XXIII domenica C
di p. Ermes Ronchi
C’è tanta gente che va dietro a Gesù, per tanti motivi: perché guarisce, perché è una bella persona, perché è il racconto della tenerezza di Dio, perché “chissà, se è davvero lui il messia, qualcosa guadagneremo anche noi, una volta preso il potere”. Tanta gente. Gesù si volta per metterli in guardia, chiarendo bene che cosa comporti seguirlo. Non illude mai, Gesù. Non strumentalizza entusiasmi o debolezze, vuole invece adesioni meditate, mature e libere. E indica le condizioni per seguirlo. Radicali. Anzi, destabilizzanti.
Secondo una recente indagine, ancora oggi circa il il 60% delle persone in Italia si riconosce, a vario titolo, nel cristianesimo. È tanta gente, davvero! E Gesù chiarisce chi non può essere mio discepolo, nel senso che non può, non ce la fa, non ci riuscirà. Non perché sia buono o cattivo, generoso o avido, semplicemente non ha i mezzi per portare a termine il lavoro. Ed ecco le condizioni:
- Chi è così legato ai suoi rapporti familiari da non essere libero. Non è solo un fatto sentimentale o affettivo, ma chi sceglie il suo futuro in funzione dei suoi ruoli parentali, chi non vuole deludere la famiglia, costui fa dei grandi danni, a se stesso prima di tutto.
Se non accetto di deludere i miei ruoli infantili, i ruoli del passato, se rimango a perpetuare ciò che ho ricevuto, quello che mi hanno insegnato o le attese che mi hanno trasmesso, mi faccio del male.
Anzi: chi ama la sua vita più di me. Se la logica della famiglia, se la mia mentalità è più forte della mentalità del Vangelo, se mi basta la vita che ho e non cerco niente di più, non posso essere discepolo di Gesù. Perché Gesù non è una ciliegina sopra la torta, lui mi cambia la vita, la trasforma. Se fai Dio a tua misura anziché fare te a misura di Dio, questa non è fede, è solo comoda religione decorativa.
- se uno non solleva la propria croce. Quale croce? Dio non manda le croci, perché dovrebbe mandarle? Non manda disgrazie per metterci alla prova o per renderci più forti. Non c’è nessuna pedagogia del dolore.
Perché lo farebbe, forse per rafforzare la fede? Di solito, davanti al dolore, la gente la perde la fede. Sarebbe sciocco un Dio che manda prove che non riusciamo a superare.
Dio non riceve gloria dalla sofferenza di nessuno. Anche Gesù avrebbe fatto a meno volentieri della croce.
E quando è inchiodato lassù non dice: ecco questo il mio posto, sto bene qui, ci sto per sempre; no, poi è risorto.
Dio non ama la sofferenza, Dio è per la vita.
- Se non rinuncia a tutti i suoi beni… Le altre condizioni posso anche accettarle, ma non parlarmi di soldi, di beni, non toccare le tasche, quello non mi va bene.
Siamo lì a ripetere: io ho, possiedo, conto e riconto, godo dei miei soldi che aumentano, dunque esisto.
Ma un uomo vale quanto vale il suo cuore, non il suo conto in banca.
Le parole di Gesù sono tutte parole che comunicano vita…la tua vita non dipende dai tuoi beni, tu possiedi solo ciò che hai dato via, invece ciò che trattieni con ansia ti possiede.
Gesù chiede sì una rinuncia, ma a ciò che impedisce il volo. Chi lo fa, scopre che “rinunciare per Te è uguale a fiorire” (M. Marcolini).
Quelle condizioni che Gesù propone, con il verbo amare di più, non sono una sottrazione ma un potenziamento, non una esclusione ma una aggiunta: Tu sai quanto è bello dare e ricevere amore, quanto contano gli affetti della famiglia, ebbene io posso offrirti qualcosa di ancora più bello e vitale. Gesù è la garanzia che i tuoi amori saranno più vivi e più luminosi, perché Lui possiede la chiave dell’arte di amare.
Il cristianesimo di molti è una torre ridicola, una cosa inguardabile, e lo diventa quando la tua mentalità vale più di quella del vangelo.
Fatti due conti in tasca: sei capace di disarmarti e di disarmare i giudizi le parole, di difendere sempre i poveri gli ultimi, di fare scelte impopolari anche di accettare il disprezzo della società (ad es. quando abbiamo dormito per solidarietà con i naufraghi sul sagrato della chiesa, hanno detto cose tristi…)
Vuoi sapere se hai fede o no? La risposta è: Se il vangelo cambia qualcosa dei tuoi rapporti con le persone oppure no.
O ti cambia la vita o non ti serve a niente.
La nostra fede è molto dottrinaria,
è fatta di tradizioni tramandate dai paesi, da papà e mamma
È spesso un insieme di parole e di pensieri
Va cambiato il luogo: dalla testa alla vita
la fede è se vedi uno mezzo morto e vai via,
se tiri dritto oppure se smetti di camminare
Che me ne faccio di un credente con tutte le sue verità in mano
e che non si ferma?
Preferisco, dice il papa, un ateo a un cristiano ipocrita
E allora va cambiato il luogo: la fede deve scendere dalla testa alla vita,
la fede non ha niente di strumentazione che ti possa salvare o accomodare
fede vera è chiudere gli occhi e procedere al buio (S Giovanni della croce)
galleggiando nella tempesta,
quando il venerdì santo tutto crolla e le donne continuano ad amarlo
fede vera è di questi genitori che hanno perso il figli
e continuano a sperare di rivederli pur non vedendo nulla
non vedono nulla con gli occhi
c’è sempre questa assenza ma loro chiudono gli occhi e si fidano,
si fidano che la vita non può finire così
si fidano che l’amore è più forte della morte
e allora la fede è quel minimo ma concreto che ti rimane.
La fede è un incontro
e dire mio Signore e mio Dio
in quella semplicità assoluta scopre Dio
Ciò che è semplice è naturale racchiude Dio
Più una cosa e semplice e naturale, più c’è Dio;
più è gonfiata meno Dio c’è
Dobbiamo arrivare al cuore. Non si tratta di essere bravi, ma di arrivare al cuore.
Se uno non rinuncia a tutto…Parole pericolose se capite male, ma a capirle a fondo sono bellissime: non lasciarti risucchiare dalle cose. Lascia giù la zavorra e prendi su di te la qualità dei sentimenti; impara non ad avere di più, ma ad amare bene.
Questo Gesù non lo ami se non lo conosci,
ma se arrivi a conoscerlo non lo lasci più.
Hemingway nel vecchio e il mare racconta di un vecchio marinaio che parte per l’ultimo suo viaggio con una barca nuova con tutta l’attrezzatura poi arriva la tempesta e deve buttare via pezzo per pezzo tutto
se vuole sopravvivere deve buttare via tutto quello che rendeva questa barca potente e bella e gli rimane solo una tavola una piccola tavola che galleggia e quando penso alla fede non trovo una immagine più bella di questa,