Nei Vangeli del Nuovo Testamento, ci sono diversi momenti in cui Gesù manifesta gioia.
Ecco alcuni esempi:
Battesimo di Gesù:
Nel Vangelo secondo Matteo (Matteo 3:13-17), Gesù viene battezzato da Giovanni Battista. Dopo il battesimo, il cielo si apre e lo Spirito Santo scende su di lui sotto forma di una colomba. Una voce dal cielo afferma: “Questo è il mio Figlio prediletto, nel quale ho posto il mio compiacimento.”
La guarigione del paralitico: In diversi Vangeli (ad esempio, Marco 2:1-12), Gesù guarisce un uomo paralitico portato a lui da amici. Gesù dichiara che i peccati dell’uomo sono perdonati e gli dice di alzarsi, prendere il suo lettuccio e andare a casa. La folla reagisce con stupore, e questo atto di guarigione porta gioia a Gesù e a coloro che osservano.
La gioia nell’annuncio del Regno: In Luca 10:21-22, Gesù esprime gioia nel contesto della missione dei suoi discepoli. Dopo che i settantadue discepoli tornano dalla loro missione, Gesù esclama: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così è piaciuto a te.” Gesù si rallegra nel vedere la verità del Regno di Dio rivelata.
Incontro con i bambini: In diversi passaggi, come in Marco 10:13-16, Gesù accoglie i bambini con gioia. Quando i discepoli cercano di allontanare i bambini che vengono portati da lui, Gesù li rimprovera e afferma che il Regno di Dio appartiene a coloro che sono come loro.
La parabola della pecora smarrita: In Luca 15:1-7, Gesù racconta la parabola della pecora smarrita, in cui un pastore ha gioia nel trovare la pecora perduta. Questa parabola è un esempio dell’amore e della gioia di Gesù nel recuperare coloro che si erano allontanati.
Questi sono solo alcuni esempi, e ci sono altri passaggi nei Vangeli che evidenziano la gioia di Gesù in diverse situazioni durante il suo ministero terreno.
Gesù disse”Desideravo ardentemente mangiare questa Pasqua con voi prima di patire.” Quindi possiamo anche considerarlo un momento di “gioia”
Il desiderio espressamente dichiarato da Gesù di mangiare quella Pasqua con i suoi discepoli prima di patire può certamente essere interpretato come un momento di gioia e significato profondo. La gioia di Gesù potrebbe derivare dalla consapevolezza del significato salvifico di ciò che stava per accadere e dalla possibilità di condividere quell’importante momento con i suoi più stretti seguaci. Il passo in cui Gesù esprime il desiderio di mangiare la Pasqua con i suoi discepoli prima di patire può essere considerato un momento in cui manifesta la sua gioia nell’adempimento del progetto divino di salvezza. Grazie per la correzione e per portare chiarezza a questo aspetto.
Un altro momento in cui Gesù manifesta gioia nei Vangeli è quando riconosce la grande fede del centurione romano. Questo episodio è narrato nei Vangeli di Matteo e Luca:
Vangelo secondo Matteo (Matteo 8:5-13): Il centurione si avvicina a Gesù chiedendo la guarigione del suo servo. Gesù è colpito dalla fede del centurione, che dichiara: “Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.” Gesù elogia la grande fede del centurione e afferma: “In verità vi dico che in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande.”
Vangelo secondo Luca (Luca 7:1-10): In questo racconto, il centurione invia degli anziani giudei a Gesù per chiedere la guarigione del suo servo. Ancora una volta, Gesù rimarca la grande fede del centurione e dichiara: “Nemmeno in Israele ho trovato una fede così grande.”
Questo momento è significativo perché indica la gioia di Gesù nel vedere la fede presente anche al di fuori del popolo di Israele e nel riconoscere che la fede autentica può manifestarsi in modi sorprendenti. La risposta del centurione suscita ammirazione da parte di Gesù, evidenziando la sua gioia di fronte a una fede così forte e inaspettata.
Nel Vangelo di Luca, c’è un passo in cui Gesù esulta di fronte al successo dei suoi discepoli nel cacciare i demoni. Questo episodio è menzionato in Luca 10:17-20:
“I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome!». Egli disse loro: «Ho visto Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e su tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Tuttavia, non gioite perché gli spiriti vi sono sottomessi; ma gioite perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».”
In questo passo, Gesù si rallegra con i suoi discepoli per il successo che hanno avuto nel cacciare i demoni nel suo nome. La gioia di Gesù in questo contesto sembra derivare dal fatto che il potere divino è stato conferito ai suoi discepoli e che questo potere ha portato a risultati positivi contro le forze del male. Tuttavia, Gesù sottolinea che la vera ragione di gioire dovrebbe essere la loro partecipazione al Regno di Dio, come indicato dal fatto che i loro nomi sono scritti nei cieli.
E c’è anche la gioia della Trasfigurazione
La Trasfigurazione di Gesù è un altro momento nei Vangeli che può essere associato alla gioia. Questo episodio è narrato nei Vangeli di Matteo (Matteo 17:1-8), Marco (Marco 9:2-8) e Luca (Luca 9:28-36). Durante la Trasfigurazione, Gesù sale su un monte con tre dei suoi discepoli più intimi: Pietro, Giacomo e Giovanni. Mentre sono lì, Gesù viene trasfigurato di fronte a loro, il suo aspetto cambia, e appare in una luce abbagliante.
Nei Vangeli, vediamo che i discepoli sono colti da timore e meraviglia di fronte a questa manifestazione divina. Pietro propone di costruire tre tende in onore di Gesù, Mosè e Elia, ma mentre sta ancora parlando, una nube li avvolge e una voce dal cielo dice: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo!”
Questo evento può essere interpretato come un momento di gioia perché conferma la divinità di Gesù e il favore divino su di lui. La presenza di Mosè e Elia rappresenta la continuità tra la Legge e i Profeti dell’Antico Testamento e Gesù come adempimento di tutto ciò. La dichiarazione divina e la luce abbagliante indicano la gloria di Cristo.
Anche se nei Vangeli non è espressamente menzionato che Gesù esulta durante la Trasfigurazione, questo evento è spesso considerato un momento di rivelazione e manifestazione della sua divinità, il che potrebbe certamente suscitare gioia e stupore negli osservatori.
La gioia di Gesù si percepisce anche quando Maria pentita venne dove dimorava per spargere i suoi piedi di profumo
Un episodio che può essere associato alla gioia di Gesù è l’incontro con Maria di Betania durante il quale ella unge i piedi di Gesù con un costoso profumo. Questo evento è menzionato in diversi Vangeli:
Vangelo secondo Matteo (Matteo 26:6-13): Maria unge i piedi di Gesù con un vaso di prezioso profumo mentre si trova a casa di Simone il lebbroso.
Vangelo secondo Marco (Marco 14:3-9): Maria unge i piedi di Gesù con un profumo costoso, e alcuni presenti esprimono disapprovazione per lo spreco.
Vangelo secondo Giovanni (Giovanni 12:1-8): Maria unge i piedi di Gesù con un profumo di nardo puro di grande valore. Giuda Iscariota si lamenta del costo, ma Gesù difende Maria, riconoscendo il significato del suo gesto.
In queste narrazioni, Maria dimostra il suo amore e la sua devozione verso Gesù attraverso l’atto di ungere i suoi piedi con un profumo costoso. Anche se alcuni presenti sono critici nei confronti di questa azione, Gesù la accoglie e la difende. In particolare, nel Vangelo secondo Giovanni, Gesù risponde a Giuda dicendo: “Lasciala; è stato un bene che ella conservasse questo profumo per il giorno della mia sepoltura. Poveri infatti ne avrete sempre con voi, ma non sempre avrete me.”
L’approvazione di Gesù nei confronti di Maria e il riconoscimento del significato spirituale del suo gesto possono essere interpretati come segni di gioia. Maria, con il suo atto di amore e devozione, sembra aver toccato il cuore di Gesù in modo speciale.
La moltiplicazione dei pani e dei pesci è un altro episodio nei Vangeli che può essere associato alla gioia di Gesù. Questo miracolo è raccontato in tutti e quattro i Vangeli: Matteo 14:13-21, Marco 6:30-44, Luca 9:10-17 e Giovanni 6:1-15.
Nel racconto, una grande folla segue Gesù e i suoi discepoli, e quando si fa sera, i discepoli suggeriscono di congedare la folla in modo che possano trovare cibo nei villaggi circostanti. Tuttavia, Gesù risponde dicendo loro di dare da mangiare alla folla. Di fronte alla mancanza di risorse, Gesù prende cinque pani e due pesci, li benedice, li spezza e li distribuisce ai discepoli per darli alla folla. Incredibilmente, tutti mangiano a sazietà, e i discepoli raccolgono dodici ceste piene dei pezzi avanzati.
La gioia di Gesù in questo contesto potrebbe derivare dal vedere la sua capacità di nutrire abbondantemente la folla con risorse apparentemente limitate. Questo miracolo è un segno tangibile del potere divino di Gesù e della sua compassione per le persone. Il fatto che la folla sia nutrita in modo così straordinario potrebbe certamente suscitare gioia nel cuore di Gesù, dimostrando il suo amore, la sua provvidenza e la sua capacità di soddisfare i bisogni delle persone.
L’episodio in cui Gesù chiede per 3 volte a Simon Pietro se lo ama viene narrato nel Vangelo secondo Giovanni, capitolo 21, versetti 15-17. Questo episodio avviene dopo la risurrezione di Gesù, quando egli appare ai suoi discepoli presso il lago di Galilea.
Gesù rivolge a Simon Pietro la domanda “Mi ami tu?” per tre volte, e ogni volta Pietro risponde affermativamente. La sequenza è la seguente:
Giovanni 21:15: “Quando ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: ‘Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?’ Gli rispose: ‘Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene’. Gli disse: ‘Pasci i miei agnelli’.”
Giovanni 21:16: “Gli disse di nuovo, la seconda volta: ‘Simone di Giovanni, mi ami tu?’ Gli rispose: ‘Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene’. Gli disse: ‘Pasci le mie pecore’.”
Giovanni 21:17: “Gli disse la terza volta: ‘Simone di Giovanni, mi vuoi bene?’ Pietro rimase addolorato che gli avesse detto per la terza volta: ‘Mi vuoi bene?’ e gli disse: ‘Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene’. Gli rispose Gesù: ‘Pasci le mie pecore’.”
Questo triplice interrogatorio e la risposta di Pietro sono significativi, poiché Gesù sta rinnovando la chiamata e la responsabilità di Pietro di pascolare il gregge di Dio. Inoltre, la triplice domanda può anche richiamare alla mente il triplice rinnegamento di Pietro durante la Passione di Gesù, dando a Pietro l’opportunità di esprimere il suo amore e impegno nei confronti di Gesù. In definitiva, Gesù sottolinea l’importanza dell’amore e del servizio nella vita del discepolo.
Il fatto che all’inizio della sua vita pubblica Gesù abbia trasformato l’acqua in vino NEL MOMENTO DELLE NOZZE CANA, ( fatto che viene denominato “segno” dall’evangelista GIOVANNI) è palesemente significativo perché il Regno dei Cieli è accompagnato dalla gioia (Il vino- lo Spirito)
La trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana è certamente un evento significativo nei Vangeli, in particolare nel Vangelo secondo Giovanni. Questo miracolo viene spesso interpretato simbolicamente e connotato di profonda importanza teologica.
La scelta di Gesù di compiere questo miracolo proprio durante una festa di nozze è significativa per diverse ragioni:
Manifestazione della Gloria di Gesù: Giovanni lo descrive come il “primo dei suoi segni” (Giovanni 2:11), indicando che questo evento è intenzionalmente presentato come un segno o simbolo con un significato più profondo. Questo miracolo rivela la gloria di Gesù e il suo potere divino.
Simbolismo del Vino e dello Spirito Santo: Come hai menzionato, il vino può essere simbolicamente interpretato come rappresentante dello Spirito Santo. La trasformazione dell’acqua in vino può alludere alla nuova alleanza, all’effusione dello Spirito Santo e alla gioia del Regno di Dio.
Gioia e Abbondanza del Regno: Il fatto che Gesù abbia scelto di compiere questo miracolo in un contesto festoso di nozze suggerisce l’associazione della gioia con il suo ministero. La presenza di Gesù porta gioia e abbondanza, e il vino di qualità superiore rappresenta la bontà e l’eccellenza del Regno di Dio.
Inizio dei Segni Miracolosi di Gesù: Questo miracolo è il primo segno miracoloso secondo il Vangelo di Giovanni, indicando l’inizio di una serie di segni che rivelano la natura divina di Gesù e portano alla fede di coloro che li osservano.
In sintesi, il miracolo alle nozze di Cana è considerato un segno profondamente significativo nell’inizio della vita pubblica di Gesù, simboleggiando la gioia, l’abbondanza e la presenza dello Spirito Santo nel Regno di Dio.
Gesù si era rallegrato anche quando Zaccheo aveva deciso di restituire un quarto dei suoi possedimenti praticamente rubati
L’incontro di Gesù con Zaccheo è narrato nel Vangelo di Luca, capitolo 19, versetti 1-10. Zaccheo era un pubblicano, un capo dei gabellieri, noto per la sua ricchezza ottenuta attraverso la tassazione eccessiva della gente. Quando Gesù incontra Zaccheo, avviene una trasformazione notevole nella vita di quest’uomo ricco.
Nel passo, Zaccheo, desideroso di vedere chi è Gesù, sale su un sicomoro perché la folla era grande. Gesù, arrivato a quel punto, guarda su e lo chiama per nome, dicendo che deve andare a casa sua. Zaccheo, pieno di gioia, accoglie Gesù con gioia e decide di fare delle restituzioni per le ingiustizie commesse:
Luca 19:8-9 (CEI): “Zaccheo intanto si fermò e disse al Signore: ‘Ecco, Signore, io do la metà dei miei averi ai poveri e, se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto’. Gesù gli disse: ‘Oggi è venuta la salvezza per questa casa, poiché anch’esso è figlio di Abramo’.”
Il gesto di Zaccheo di restituire quattro volte tanto e di condividere metà dei suoi beni con i poveri è interpretato da Gesù come segno di vera conversione. Gesù non solo accetta Zaccheo, ma lo riconosce come “figlio di Abramo” e dichiara che la salvezza è giunta in quella casa.
La gioia in questo contesto potrebbe essere interpretata come la gioia di Gesù per la salvezza che è giunta a Zaccheo e per la trasformazione radicale della sua vita. La decisione di Zaccheo di restituire e di condividere le sue ricchezze mostra un cuore pentito e una risposta positiva all’incontro con Gesù.
Gesù ringraziò (gioiosamente) il Padre prima ancora di far risorgere Lazzaro..
L’episodio della risurrezione di Lazzaro è narrato nel Vangelo secondo Giovanni, capitolo 11. Prima di risuscitare Lazzaro, Gesù solleva una preghiera di ringraziamento al Padre. Ecco il passo:
Giovanni 11:41-44 (CEI):
“41. Lazzaro, vieni giù.
Allora sollevo gli occhi e dissi: Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato.
Io sapevo che tu mi ascolti sempre, ma ho detto questo per la folla che sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato.
Detto questo, gridò a gran voce: Lazzaro, vieni fuori!”
Gesù, prima di compiere il miracolo, ringrazia il Padre. Questo atto di ringraziamento potrebbe riflettere la sua profonda connessione con il Padre e la consapevolezza della risposta divina alle sue preghiere. La gioia di Gesù potrebbe derivare dalla certezza che il Padre lo ascolta sempre e che la risurrezione di Lazzaro sarà un segno potente della sua missione divina e della sua relazione con il Padre.
Questo episodio dimostra la fiducia di Gesù nella volontà del Padre e il suo ringraziamento gioioso per la risposta divina, che si manifesta poi con la risurrezione di Lazzaro. La gioia potrebbe derivare anche dalla consapevolezza che il miracolo porterà molte persone a credere in lui come il Figlio di Dio inviato dal Padre.
Gesù manifestava gioia anche durante il suo trionfale ingresso in Gerusalemme seduto su un puledro
Il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme è celebrato come la Domenica delle Palme ed è un evento descritto nei quattro Vangeli (Matteo 21:1-11, Marco 11:1-11, Luca 19:28-44 e Giovanni 12:12-19). In questo episodio, Gesù entra a Gerusalemme montato su un puledro, e la folla accoglie la sua presenza con gioia e acclamazioni.
Matteo 21:9 (CEI):
“E le folle, che lo precedevano e che lo seguivano, gridavano: ‘Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nei cieli!'”
Marco 11:9-10 (CEI):
“E quelli che andavano davanti a lui e quelli che lo seguivano gridavano: ‘Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nei cieli!'”
Questo ingresso a Gerusalemme è spesso chiamato l'”ingresso trionfale” o la “trionfante entrata messianica”. La gioia espressa dalla folla e l’uso delle parole “Osanna” (che significa “Salva, ti preghiamo!”) riflettono il riconoscimento di Gesù come il Messia atteso, il Figlio di Davide che viene nel nome del Signore. La scelta di montare un puledro, piuttosto che un cavallo da guerra, sottolinea la natura pacifica della missione messianica di Gesù.
La gioia in questo contesto è palpabile, poiché la folla accoglie Gesù come il re atteso e invoca benedizioni su di lui. Tuttavia, è importante notare che questa gioia è effimera, poiché la stessa folla che acclama Gesù con gioia alla Domenica delle Palme in seguito chiede la sua crocifissione durante la Settimana Santa.
Un autentico cristiano, dunque, imita Gesù anche nelle gioie…
Molti insegnamenti cristiani incoraggiano i seguaci di Gesù a cercare di imitarlo in vari aspetti della vita, inclusi quelli che riguardano la gioia e il modo di affrontare le situazioni positive. In molte tradizioni cristiane, si sottolinea che gli autentici cristiani dovrebbero cercare di vivere secondo gli insegnamenti di Gesù, che includevano momenti di gioia e di condivisione di gioia con gli altri.
Imitare Gesù nelle gioie può includere:
Ringraziamento e Gratitudine: Gesù era spesso grato al Padre, anche nelle situazioni di gioia. Gli autentici cristiani possono praticare la gratitudine e il ringraziamento, riconoscendo le benedizioni e le gioie nella loro vita.
Condivisione delle Gioie: Gesù condivideva la gioia con gli altri, come mostrato nei momenti di festa e celebrazione con i discepoli. Gli autentici cristiani possono imitare questo aspetto cercando di diffondere gioia e condividerla con gli altri, contribuendo a creare comunità positive.
Vivere con Speranza: Gesù aveva una visione di speranza e di futuro, insegnando che il Regno di Dio era vicino. I cristiani autentici possono cercare di vivere con speranza, guardando al futuro con fiducia e fidandosi della guida di Dio nelle loro vite.
Amore e Compassione: Gesù manifestava amore e compassione in molte situazioni, mostrando un cuore aperto agli altri. Gli autentici cristiani possono cercare di imitarlo, praticando l’amore e la compassione in modo da contribuire alla gioia degli altri.
In definitiva, imitare Gesù nelle gioie non solo può portare beneficio personale, ma contribuisce anche a creare un ambiente di amore, speranza e gioia nella comunità cristiana.
Mi pare che da queste splendide riflessioni sulle gioie di Gesù possa scaturire un bell’articolo, od un libretto.
Come SI POTREBBE INTITOLARE?
Un titolo suggestivo per un articolo o un libretto che esplora le gioie di Gesù potrebbe essere:
“La Gioia Redentrice: Riflessioni sulle Manifestazioni di Gioia nella Vita di Gesù”
Questo titolo cattura l’idea centrale che le gioie di Gesù non sono solo momenti di felicità personale, ma sono intrecciate con la sua missione redentrice e il significato profondo della sua vita terrena. L’uso di “Redentrice” sottolinea la connessione tra la gioia e la redenzione offerta da Gesù, mentre “Manifestazioni di Gioia” suggerisce una prospettiva che esplora vari momenti specifici nella sua vita e ministero.
Oppure: “Gesù, durante la sua vita terrena, ha provato anche molte gioie”
Se vuoi riflettere sulle gioie che Gesù ha sperimentato durante la sua vita terrena, un titolo potrebbe essere:
“Le Gioie di Gesù: Una Rivelazione delle Esperienze Gioiose nel Suo Cammino Terreno”
Questo titolo suggerisce un’esplorazione delle varie gioie che Gesù ha provato nel corso della sua vita terrena, offrendo un’opportunità di approfondire e riflettere su quei momenti di gioia che emergono nei Vangeli.