Il famigerato detto “L’uomo è ciò che mangia” potrebbe contenere delle verità se venisse reinterpretato alla luce del cristianesimo.

Ogni cristiano convinto, in fondo, si ciba della parola, del corpo, del sangue, dell’anima e della divinità di Gesù Cristo risorto.

Ciò significa che diviene lui stesso Gesù Cristo ogni volta che partecipa della sua vita, soprattutto quella eucaristica.

Quando ascolta la sua parola, i suoi stessi pensieri si adattano sempre di più a quelli di Cristo espressi nei Vangeli.

Quando si ciba dell’Eucaristia, il suo corpo metabolizza il corpo di Cristo stesso, l’anima la sua anima e la sua divinità.

I santi più mistici, ad esempio avevano la possibilità di operare anche miracoli come li operava il Maestro. In questo senso, cibandosi di Lui, essi venivano assimilati da Lui, diventando, così altri Cristi, ognuno dei quali con alcune particolari caratteristiche del Maestro: San Francesco, San Padre Pio e tanti altri esprimevano anche corporalmente la passione di Cristo attraverso le stigmate.

Altri santi, come faceva Gesù, operavano guarigioni strepitose, come San Pietro, San Paolo, san Filippo Neri, Marco d’Aviano, San Leopoldo Mandic, ecc.

Altri mistici oranti,come Santa Caterina da Siena, Teresa d’Avila e tanti altri evidenziavano anche fisicamente la loro stretta unione col Maestro in continua preghiera estatica.

E così per il digiuno, la sospensione delle leggi della natura ecc: alcuni si nutrivano per anni solo della particola consacrata.

Il destino di ogni uomo, quindi, è la sua progressiva divinizzazione, per cui nella vita terrena non mangia solo le cose materiali, ma anche quelle spirituali unificate nell’uomo –Dio Gesù Cristo, le quali sono molto più importanti per la Vita Eterna.