Ognuno di noi si comprende come “soggetto pensante” perché “oggettiva” i suoi pensieri. I contenuti di questi pensieri sono formati da ricordi, constatazioni, idee, progetti, immaginazioni ecc.

Perché è spontaneo per noi dire “IO”? L’io non è nei pensieri, altrimenti non ne avremmo coscienza. Questo perché mentre pensiamo a qualcosa immaginiamo sempre che l’io stia coordinando i contenuti, come fosse un centro di percezione sempre staccato da loro in quanto fa anche da spettatore. Cosicché per immaginare questo nostro “io cosciente” dobbiamo in qualche modo “oggettivare” l’idea che ne abbiamo.

Procedendo nell’argomentazione si deduce, quindi, che l’io percepiente che vorremmo immaginare è in realtà “inimmaginabile” perché qualsiasi idea che abbiamo di questo nostro “io” è sempre un’oggettivazione costruita dal soggetto pensante.

Il nostro centro percettivo, allora, si situa sempre oltre l’oggetto dei nostri pensieri perché la nostra soggettività è sempre trascendente e non oggettivabile.

In ognuno di noi l’auto-coscienza procede a livelli, l’ultimo dei quali è molto più misterioso di quello che pensiamo, perché coincide con il nostro centro auto-cosciente.

Questo nostro centro auto-cosciente è unificante perché trascendente ed è la fonte di ogni livello di coscienza.

Gli spiriti più elevati lo intuiscono meglio perché in qualche modo sanno come dissolvere gradualmente il proprio “io” nella consapevolezza che è la dimensione più vicina all’Essere Trascendente.

 

(Una voce dal deserto)