Oggi c’è la moda di presentare,attraverso i mass-media, eventi ritenuti sensazionali, miracolistici o presunti tali ad un pubblico spesso emotivo che difficilmente riesce a discernere obiettivamente il vero dal falso.

Chi ricerca avidamente la fenomenologia mistica esclusivamente per provare emozioni, rischia la perdizione. In che senso? Perché non va a fondo, anzi non va “oltre”. Rimane fisso, irrigidito su una “immagine” senza scoprire ulteriori significati. Si sofferma sul solo “significante”.

Ma la vita è esperienza e conoscenza dinamica. Non siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio?
C’é realmente un grave rischio sociale ed individuale: si vorrebbe conoscere senza fatica e senza ricerca.
Proliferano maghi, indovini, santoni perché offrono l’illusione di elargire la panacea, il rimedio facile per tutti i problemi. Molti depressi o delusi della propria vita sperano sempre il colpo di fortuna o l’improvvisa buonasorte. Non vanno alla radice del proprio malessere : devono trovare un alibi esterno per non impegnarsi a crescere interiormente. Così per alcuni la vita si riduce a girovagare alla ricerca del tal santone o del pseudo-carismatico che li aiuti miracolosamente ad individuare con esattezza il loro problema per porvi un facile rimedio.

Quando ci si sofferma sul fenomeno in sé la mente rischia la sclerotizzazione : si dà per scontato che tutto è lì, già chiaro. Si pensa: esiste il “segno”, ciò vuol dire che la trascendenza c’è. E così la mente non procede oltre, non indaga, si appiattisce. Subentra l’inconscia presunzione che tutto può essere facilmente conosciuto.

No. La verità richiede fatica, applicazione, costanza. Quando crediamo di afferrare un concetto, ecco che ne subentrano altri a completare ed integrare quello precedente. La conoscenza è sempre in evoluzione e procede per stadi: chi sostiene di esservi già arrivato è perduto.
Tra le ultime parole della Bibbia c’è proprio l’espressione: fuori i cani, i fattucchieri, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna (Ap. 22,15)

L’idolatria è fissarci sulla staticità, non andare oltre il significante, pensare che non ci sia più niente da scoprire, banalizzare l’approfondimento.
Che sia questo l’inferno? Staticità, regressione, rifiuto per la novità interiore. Il Paradiso è invece “Evangelo”, la buona novella che non annoia mai, stimola alla scoperta e, nell’amore, fa nuove tutte le cose.

Pier Angelo Piai