Ognuno di noi, essendo un individuo unico ed irripetibile, ha una percezione particolare del mondo e della vita.
Innanzitutto bisogna considerare la percezione di se stessi o “autopercezione”. Questa condiziona molto la visione del mondo. Infatti noi proiettiamo spesso sugli altri i nostri pregiudizi, le nostre esperienze e gli apprendimenti personali. Su questo fatto subiamo molte delusioni mentre ne risentono le relazioni sociali che attiviamo.

Chi ha una scarsa stima di se stesso, ad esempio, si sente incapace di relazionarsi normalmente perché non si mette in gioco per paura che emergano le proprie lacune…
Se uno ha una percezione distorta di se stesso o cova della malizia..la vede anche negli altri.
Se una persona ha una iper-valutazione di se stessa  vedrà gli altri inferiori…

Normalmente percepiamo il tempo come una serie infinita di attimi che si susseguono, i quali passano più o meno secondo il nostro modo di vivere la durata interiore.
Le aspettative dilatano la percezione interiore del tempo, mentre chi vive nell’attimo e non fa caso al futuro ha una percezione diversa.

Chi limita il suo orizzonte mentale alla semplice dimensione materiale trattiene meno facilmente i suoi impulsi, mentre chi ha una visione aperta alla trascendenza stempera l’irruenza dei suoi istinti, li controlla maggiormente incanalandoli nel suo dinamismo spirituale.

Ognuno di noi, quindi, interpreta il mondo che percepisce in modo soggettivo: è un fatto indiscutibile perché non si può essere contemporaneamente un altro soggetto e non abbiamo il linguaggio adatto per descrivere le differenze percettive.

Il colore rosso, ad esempio, è percepito da ciascuno di noi differenziandolo dagli altri, ma nessuno potrà descriverlo come lo vede esattamente perché intervengono moltissimi fattori condizionanti, dall’ereditarietà, al contesto affettivo e culturale personalmente vissuto durante l’iter evolutivo.
La comunicazione, a questo proposito, è il tentativo di ogni persona di paragonare e confrontare il proprio

modo di percepire la realtà con quella degli altri…
Il dialogo , invece, è lo sforzo di trovare dei punti di vista in comune  e di integrarli.
La storia dell’umanità è una serie enorme di scambi percettivi più o meno riusciti attraverso le aggregazioni o gli scontri sociali.

Questo fatto ha prodotto “cultura” intesa come
pratiche e conoscenze collettive di una società o di un gruppo sociale, mentre per ogni individuo è ritenuta come il complesso delle conoscenze intellettuali e delle nozioni che contribuisce alla formazione della personalità, dell’educazione e dell’istruzione

La vera cultura è la risultante di questa continua dialettica tra individuo e società, la quale dimostra che tutti noi aspiriamo inconsciamente all’unità pur rimanendo unici ed irrepetibili.

Ed è proprio la vera cultura unificante che ci fa intravedere la direzione trascendente a cui tutti siamo destinati, là dove saremo tutti in Uno e l’Uno sarà glorificato in tutti…

Pier Angelo Piai