dal Messaggero Veneto del 02/02/03
di Marina Brollo

L’ILLEGITTIMO COMPROMESSO
di MARINA BROLLO


Sugli incentivi regionali per la nascita dei figli si intravede una soluzione di compromesso che dovrebbe attenuare una delle ragioni dello scontro in atto fra i partiti della Casa delle libertà. La proposta comune tenta di raggiungere un accordo fra i litiganti.
Nonostante questo aspetto positivo, permane il forte sospetto che il costo sociale della negoziazione politica ricada, di nuovo, sulle spalle dei più deboli. Verrebbe da dire: tutto a posto, niente in ordine!

La legge regionale oggetto della vivace diatriba non verrebbe modificata. Va ricordato che tale normativa è un intervento non sulla famiglia, bensì sulla maternità in sé, come recita il titolo che prevede “disposizioni a tutela e promozione della maternità”. Non si tratta quindi di una misura di valorizzazione del focolare domestico, che richiederebbe necessariamente una scelta ideologica circa il tipo di famiglia da promuovere: quello tradizionale o uno nuovo che tenga conto anche dei cambiamenti che stanno intervenendo nei costumi sociali e nelle legislazioni europee.

È ormai noto che la legislazione in discussione sostiene la sola maternità “certificata” dal contratto di matrimonio. Se così è, la discriminazione non tocca la libertà dei soggetti adulti – responsabili e consapevoli – di sposarsi o meno, ma colpisce il diritto soggettivo dei minori, nati da famiglie “anomale”, a una vita parimenti degna. A ben vedere, le “colpe” dei genitori ricadono sui figli.

Viceversa, la Costituzione pone in capo a tutti i genitori in quanto tali un dovere e diritto di mantenere, istruire ed educare i figli “anche se nati al di fuori del matrimonio” (articolo 30). Inoltre, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – dalla quale nascerà la Costituzione europea – prevede che tutti “i bambini hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere” e che l’interesse dei bambini “deve essere considerato preminente” (articolo 24). Restano, pertanto, forti dubbi di legittimità circa la ragionevolezza dell’esclusione del sostegno ai figli delle coppie non sposate.

Diverso potrebbe essere il giudizio nei confronti di quella normativa – presente in diverse regioni – che limita l’assegnazione di sussidi finanziari per l’acquisto della prima casa alle coppie unite in regolare matrimonio. Qui il bene in gioco non solleva – almeno direttamente – tutti quei dubbi collegati alla differenziazione di trattamento dei diritti dei figli.
Sulla discriminazione nei confronti del nascituro, le forze politiche di maggioranza – preso atto di una diffusa opinione sfavorevole del corpo elettorale – stanno predisponendo un rimedio che non dissolve le cennate perplessità.

Per i figli “irregolari” si prevede l’approvazione di una nuova norma che dovrebbe riconoscere aiuti ai casi di bisogno; aiuti che, si è detto, potrebbero risultare diversi, dato che gli scopi sono diversi. E qui riaffiora la sensazione di un trattamento differente della stessa identica situazione: la nascita di un figlio da genitori che necessitano di un sostegno economico.

Di nuovo, resta il sospetto di una discriminazione irragionevole nei confronti dei “figli di un Dio minore”. Discriminazione, questa, difficile da far digerire alla sensibilità comune e all’elettorato di una regione che ambisce a divenire il cuore della nuova Europa e a mostrarsi all’avanguardia nella promozione della soddisfazione delle esigenze di vita dei cittadini, specie di quelli più deboli. Infine, una provocazione. Invece di attardarsi a litigare su quale famiglia sia meritevole di tutela, sarebbe opportuno verificare se le politiche attuate siano efficaci per contrastare la bassa natalità nella nostra regione o se invece debbano essere accompagnate da altre politiche, per esempio di servizi sociali migliori (asili nido) e di orari di lavoro flessibili nell’interesse dei genitori. Il tutto nella consapevolezza che, sfatando vecchi miti, il lavoro per la donna è una pre-condizione favorevole alla scelta di mettere al mondo un figlio.