A GRADO ANTICA
Memorabile fu Il porticciolo
da rudi pescatori frequentato:
riassettando le reti sul molo
mostravano un mondo incantato.
Io scrutavo i barconi passando
col magico mondo delle cabine,
la bella vita marina sognando,
la gioia pareva non aver fine.
“Madonnina del mare” si cantava
sin da quando eravamo infanti,
là, a Barbana il pensier andava:
dell’isola eravamo amanti.
Il rude barcone l’acqua fendeva,
seguivano la scia pur i gabbiani,
germani ed aironi si vedeva
e noi salutavamo con le mani.
Su piccole isole i casoni:
i lor tetti di paglia spiccavano,
erano quelle vere emozioni
per noi che gli affetti privavano.
Sulla piatta batèla che sfiorava
l’acqua calma della grande laguna,
il pescatore con lena remava
sfiorando l’isole, una ad una.
Tamerici, olmi, pioppi e pini
quei lembi di terra ornavano,
eleganti aironi cinerini
coi germani reali sostavano.
Percorreva la rotta Il battello
tra briccole di legno logorato,
ogni gabbiano pareva più bello
perché immobile dal sol baciato.
Giunti all’isoletta di Barbana,
subito si entrava nel santuario
a ringraziare Colei che risana,
celebrandovi il santo rosario.
L’icona mariana risplendeva
salvata dalla grande mareggiata:
presso gli eremiti si poneva
e così Grado fu risparmiata.
Ancora meraviglie al ritorno
i nostri sguardi ben catturavano,
le belle isolette tutt’attorno
la cromatica flora mostravano.
Ecco perché Il gran poeta Biagio
il suo stupor in versi cantava:
pur viaggiando con il cuore randagio,
la sua Grado non dimenticava.
Sia la vecchia parte e la laguna
o il lungomare che percorrevo,
ogni bella cosa, una ad una
a Grado io sempre molto devo.
Questa isola è così speciale,
che in ognuno di noi il poeta,
verso ben più alti stadi risale
per esprimersi anche senza meta.
Pier Angelo Piai