Non possiamo sentirci bene psicologicamente se non diamo attenzione all’aspetto spirituale: corpo, mente e spirito; l’attenzione quindi a tutte e tre le componenti umane.

Cos’è quel “vuoto” che tanti di noi avvertono e che interpella le nostre coscienze? Quel bisogno (che ai nostri giorni la scienza rifiuta in nome dell’oggettività) che crea quel “male dell’anima” e che l’uomo con il suo relativismo strisciante non riesce a superare, proprio per questa dimenticanza basilare.

Il bisogno del sacro, non è una opzione tra le tante, ma un elemento della struttura della coscienza e nessuno si può sentire appagato veramente, se non riesce a raggiungere un atteggiamento e credo religioso.

Rudolf Otto, un pastore luterano tedesco, sosteneva che il Sacro è una categoria della mente umana atta a percepire il mondo e quindi anche a condizionare la sua conoscenza. Se è quindi una “categoria” della mente, esprime anche il bisogno di avere una risposta che includa il “sacro”, senza rimandare ad altro e quindi alla scienza e alla filosofia. Ecco la spiritualità, una risposta umana al bisogno della sacralità della vita dell’uomo.

“La grande malattia del ventesimo secolo, che ha a che vedere con tutti i nostri problemi e che ci colpisce sia in quanto singoli individui, sia in quanto società, è la “perdita d’anima”. Quando l’anima è trascurata, non si limita ad abbandonarci; essa ricompare in modo sintomatico nelle ossessioni, nelle dipendenze di ogni genere, nelle forme di violenza e nella perdita di significato della vita; il sacro quindi, non è un momento della storia della coscienza, ma un elemento della struttura della coscienza, e nessuno guarisce veramente e non trova pace, se non riesce a raggiungere un atteggiamento religioso”. (Thomas Moore )

“Negli ultimi trent’anni sono stato consultato da gente venuta da ogni parte del mondo civile; tra tutti i miei pazienti che avevano passato i trentacinque anni, non ne trovai uno i cui problemi non fossero in ultima istanza legati ad una visione religiosa della vita. Posso dire con sicurezza che ognuno di loro si era ammalato, perché aveva perduto ciò che le religioni viventi in ogni epoca hanno dato ai loro seguaci, e nessuno di essi guarì davvero finché non ebbe riacquistata la visione religiosa della vita”. (Carl Jung)

“In tutte le culture storiche conosciute, la religione è sempre stato l’elemento essenziale della cultura stessa; anzi, era il suo centro determinante”. (Papa Ratzingher).

Per un bene-essere quindi è indispensabile far riferimento con la Fede al nostro Creatore, senza la quale, ogni uomo avverte un vuoto che lo tiene sulle corde; è come se vivesse da dissociato, perchè vive dimenticando e trascurando la sua vera identità di figlio di Dio.

(Estratto di un testo di Eugenio Carretta relativo ad una mia domanda su QUORA)

 

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