Come passiamo il nostro tempo? Ha senso se non amiamo la vita in Lui? Se tutto dovesse essere un’illlusione e al termine della vita terrena dovessimo ripiombare nel nulla come prima di essere concepiti, saremmo vissuti davvero invano? Se non avessimo la coscienza di esistere, non esisteremmo autenticamente. Ecco un paradosso: il nulla prima della nascita e il nulla dopo la morte. Un attimo tra due infiniti. Una porzione di tempo inabissata nell’eternità. Oppure un attimo tra gli attimi. All’infinito.

Chi ci mantiene in vita così precariamente? Che senso ha? Cosa cela questa nostra esistenza così irrazionale, sfuggevole, aleatoria, paradossale, ordinatamente illogica, infinitamente finita e finitamente infinita? Chi sarà mai quell’artefice così imprevedibile che nasconde il suo dinamismo nell’apparente staticità delle cose, nel fluttuare incostante dei nostri pensieri, nelle profondità che si presentano al nostro sguardo attonito?

Chi mai sarà l’Essere Assoluto che continuamente ricrea senza ripetersi, che ama le sue creature fino ad inabissarsi nel loro tormento interiore, che gioca con le loro singole evoluzioni fino all’assurdo?Chi sarà quell’Essere Sussistente che ci ha scagliati nell’esistenza e fa in modo che ognuno di noi decida liberamente cosa diventare? Perché tutta quella passione per noi, fragili creature temporali destinate all’immortalità?

Tale passione è sovrabbondanza d’amore che desidera condividere con altre creature fino alla loro divinizzazione?Perché l’Unità si china a raccogliere la molteplicità dispersa per unificarla in Lei? Dio non basterebbe a se stesso? Perché scomodarsi tanto per donare l’esistenza a creature superficiali ed ingrate come noi?“Non importa definire. E’ importante solo andare mattina e sera, sera e notte, senza calcoli, senza misure, senza sapere. Ci rendiamo conto del respiro che ci nutre e ci mantiene in vita?….Tante foglie si staccano danzando nell’aria. Hanno vissuto. Ma non è la fine….” (p.Albino p.323)

Pier Angelo Piai