Molta infelicità è dovuta al fatto che non abbiamo la volontà di gestire il nostro tempo come dovremmo.
Il taccuino è spesso pieno di impegni di ogni tipo.
Quante volte sentiamo dire: non ho tempo!

Ma sappiamo benissimo che questa lamentela è anche una forma di ipocrisia.
Noi centelliniamo il nostro tempo in base alla gerarchia dei valori che ci siamo fatti su misura.
Ma se ci dovessero  richiedere del tempo per andare a ritirare una cospicua somma frutto di un affare o di una vincita, immediatamente scarteremmo gli altri impegni che dichiaravamo importanti.

Il tempo per la riflessione o la meditazione, stranamente non viene calendarizzato. Eppure, paradossalmente, è quello più utile. A che vale frequentare assemblee chiassose, circoli culturali o incontri agonistici, se non ci impegnamo a conoscere noi stessi?

E’ intuibile, comunque, che gran parte degli impegni sono  da noi ricercati proprio per non affrontare la solitudine, la quale ci fa paura perché ci mette di fronte alla consapevolezza del nostro vuoto.
Il tempo trascorso per la nostra conoscenza è davvero il migliore perché ci fa immergere nella dimensione interiore per farci gustare in profondità la vita.
Del resto, ognuno di noi ha esperimentato il vuoto e spesso il disgusto che prova dopo aver affollato stadi, frequentato discoteche o ritrovi vari.

Se ci pensiamo bene, la maggior parte dei nostri incontri sociali sono imbevuti di luoghi comuni difficili da smascherare. Solo il silenzio della solitudine ci aiuta a focalizzare meglio certe situazioni, perché se comprendiamo noi stessi cominciamo a comprendere gli altri e la vita. Allora potrà scaturire dal nostro interno quella forma di vera creatività, frutto dell’amore per l’esistenza e per chi ce l’ha donata.

Non dobbiamo osservarci per poi condannarci. E’ un errore. Neppure noi dobbiamo giudicare noi stessi.
Ci si deve osservare in profondità, a 360 gradi, senza paura.

Ciò vuol dire che dobbiamo assumere uno stato d’animo passivo ed osservarci continuamente con pazienza. Molte anomalie si dissolverebbero da sè, perchè non avrebbero più senso. Se andiamo veramente alla radice, scopriremmo molti moventi che prima erano nascosti, moventi relativi alle nostre paure ed al nostro modo di vedere il mondo e la vita.

In determinate occasioni filtriamo la realtà con esperienze, emozioni, associazioni, meccanismi di difesa ecc. Anche se esternamente controlliamo questi fenomeni interiori, essi ribollono in noi e ci rendono infelici. Se cerchiamo la Verità sinceramente prima o poi qualcosa emerge.

Dobbiamo comprendere il processo dell’esperienza. Noi tutti siamo diversamente intelligenti, ma non integralmente perché conserviamo il “sè”, e quindi filtriamo la realtà attraverso questo “sè”. Dovrebbe dissolversi, ma la stessa volontà di dissolverlo contribuisce a mantenerlo ancora. Quando c’è amore, non c’è “sé”.

Ecco perchè la consapevolezza di quello che siamo, di come pensiamo ed agiamo è un po’ l’anticamera dell’amore.
Un individuo veramente contento è colui che comprende ciò che è e attribuisce ad esso il giusto significato. Lo sforzo di cambiare ciò che è porta ad una affermazione del sè, e quindi nuovo dolore. Solo la comprensione profonda della realtà rende inutile lo sforzo intento a voler cambiare qualcosa, proprio perchè quel qualcosa cambia spontaneamente. Cambia semplicemente perchè la realtà e il nostro modo di vederla cominciano a collimare.

Gli antagonismi religiosi, politici e sociali sono dovuti alla scarsa intelligenza che ognuno di noi ha nell’osservare la realtà, che viene vista in modo molto parziale perchè si vuole conservare a tutti i costi il sè.

Se veramente tutti gli uomini della terra  cominciassero ad essere profondi osservatori della realtà, senza paura o parzialità, applicando l’intelligenza integrale, si vedrebbero enormi cambiamenti perchè si dissolverebbero tutte le ingiustizie.

Non avrebbe più senso la politica, proprio perchè ognuno di noi penserebbe spontaneamente al benessere dell’altro e nessuno si aggregherebbe nei partiti per imporre agli altri la propria ideologia, la quale è sempre il frutto dell’espansione sociale del sè. La stessa cosa nell’ambito religioso: ogni intelligenza integrale è consapevole che Dio è al di sopra di ogni istituzionalismo, il quale porta spesso a conflitti di varia natura, soprattutto al giorno d’oggi.

La religione dovrebbe avere il compito di portare l’uomo ad una maggiore consapevolezza della realtà per poter meglio amare Dio e gli altri.
Il vero Cristianesimo invita proprio a questo.

Pier Angelo Piai