Poco tempo dopo, in un’altra occasione, il veggente Ivan mi chiese: Sergio, tu hai portato un bambino ad assistere all’apparizione? In effetti avevo portato con me una coppia di amici udinesi: i coniugi Zanellato (entrambi ingegneri, che poco tempo dopo sarebbero morti in un incidente stradale). Il bambino aveva avuto uno shock da parto e non riusciva ad esprimersi. Ivan continuò: la Madonna ha imposto le mani al bambino e ha detto di comunicare ai genitori di pregare per Lui.

– Altri ricordi?

Il maggio dello scorso anno Ivan e il suo gruppo (erano le dieci di sera) stavano scendendo dalla collina.

Ivan mi disse:
Serdo (Sergio) Maria Madonna  molto contenta di te e ha dato anche un messaggio per te.
Io gli dissi che stava scherzando, ma lui continuò a parlare in croato e io non capii più niente.  

Il giorno dopo, e c’era anche il brigadiere dei carabinieri di Tarcento Pierino Valent ed altri amici, siamo andati a cercare il veggente e lo abbiamo pregato di scriverci il messaggio della Madonna (per Sergio).
Ivan salutò i suoi amici e, appartato presso un tavolino, scrisse in croato il messaggio che conservo tutt’ora.
Per l’emozione fortissima non l’abbiamo tradotto subito, ma siamo rientrati a Udine assieme al parroco don Pietro Bertoni e con la mia macchina siamo tornati a Medjugorje il giorno dopo per farlo tradurre da p.Slavko Barbaric.
Diceva così:
Sono molto contenta di te, Sergio, tu sei il messaggero dei miei messaggi, persevera in questo, io pregherò in modo speciale perché tu possa perseverare, persevera, persevera, persevera!

Sono molto contento di questo, mi ha fatto piacere:  era  la conferma di quella chiamata che avevo sentito nel mio cuore.

A settembre, poi, come ho già detto, dopo l’offerta di Patrizia, ho lasciato definitivamente i libri e mi dedico completamente a Medjugorje.

In tutti i pulman che ho organizzato ci sono stati grandi miracoli di conversione e, su 2500 persone che ho portato finora laggiù, soltanto una è tornata a casa non cambiata.

Per quel che riguarda il Friuli, mi è venuta l’idea di andare dall’arcivescovo: monsignor Battisti mi ha sempre aiutato e spronato. Poi sono riuscito a portare a Remanzacco padre Slavko (ho fatto tutto da solo); inoltre, i giornalisti della Rai di Trieste sono venuti da me per intervistare Slavko: sono rimasti quattro ore, ma la trasmissione non è ancora andata in onda.
Per quel che riguarda la stampa locale, sono sempre stato trattato bene.

Il Messaggero Veneto, per esempio, mi ha sempre pubblicato tutto quello che ho portato, sia quando è venuto Slavko, sia quando c’è stato il falso allarme dei vescovi italiani (circa la proibizione o meno dei pellegrinaggi).

Da quando è venuto Slavko non ho più avuto difficoltà ad animare i pellegrinaggi.

Poi ho allargato il mio raggio d’azione: sono stato in Toscana e in Sardegna. Inoltre, ho riproposto Slavko all’inizio di quest’anno (al santuario udinese della Madonna delle Grazie il 12 gennaio); l’ ho portato anche in altre città d’Italia e quindi è partito alla volta della Germania.
L’accoglienza della gente è stata impressionante, e voglio sottolineare questo aggettivo.

A Bolzano, per esempio, mi ha colpito un fatto: dopo l’incontro, la gente si fermava sotto i lampioni a parlare. E’ un ricordo indelebile.
Un’altra cosa: a casa mia una persona domandò a un sacerdote se era necessario andare a Medjugorje o se, invece, non fosse sufficiente vivere qui, in modo più partecipe, la messa e la vita comunitaria. Il sacerdote rispose: Medjugorje è un fatto straordinario e noi preti qui siamo spesso vittime dell’abitudine; quindi abbiamo bisogno di andarci per scuoterci.

-Altre esperienze?

Sergio:
– Ce n’è una , certamente speciale, unica. Mi trovavo, nel gennaio di quest’anno, a Medjugorje, in casa di Jakov, verso le 4 del pomeriggio (era il 3 gennaio), e c’era anche padre Bruno. A un certo punto Jakov se ne andò, mentre il veggente Ivan, che era lì con noi, rimase. Io gli chiesi come mai non andava all’apparizione dal momento che il giorno dopo doveva rientrare in caserma.
Non vado in canonica – rispose – perchè la Madonna mi apparirà a casa mia.
Padre Bruno chiese con insistenza di poter assistere, ma Ivan rispose negativamente. Io non dissi niente: se mi avesse voluto, me l’avrebbe chiesto.

Dopo un po’ Ivan prese un santino dalla credenza e ci scrisse sopra: – 5.40 tu mia casa.- Io risposi: Se non fai venire anche Padre Bruno, io non vengo. Ci pensò un poco e poi disse di sì. Io e il frate andammo a dire una parte del rosario per ringraziare la Madonna di questo e poi andammo a casa di Ivan. Egli ci invitò a metterci contro una parete, ci inginochiammo a pregare e dopo un po’ Ivan cadde in ginocchio. Io sentii un grande calore dentro, una sensazione particolarissima, come quella che avevo avvertito alla mia apparizione.

Al termine, Ivan spiegò ai propri familiari e a Padre Bruno che cosa aveva detto la Madonna. Disse che la Madonna aveva posto le mani sopra le nostre teste e che aveva pregato per noi; avevamo detto un Pater Gloria tutti assieme e la Madonna aveva nuovamente imposto le mani, pregato e infine ci aveva baciato.

Si era congedata dicendo: – Vi saluto e vi benedico, figli miei!- La mia prima impressione, o pensiero se preferite, fu: – Proprio oggi mi è capitato di essere baciato! Non mi sono tagliato la barba!-

– Cosa aggiunge questo alla tua esperienza di fede?

Sergio:
– Io avevo già avuto tutto, questo è qualcosa ancora di più: il massimo.

Qui finisce il racconto di Sergio e Giuliana, certamente qualcosa di unico, di cui hanno voluto far partecipi tutti. Adesso, assieme alle due figlie, continuano a lavorare per portare a Medjugorje sempre più gente. Tra le ultime idee di quella mente vulcanica che è Sergio, la visita alle carceri (già attuata in parte) e agli ospedali. Una cosa è certa nessuno: nessuno fermerà la sua missione.

Questa è la trascrizione delle registrazione fatta a casa mia il giorno 13 marzo 1986, presente, oltre al sottoscritto e a Sergio e Giuliana, mia moglie, Gabriella Tonetti, che è stata a Medjugorje ai primi di gennaio.
Sergio voleva avere una mia testimonianza. Io ho ben poco da dire, se non che sto lavorando sodo per dare un nuovo senso alla mia vita e a quella della mia famiglia (ho due bambine come i coniugi Sbuelz, e spero di portarle presto a Medjugorje).
L’esperienza che ho fatto laggiù mi ha sconvolto (positivamente) e l’ho riferita in un articolo apparso sul Messaggero Veneto del 7 dicembre 1986. Inoltre, in diverse occasioni, ho parlato di Medjugorje su questo giornale, sia per l’ultima venuta di Slavko, sia per la polemica (eterna?) sui pellegrinaggi.

Ecco, penso che la mia strada sia quella: scrivere e diffondere sulla stampa il messaggio di Medjugorje.

Nicola Cossar

Buttrio, 18 marzo 1987

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Foto: Sergio, Giuliana, i veggenti, gli amici (1° parte)

TESTIMONIANZA DIRETTA DI SERGIO SBUELZ DEL 26.03.2012

Dal febbraio 1985 ad oggi (marzo 2012) innumerevoli sono stati i miei viaggi a Medjugorje per accompagnare pellegrini e devoti. Nei primi due anni andavo su e giù con la mia macchina anche tre volte al mese e quando era necessario sostenevo le spese.
In due anni ho percorso 40.000 km.

Visto l’incremento delle numerose richieste di pellegrini presso l’agenzia che organizzava i viaggi, dall’87, come ho già detto, cominciai ad accompagnare, insieme ad un sacerdote o ad un religioso, i pullman per Medjugorje.

A tutt’oggi ho accompagnato oltre 450 pellegrinaggi utilizzando la macchina od il pullman. Devo confessare che ogni viaggio è stato un’esperienza nuova.

Nel 1989 mia moglie rimase incinta a 42 anni. Dopo un mese e mezzo, il ginecologo la inviò a fare un esame per verificare l’eventuale effetto sul nascituro delle radiazioni in seguito ad un’infiammazione all’addome ignara di essere in attesa. Giuliana rifiutò l’esame per non compromettere la nascita del bambino, qualunque fosse stato l’esito.

Dopo due settimane non riusciva a dormire per il pensiero che l’assillava. Allora decise di andare a Medjugorje dalla sua guida spirituale che era far Slavko Barbaric, il quale di fronte ad una sua richiesta su cosa avrebbe dovuto fare, le disse che non avrebbe mai potuto consigliarle di interrompere la gravidanza, ma la invitava a pregare e ad affidarsi al Signore.

Racconta che si trovava davanti all’altare, durante la Santa Messa, allorché si avvicinò una ragazza cinese la quale, ponendole una mano sul ventre, le disse:”Tu, baby”. “Sì”, rispose Giuliana, ma dopo la Messa, incontrandomi, discutemmo sul fatto che solo io, lei ed il frate sapevamo della gravidanza ed essendo Giuliana solo al 45° giorno, non era assolutamente visibile alcuna prominenza. Dopo la Messa abbiamo cercato la cinesina, ma non l’abbiamo trovata.

Però quel gesto ci è stato di conforto al punto tale che al settimo mese, con il pancione, è salita con un gruppo di pellegrini, fino al Monte della Croce.
Arrivata al nono mese, Giuliana fu ricoverata di mercoledì. Dopo tre giorni di digiuno e dopo numerose flebo per la difficoltà del parto, Giuliana era ancora in travaglio.Nel corridoio ci trovavamo io, mia cognata ed un’amica ostetrica a pregare il Rosario. Dopo un po’ uscì il medico invitandomi ad entrare perché c’erano complicazioni impreviste.
Trovandomi dietro la testata del letto di Giuliana, in sala parto notai l’orologio che avevo di fronte mi venne spontaneo dire:  “Coraggio, sono le 17,40, è il momento dell’Apparizione”. Terminate queste parole, Giuliana partorì.

Per prima cosa la neo-mamma  chiese se aveva  le mani e i piedini, prima di sapere se era maschio o femmina, : Elisabetta era perfetta, sanissima e pesava 4,3 Kg.
In questa occasione Giuliana venne a sapere che il rene da asportare era perfettamente sano.
Nell’altro ospedale mia figlia Lucia di 23 anni partorì la sua primogenita.
Così abbiamo avuto la grazia e l’occasione di far battezzare Elisabetta e sua nipote Michela dallo stesso Padre Slavko nella nostra chiesa di Rizzolo.

Molte altre grazie ricevemmo in tanti anni qui in Friuli.
Innanzittutto la formazione del Cenacolo di Preghiera di Rizzolo, iniziato proprio a casa nostra per i primi tre mesi.
Dal settembre del 1985, d’accordo con il nostro parroco, continuammo il Cenacolo nella chiesa parrocchiale, con lo stile di Medjugorje: Santa Messa, Rosario ed Adorazione, ricevendo molti frutti: sacerdoti, suore, diaconi e 48 matrimoni.
Dall’ 85, tutti i mercoledì, dalle 20.00 fino alle 22.00, la chiesa è sempre gremita con oltre 150 persone. Durante le celebrazioni sono sempre presenti 2 o più confessori.

Inoltre abbiamo avuto diverse visite e incontri di preghiera con padre Slavko, padre Jozo e diversi veggenti di Medjugorje grazie alla disponibilità e condivisione degli Arcivescovi Battisti e Brollo e di tanti sacerdoti. Abbiamo avuto ospite a casa nostra Marja Pavlovic che in quei giorni ebbe quattro apparizioni alla presenza di molti amici invitati èer l’occasione.

Nel 1989 mia moglie ed io, ascoltammo un messaggio della Madonna ai veggenti di Medjugorje, nel quale invitava ad offrire una volta la mese una notte in preghiera (mentre molti giovani vanno in discoteca e molte persone fanno le ore piccole con amici). Decidemmo di fare una veglia di preghiera al Santuario di Castelmonte.

Da 23 anni, nel periodo maggio-settembre, l’ultima domenica del mese, ci si trova dalle 50 alle 200 persone  presso Carraria, ai piedi del monte, alle 3 del mattino, con le stelle o con la pioggia, per salire in preghiera, meditando il Rosario e la Via Crucis. Si arriva alle 7,30 circa al Santuario per assistere alla Santa Messa delle 8. Tutti siamo invitati.

ATTIVITÀ SOCIALI

Ma in questi anni, Medjugorje non è stata l’unica attività perché ho accolto l’invito del mio parroco, don Pietro Bertoni a non pregare soltanto, ma a impegnarmi anche nel “sociale”.
Così da tempo faccio par della Protezione Civile, dell’Onlust nel comune per l’assistenza degli anziani e per diversi anni ho collaborato come catechista in Parrocchia. Faccio anche parte del consiglio pastorale di Rizzolo

Grazie al parroco e ai parrocchiani di Qualso  e Vergnacco che avevano messo a disposizione la vecchia canonica, la sala parrocchiale e l’asilo di Vergnacco per sei anni abbiamo potuto ospitare i pellegrini provenienti dai paesi dell’Est e diretti a Roma. Offrivamo loro vitto ed alloggio gratuito e molti soldi andarono anche le riparazioni meccaniche dei pullman rotti.

Da 26 anni frequentiamo con amici la casa di riposo di Tricesimo e tutti lunedì dalle 16,30 alle 17,30, preghiamo il Rosario ed altre preghiere per il conforto spirituale degli anziani ospiti.
Da sei anni tutti i venerdì dalle 15 alle 18 siamo impegnati anche con le case di riposo di Cividale e Campeglio. In quest’ultimo perseverano Renato e Ines.

Con diversi amici, in particolare con la nostra Mariute (Pasian di Prato), solitamente si porta in omaggio un pensiero con dei dolciumi nei ricoveri e nella casa dei sacerdoti in pensioni (Casa del Clero).

Ho portato i messaggi di Medjugorje anche in quattro carceri: Belluno, Udine, Marina di Massa e Asinara (prima della sua chiusura), grazie al parroco di Stintino. Là proiettavo ai detenuti un filmato sui fatti di Medjugorje.

Se un parroco mi invita, vado volentieri a proiettare filmati ed a testimoniare le mie esperienze di Medjugorje, naturalmente a titolo completamente gratuito. Così ho portato le mie testimonianze in Svizzera ad AArau, a Livorno. a Marina di Massa ed in tantissime parrocchie in tutto il Friuli Venezia Giulia e nel vicino Veneto.

Con altri amici abbiamo raccolto in diverse parrocchie del Friuli per i profughi della guerra dei Balcani, tonnellate di viveri. In quattro anni ne abbiamo consegnato oltre 25 camion con rimorchio diretti in diverse località della ex Jugoslavia, grazie alle credenziali della Caritas della diocesi di Udine, forniteci dal direttore don Zanello e con il sostegno economico di molte persone ed in particolare del Cenacolo di Preghiera di Rizzolo. Pensate che il trasporto di ogni camion costava oltre 4,5 milioni di vecchie lire.
Alla fine della guerra abbiamo contribuito alla ricostruzione di una chiesa nelle vicinanze di Sebenico il cui parroco era il cugino del cardinale Vinko Puljic.

Per quattro anni ho collaborato con Radio Maria collegando diverse parrocchie durante l’ora di Spiritualità. Fino agli 90 circa ho collaborato una volta alla settimana in più radio locali portando l’Esperienza di Medjugorje meditando il Santo Ros
ario assieme ad altri collaboratori ed al mio amico Enzo D’Amato che tutt’ora ogni lunedì continua in pregh
iera a portare il messaggio della gospa su Radio Mortegliano alle 17,30 (18.00)

Parlando sempre dei frutti di Medjugorje, ricordo, infine, l’attività presso la missione di Bimbò, presso Bangui nella Repubblica Centrafricana e a Munkamba, in Congo, con il responsabile missionario padre Jean Claude.

Accompagnato da mio fratello Luciano e da altri volontari, ogni anno per un periodo da 1 a 2 mesi, ci siamo prodigati nella Missione, la cui scuola è oggi frequentata da oltre 1200 bambini. Abbiamo attivato serbatoi per l’acqua potabile, costruito servizi igienici, attrezzato la mensa e la cucina di “spolert”, realizzato rivestimenti di piastrelle e tinteggiato l’ospedale, dove, fra qualche mese, andrà una equipe di 11 medici volontari per 2 mesi a prestare la propria opera presso quelle popolazioni.
In 4 anni abbiamo spedito 5 container da 27 tonnellate ognuno, con ogni genere di attrezzature e materiali. Tenuto conto che la spedizione di ogni container costa più di 13.000 euro, lo sforzo economico di tanti amici è veramente notevole.

CONCLUSIONE

Raccontando queste nostre esperienze di vita, frutto delle Apparizioni della Madonna a Medjugorje, siamo arrivati al 2012.
Posso dire che abbiamo fatto molte rinunce (crociere, vacanze e divertimenti) ma onestamente devo ammettere che non ci manca niente.
Ho anche ricevuto il titolo di Cavaliere della Repubblica che mi ha dato una sincera soddisfazione (grazie al mio amico Salvatore di Trieste)
Ringrazio il Signore che in tutti questi anni, per la scelta che abbiamo fatto Giuliana ed io, non siamo mai stati rimproverati dalle nostre tre figlie
 che, anzi, hanno sempre condiviso e testimoniato con noi i messaggi della Madonna.

Uniti nella preghiera
Sergio Sbuelz