(Dal Diario di un pellegrino carnico – p.Albino Candido)

7 Aprile 1979

Non posso assicurarmi se il mio sia un amore vero e puro, libero. Tu lo sai. Aiutami nel desiderio di un amore libero… È tutto grazia, è tutto gratuito.

Non importa! C’è Lui che vede e porta la mia povertà. Ciò che vale è portarla con Lui questa povertà che mi mette paura e tristezza determinate, in ultima analisi, da una punta di orgoglio. Sono piccolo e povero, e solo. Ma faccio così di proposito; mi faccio piccolo e povero per farti pena e farmi proteggere. Ma nel fondo c’è questa povertà? Se la povertà reclama la ricchezza, non è più povertà schietta. Ma io Ti amo. Mettiti sopra tutte le mie cose. (p.107)

Egli soltanto merita di essere ricordato e tenuto continuamente davanti agli occhi della mente e del cuore.

Egli è la bontà infinita, quella bontà che, essendo infinita, tiene conto e apprezza anche un filo solo di bontà che riusciamo a mantenere in noi.

Egli è povero. Uno che ama si rende povero.

Egli è mendicante, viene a chiedere, a implorare la nostra bontà; l’amore suo lo rende povero e si accontenta anche delle briciole.

Non è vero?
(p.108)

 

 

 

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