Spesso pensiamo: che senso ha il dono dell’esistenza?
Lo stesso salmista si interroga:
Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché tu ne abbia tale cura? Ogni uomo non è che un soffio (Salmo 39)

Tutto nel Creato sembra semplice e contemporaneamente complesso. E’ veramente tanto strano.
Uno sguardo puro semplifica.
Uno sguardo inquinato rende tutto complesso.
Altri interrogativi si affacciano nella nostra mente: perché si teme così tanto la morte? Perché tutto ci sembra utile ed inutile contemporaneamente?
Dio ci ha creati, cioè ci ha posto in essere dal nulla. La teologia cristiana ci insegna che nessuno di noi era “necessario”.

Dio avrebbe potuto continuare la sua immensa opera d’amore anche senza di noi. Invece ha voluto noi, te, me. Sì, proprio noi, creature quasi anonime ed insignificanti per la maggioranza degli uomini.
Ma per Lui non siamo insignificanti: ai suoi occhi siamo importanti se continua a farci esistere, continua a perdonarci e a permettere tribolazioni ed eventi. Che cosa trova di tanto interessante in noi?
Egli, poi, sa tutto, conosce ogni più piccolo dinamismo della nostra mente e della nostra volontà dal momento del concepimento fino alla morte.

Perché allora ci fa esistere?
Su questa terra abbiamo raramente dei momenti di autentica felicità. Eppure Egli ci vuole rendere felici: dobbiamo credere in questo, altrimenti che senso ha donarci l’esistenza?

L’ultima ragione deve essere proprio questa: renderci felici. Ma il nostro grado di coscienza è così piccolo che non riusciamo quasi mai a percepire questa “ragione”. Abbiamo alcuni “sprazzi”…ma poi si brancola nel buio. Se Egli ha scelto noi, io, te, c’è un motivo.
Dio Onnipotente poteva scegliere infiniti  altri esseri umani o potenze angeliche al nostro posto.

Ha scelto ognuno di noi, con le nostre meschinerie, la nostra enorme fragilità…
Perché è così attratto dalla nostra fragilità? Che sia proprio in questa attrazione il segreto della sua amorevole creatività?

Egli è Onnipotente, Onnisciente, Onnipresente, e ha voluto plasmare  creature che ai suoi occhi appaiono sciocche, superficiali, insensibili…  Cosa trova Dio di tanto interessante? Forse in noi c’è qualcosa che non c’è in Lui?
I nostri limiti attirano la sua illimitatezza? C’è come una logica “illogica”, per cui gli opposti si attirano. Egli effonde “tenerezza” a tutte le sue creature più fragili che non sanno nemmeno distinguere la destra dalla sinistra.

Forse è proprio qui il segreto dell’amore divino: essere attratto dalla creatura, la quale è il suo opposto, per poi divinizzarla per effetto della sua “sovrabbondanza” d’amore.
Mistero dei misteri!

Pier Angelo Piai