mariass picturedall’Avvenire del 31/05/2002

31/05/2002 11:48�


Rallegrati, vergine Maria,/ figlia della mia terra,/ sorella dell’anima mia,/ rallegrati, gioia della mia gioia./ Sono come un vagabondo nella notte,/ ma tu sei un tetto sotto il firmamento./ Sono una coppa assetata,/ ma tu sei il mare aperto del Signore./ Rallegrati Vergine Maria,/ ala della mia terra,/ corona dell’anima mia;/ rallegrati, gioia della mia gioia:/ felici coloro che ti proclamano felice!

Cala il sipario su questo mese primaverile, tradizionalmente segnato dal volto di Maria. Cantiamo anche noi la madre del Signore con una delle tante voci poetiche che l’hanno esaltata nei secoli cristiani. È quella di una donna tedesca, la scrittrice Gertrud von Le Fort (1876-1971). All’interno della piccola danza di immagini che Gertrud anima nei suoi versi ce n’è una sulla quale vorremo fissare la nostra attenzione. Maria è celebrata come “ala della mia terra”.

Il racconto biblico della creazione descrive la nostra materialità col simbolo della polvere del suolo plasmata dal Creatore (Genesi 2, 7). È questa “la mia terra”. In essa, però, Dio ha insufflato non solo la vita ma anche un respiro divino, quello della coscienza, un “alito” che non è solo il fiato ma l’anelito dell’anima. Maria è la creatura che più di tutte è il segno di un’apertura all’infinito, lei che ha accolto nel grembo il figlio di Dio, lei che è stata come “il mare aperto” in cui si è immerso il Signore.

Ci è necessario ricordare questo destino glorioso: anche noi siamo chiamati ad accogliere Dio ed è per questo che dobbiamo avere un’ala che sollevi la nostra terra, il nostro limite, la nostra caducità mostrandoci la meta a cui siamo orientati.

Gianfranco Ravasi

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