che riconduce a una profonda coscienza delle origini delle nostre strutture emotive fondamentali, senza le quali non c’è possibilità di “stare bene” nella vita, né di essere utili a chi vive con noi.

Poeticamente, scrive: «ricostruire su basi nuove e primordiali», per ritrovare «il contatto diretto con l’esistenza, capire il processo interno e la ragione prima delle cose, e le leggi che le governano, e non limitarsi all’apparenza esterna del mondo visibile». Frasi chiave per capire ciò che l’artista esprime, attraverso dipinti come Mascherata e sculture come La dea della fertilità.

La mostra sarà aperta fino al 16 febbraio.
Silvia Lorusso